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Europa, il Weekend è ormai un appuntamento fisso per i manifestanti. I motivi sono molteplici

Europa, il Weekend è ormai un appuntamento fisso per i manifestanti. I motivi sono molteplici

K metro 0 – Un fine settimana rovente in Europa: le strade delle principali capitali del continente sono state invase da migliaia di persone in protesta. Il weekend è diventato un vero e proprio appuntamento fisso della settimana per protestare, l’impatto mediatico è sicuramente maggiore. Soprattutto in questa settimana, visto che si sono concentrate negli

K metro 0 – Un fine settimana rovente in Europa: le strade delle principali capitali del continente sono state invase da migliaia di persone in protesta. Il weekend è diventato un vero e proprio appuntamento fisso della settimana per protestare, l’impatto mediatico è sicuramente maggiore. Soprattutto in questa settimana, visto che si sono concentrate negli stessi giorni svariate proteste in Spagna, in Germania, in Francia, in Inghilterra, in Bielorussia, in Serbia e in Ucraina. I motivi sono stati molteplici ma la partecipazione è stata alta in tutte le manifestazioni.

A Barcellona centinaia di persone hanno protestato per contrastare l’avanzata del partito di estrema destra Vox in Spagna, in vista delle elezioni nazionali del prossimo mese. I manifestanti si sono riuniti al grido di: “Fermiamo Vox, per un mondo libero dal razzismo e dal fascismo”. Sui cartelloni si legge inoltre “Non ci sono troppi immigrati ma troppi razzisti!”. Erano anni che in Spagna non si vedeva un partito di estrema destra così forte come Vox. Il partito ha aumentato il proprio seguito vincendo le elezioni regionali del sud del Paese a dicembre. Per la data del 28 aprile è previsto un raduno dei sostenitori a Barcellona per spingere il partito nella conquista di seggi in parlamento.

In Germania, decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade delle principali città per protestare contro le riforme dell’Unione europea riguardanti il copyright. Secondo i protestanti questi provvedimenti porteranno ad una preoccupante forma di censura online. A Monaco circa 40mila persone hanno protestato al motto di “salva il tuo internet”. Altre manifestazioni si sono tenute a Colonia, Amburgo, Hannover e Berlino. La parte più controversa dell’intera manovra è la richiesta avanzata a compagnie come Youtube e Facebook di prendersi la responsabilità per i contenuti protetti da copyright postati sulle loro piattaforme.

In Francia, è andata in scena l’ennesima protesta dei Gilet Gialli. Dopo l’ondata di atti violenti della scorsa settimana, l’ultima manifestazione si è svolta in un contesto mediamente tranquillo. Le forze di polizia hanno risposto bene, sopratutto dopo essere state criticate per la poca efficienza nelle scorse settimane Il movimento ha convogliato nelle strade di Parigi ancora più persone rispetto ad altre occasioni ma l’organizzazione delle misure di sicurezza ha retto al meglio.

Weekend di protesta anche a Londra, dove una folla di manifestanti contrari alla Brexit ha invaso il centro città. La richiesta è quella di proporre un nuovo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. La “People’s Vote March” è partita da Park Lane e da alcuni altri punti strategici per convergere davanti il parlamento, dove verranno decise le sorti del Paese nelle prossime settimane.

A venti anni dall’intervento della NATO per fermare l’offensiva serba in Kosovo, a Belgrado sono state commemorate le vittime di quella che viene definita un’aggressione. Il Kosovo, secondo l’opinione pubblica, stava raggiungendo la liberazione nazionale. Sostenitori della destra estrema serba hanno bruciato la bandiera della NATO e dell’Unione europea, condannando il lungo bombardamento che ha portato alla fine dell’egemonia del Paese sul territorio, considerato il cuore storico della nazione.

Circa duemila oppositori del governo autoritario in Bielorussia hanno marciato nella capitale, a Minsk. La marcia è andata in scena nel 101esimo anniversario dalla formazione della Repubblica Popolare Bielorussa, un tentativo di formare uno stato indipendente all’interno del caos della Prima guerra mondiale. Un anno dopo la sua fondazione, nel 1919, i suoi territori erano già stati conquistati dalle forze sovietiche e polacche. L’anniversario è diventato ormai un appuntamento di rito per le proteste nei confronti del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che nel suo lungo mandato (25 anni) ha preso varie misure restrittive contro le forze politiche d’opposizione e sui media. Alcune manifestazioni si sono svolte anche nella città di Brest e a Grodno.

A Kiev, in Ucraina, circa cinquemila dimostranti nazionalisti sono scesi in piazza per chiedere un’ondata di arresti a seguito dello scandalo riguardante i casi di corruzione nell’industria militare. Quella di domenica è stata l’ultima di varie proteste tenutesi nelle scorse settimane. Un’investigazione giornalistica aveva rivelato a febbraio che alcune figure vicine al presidente ucraino Petro Poroshenko e ad alcune industrie da lui controllate erano coinvolte in un giro di appropriazione indebita. La faccenda è diventata una dei temi più discussi nel Paese in vista delle elezioni presidenziali del 31 marzo.

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