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Spagna, elezioni: i socialisti primo partito, con soglia di parlamentari ben lontana dalla maggioranza

Spagna, elezioni: i socialisti primo partito, con soglia di parlamentari ben lontana dalla maggioranza

K metro 0/Jobsnews – Madrid – Il Partito Socialista di Pedro Sanchez vince le elezioni spagnole ma si ferma a una soglia di parlamentari ben lontana dalla maggioranza. Al secondo posto, in crescita, il Partito Popolare ma il vero exploit, purtroppo, è quello previsto dell’estrema destra di Vox che si impone come terza forza politica

K metro 0/Jobsnews – Madrid – Il Partito Socialista di Pedro Sanchez vince le elezioni spagnole ma si ferma a una soglia di parlamentari ben lontana dalla maggioranza. Al secondo posto, in crescita, il Partito Popolare ma il vero exploit, purtroppo, è quello previsto dell’estrema destra di Vox che si impone come terza forza politica della Spagna raddoppiando la rappresentanza parlamentare. Male Podemos, ancora peggio Ciudadanos. Questo in sintesi l’esito delle quarte elezioni iberiche in altrettanti anni. Un risultato che lascia inevitabilmente spazio a scenari di coalizione. Con quasi il 100% dei voti scrutinati il Psoe è a 120 seggi (28%), un risultato pressoché identico ai 123 ottenuti lo scorso aprile. Secondo si piazza il Partito Popolare, in crescita a 87 (20.8%) e terzo Vox a 52 (15.11%). Al quarto posto c’è Unidas Podemos con 35 (12.8%) mentre Ciudadanos si fermerebbe addirittura a 10 (6.8%). Tutti i partiti sono quindi lontani dai 176 richiesti per avere la maggioranza. Nonostante una lieve flessione rispetto ad aprile scorso, che però aveva segnato il record negli anni della democrazia, buona comunque l’affluenza al voto pari quasi al 70% dei votanti.

Non è quindi bastato al premier socialista Pedro Sanchez fare appello ai 37 milioni di elettori per avere un mandato chiaro che potesse mettere fine all’instabilità politica che dal 2015 affligge il Paese.Al centro della campagna elettorale è stata la Catalogna, dopo le violente proteste di metà ottobre, seguite alle condanne a lunghe pene carcerarie a nove leader indipendentisti per la spinta separatista del 2017. L’estrema destra di Vox ha capitalizzato i timori degli spagnoli promettendo di “usare maniere forti”, per voce del leader Santiago Abascal che ha parlato di rendere illegali i partiti secessionisti, di sospendere l’autonomia della Catalogna e di arrestare il presidente indipendentista catalano, Quim Torra. Sanchez ha chiesto agli elettori di votare per arginare “lo spirito del franchismo” incarnato da Vox, criticando anche la destra per non aver esitato ad allearsi al movimento di ultradestra per controllare l’Andalusia, zona più popolosa di Spagna, la regione di Madrid, la più ricca, e il municipio della capitale.

La Spagna ha bisogno di un governo progressista, per tenere testa al franchismo, all’estremismo e ai radicali”, ha martellato Sanchez in campagna elettorale. In ballo in questa elezione c’era anche l’ipotesi di alleanza tra socialisti e Podemos, dopo il fallimento dei negoziati l’estate scorsa. Sanchez non nasconde di preferire governare in minoranza piuttosto di tentare il dialogo con lo schieramento di Pablo Iglesias. Parla anche Pablo Iglesias, in particolare della “necessità storica” di una coalizione di sinistra per fermare l’ultradestra. E con un messaggio a Sanchez ribadisce quel “tendiamo la mano al partito socialista” ripetuto ai seggi nella giornata elettorale. Resta da capire in cosa si traduca nella sostanza. Ovvero se questo intento sia sufficiente a superare le rigidità che hanno impedito il dialogo a sinistra. Prezzo altissimo poi quello pagato da Ciudadanos, stasera praticamente con le ossa rotte. Eppure, sei mesi fa il suo leader Albert Rivera si autoproclamava alla guida dell’opposizione. Poi l’eccessiva durezza mostrata sul dossier catalano gli ha tolto potere negoziale e i muri alzati bloccando ogni tentativo di dialogo hanno spaventato l’elettorato più moderato. E allora da quel bacino forse qualcuno ha risalito la corrente fino a tornare a votare Pp, visto che dopo il tonfo storico di aprile i popolari hanno recuperato, senza tuttavia arrivare ai 100 seggi in cui sperava Pablo Casado per poter contare in un faccia a faccia con Sanchez. Ora i popolari potrebbero astenersi in aula sulla fiducia ad un governo Psoe, lasciando che Sanchez governi, per fargli opposizione e ricostruire in attesa del prossimo voto.

Sfumerebbe invece lo scenario – ipotesi abbastanza azzardata già alla vigilia – di una coalizione di destra-ultradestra (Pp, Vox, Ciudadanos). Ma che la Spagna, dopo una così prolungata instabilità, si trovi davanti ad un bivio politico sembra un fatto acclarato, qualsiasi cosa succeda da domani e chiunque entri (o resti) alla Moncloa: dalle urne l’unica cosa chiara che sembra emergere è la necessità di una riflessione sullo stato del sistema politico del paese e soprattutto sull’efficacia della sua legge elettorale.

di Beppe Pisa

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