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Geopolitica delle terre rare. Cosa sono e perché sono così importanti?

Geopolitica delle terre rare. Cosa sono e perché sono così importanti?

K metro 0 – Stoccolma – Il sottosuolo di Svezia ci ha appena  riservato  una grande sorpresa: il più vasto  giacimento di terre rare d’Europa.  Sino ad oggi il Vecchio Continente  era completamente privo di questi elementi rari. Il giacimento di “Per Geijer” (nel nord della Svezia),   col suo  milione di tonnellate di ossidi di

K metro 0 – Stoccolma – Il sottosuolo di Svezia ci ha appena  riservato  una grande sorpresa: il più vasto  giacimento di terre rare d’Europa.  Sino ad oggi il Vecchio Continente  era completamente privo di questi elementi rari.

Il giacimento di “Per Geijer” (nel nord della Svezia),   col suo  milione di tonnellate di ossidi di terre rare, potrebbe coprire gran parte della domanda di questi preziosi minerali in Europa. Anche se il loro sfruttamento richiederà tempi lunghi.

Le terre rare (REE, Rare Earth Elements) sono   essenziali per una serie di tecnologie chiave. Vengono utilizzate in veicoli elettrici, turbine eoliche, telefoni cellulari e chip per computer. Scarseggiano e sono in cima alla classifica delle risorse critiche.

Includono metalli come neodimio, disprosio e praseodimio (si tratta più precisamente di un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica di Mendeleev).  

A causa della transizione energetica e della crescente mobilità elettrica, la domanda di terre rare aumenterà di cinque volte entro il 2030, stando alle  stime della Commissione europea.

L’Ue dipende per oltre il 90% dalle forniture di terre rare dalla Cina, che ha i più grandi depositi conosciuti al mondo.

La lotta per le materie prime rare, necessarie per le tecnologie e la vita di tutti i giorni, si fa così sempre più feroce.

Ma di raro queste terre hanno solo il nome. Le loro riserve si trovano, in realtà, in tutto il mondo, anche se  sono molto più diffuse in Cina, Russia e Brasile.

Nonostante il nome possa far pensare ad elementi “poco comuni”, sono in realtà – come ha spiegato bene Andrea Moccia (nel suo libro Un tesoro al Piano Terra, Cairo editore, 2021) –  piuttosto diffuse in natura. Persino quelle meno abbondanti, il tulio e il lutezio, sono circa 200 volte più comuni dell’oro (ha calcolato  l’USGS, l’Ufficio Geologico degli Stati Uniti).

Il nome quindi non è legato al fatto che ce ne sono poche in senso assoluto, quanto al fatto che è difficile trovarle in alte concentrazioni all’interno di un giacimento, rendendo quindi il processo estrattivo costoso e complesso.

Le terre rare beneficiano principalmente i settori dell’elettronica e della tecnologia, della produzione industriale – da quella petrolchimica a quella del vetro, bellica e aerospaziale – così come le energie rinnovabili e persino la medicina. Insomma, le terre rare sono indispensabili per la produzione di oggetti high-tech come i moderni televisori e telefoni, ma anche per le batterie, le terapie antitumorali e i sistemi laser e radar.

Secondo un report del governo Canadese, in ambito industriale vengono usate principalmente in questi settori: 38% magneti permanenti; 23% cracking petrolifero; 13% industria del vetro; 9% leghe per le batterie;ì 8% metallurgia; 5% industria ceramica; 7% altro.

Insieme all’oro e all’argento (ottimi conduttori, perfetti per i dispositivi elettronici), al palladio (alla base di armature ad alta tecnologia) all’osmio (usato nell’industria chimica) rientrano  nei cosiddetti “metalli tecnologici”.

Senza terre rare un paese difficilmente può sperare di competere a livello tecnologico, energetico e militare. Nel 2013 l’Ue aveva inserito questi elementi nell’elenco dei “materiali grezzi critici per la strategia”.

Purtroppo le terre rare non si trovano mai, in natura, in forma “pura” come i cosiddetti metalli nativi (oro e argento per es.) ma sempre all’interno di altri minerali, mescolati con altri elementi. Secondo un report dell’Ufficio Geologico degli Stati Uniti (del 2017) sono stati ad oggi identificati  245 minerali contenenti terre rare.

Il giacimento primario di REE più importante al mondo è quello di Mountain Pass negli USA. Per diversi anni questo giacimento, in California, è stato il più importante al mondo, superato poi, in termini produttivi, da quello di Bayan Obo, in Cina: un giacimento di ferro dal quale si ricavano come sottoprodotto grandi quantità di terre rare.

Nonostante le terre rare siano abbastanza diffuse, non per questo sono “comode” da estrarre: sono infatti poco concentrate. Le riserve mondiali sono stimate tra 120 e 150 milioni di tonnellate e si trovano principalmente in Cina, Russia, Stati Uniti, Australia, Brasile, India, Malesia, Tailandia, Vietnam, Canada e Sudafrica.

La Cina possiede il 37% delle riserve mondiali di REE; seguono il Brasile e il Vietnam, entrambi al 18%, la Russia (al 15%), mentre il restante 12% si trova sparso in altri paesi.

Ma nella corsa alle terre rare entrano continuamente nuove presenze nel mercato: uno dei giacimenti scoperti più di recente appartiene al Giappone. E’ stato identificato nel 2013 sul fondale dell’Oceano Pacifico, vicino all’isola di Minami Torishima. Contiene 1,2 milioni di tonnellate di ossido di terre rare. Secondo le stime pubblicate da alcuni studiosi giapponesi sulla rivista “Nature”, l’area più ricca di questo giacimento sottomarino potrebbe soddisfare decine di anni di domanda globale. A  un costo, tuttavia, molto superiore rispetto alle normali estrazioni.

Nella prima metà del Novecento la maggior parte delle terre rare proveniva da siti di estrazione indiani e brasiliani. Negli anni Cinquanta il primo produttore mondiale divenne il Sudafrica, superato  poi dagli USA.

Ma negli anni Novanta, la Cina, grazie a costi di produzione bassi e investimenti pubblici in infrastrutture e tecnologia, aveva già iniziato a raggiungere livelli in grado di soddisfare la domanda globale a un prezzo molto più basso. E negli anni Duemila, aveva quasi il completo dominio della produzione di terre rare.

Un dominio conquistato anche per la mancanza di scrupoli nell’estrazione di questi elementi, che ha un grande impatto ambientale. Fra gli effetti peggiori che si riscontrano nelle fasi di estrazione e raffinamento: la perdita di biodiversità, l’inquinamento idrico, l’erosione del suolo e la formazione di pozzi di assorbimento.

La lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare produce circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici (e in alcuni casi radiottivi). Ecco perché è di fondamentale importanza il riciclo di rifiuti RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), senza la necessità di nuove estrazioni dal suolo.

Per far fronte a un eventuale blocco cinese delle esportazioni di questi minerali fondamentali il governo degli Stati Uniti sta cercando alternative, che però  non sono molte: il Vietnam potrebbe essere una soluzione, visti i legami sempre più stretti con Washington, ma il mercato più interessante dal punto di vista politico è rappresentato dall’Australia, che ha riserve stimate pari a 3,2 milioni di tonnellate: circa il 3% di quelle globali.

Fonte: AFP, Reuters, dpa, ZDF, AP

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