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Spagna, pieno riconoscimento del diritto di voto per gli affetti da disabilità intellettiva

Spagna, pieno riconoscimento del diritto di voto per gli affetti da disabilità intellettiva

K metro 0 – Madrid – Alle elezioni del prossimo 28 aprile, in Spagna, anche le persone con la sindrome di Down o altre disabilità intellettive potranno votare liberamente senza bisogno di autorizzazione del giudice. Ciò sarà possibile grazie a una modifica della legge organica del regime elettorale spagnolo (LOREG), approvata dal Senato a novembre scorso.

K metro 0 – Madrid – Alle elezioni del prossimo 28 aprile, in Spagna, anche le persone con la sindrome di Down o altre disabilità intellettive potranno votare liberamente senza bisogno di autorizzazione del giudice. Ciò sarà possibile grazie a una modifica della legge organica del regime elettorale spagnolo (LOREG), approvata dal Senato a novembre scorso.

Il diritto di voto per le persone disabili non è una novità in Europa, tuttavia sempre più Paesi si trovano a dover affrontare sfide per semplificare l’esercizio di questo diritto. Infatti, sono ancora molti gli ostacoli tecnici e giuridici che impediscono una fluida affluenza alle urne dei cittadini disabili in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, nonostante l’attuale quadro giuridico internazionale per la protezione dei diritti delle persone con disabilità. Tra le barriere tecniche vi sono, ad esempio, seggi elettorali non attrezzati, o anche campagne elettorali e informazioni non accessibili ai non vedenti o non udenti; mentre tra le barriere giuridiche abbiamo la perdita automatica del diritto di voto a seguito della privazione della capacità legale o della nomina di un tutore.

In questo contesto, il Comitato economico e sociale europeo (CESE), voce della società civile in Europa, nella sua ultima audizione si è concentrato sull’affluenza degli elettori disabili alle urne. Il risultato, purtroppo, a pochi mesi dalle elezioni europee, non è stato dei più incoraggianti. “Le persone con disabilità non sono trattate come elettori uguali agli altri, e ancora meno come candidati uguali agli altri. Ne abbiamo un’esperienza diretta”, ha dichiarato Gunta Anča, membro lettone del CESE e portatrice di disabilità.

Con particolare riferimento alla Spagna, sono quasi 100.000 i cittadini con disabilità intellettiva, malattia mentale o decadimento cognitivo a cui, fino all’anno scorso, non era permesso votare ed essere votati senza autorizzazione del giudice. Questo è quanto è successo, ad esempio, nel 2017a Barcellona a Clara Hervás, che, dopo esser stata sottoposta dal giudice ad una serie di domande sull’attualità politica, è stata giudicata incapace di partecipare alle elezioni. Ad un altro cittadino, invece, come racconta Alejandro Moledo dell’EDF, Forum europeo sulla disabilità, è stato chiesto di rispondere a domande del tipo “qual è la velocità della luce”.

Per dare voce a questa categoria di cittadini il CERMI, il Comitato spagnolo dei rappresentanti delle persone con disabilità, da anni cerca di portare avanti la battaglia per il pieno riconoscimento dei loro diritti. A novembre scorso, ha ottenuto la sua prima vittoria al Senato: dalla fine del 2018 il giudice non è più tenuto a giudicare la capacità cognitiva dell’elettore disabile. Tutto è stato reso più facile, in realtà, dalla tenacia di una famiglia galiziana: che ha portato innanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo il caso della figlia, con sindrome di Down, alla quale era stata negata la partecipazione alle elezioni.

È proprio a Madrid, infatti, che, nel 2017, oltre cinquecento persone si sono riunite avanti alla Corte Costituzionale per manifestare dopo che a una giovane donna era stato negato il diritto di voto. Questa iniziativa, organizzata da Plena Inclusión, organizzazione spagnola per la difesa dei diritti delle persone disabili, a cui aderiscono circa 900 persone, è stata il punto di partenza per la richiesta di modifica della legge elettorale in vigore in Spagna, e della realizzazione di supporti adeguati atto a consentire alle persone con disabilità intellettiva di essere informate e poter così votare consapevolmente.

Tra le prime file della manifestazione di Madrid era presente anche l’AIPD, l’Associazione Italiana Persone Down. L’Italia può vantare, infatti, di essere tra i pochi Paesi dell’Unione Europea che ammettono il diritto di voto per chiunque: sono attivi diversi progetti nazionali e internazionali per il sostegno della partecipazione attiva e consapevole delle persone con sindrome di Down.

Secondo il senatore Nemesio de Lara, del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), il testo che è stato votato al Senato “non è dei migliori, ma neanche dei peggiori”; mentre ha sottolineato che “tutti i gruppi politici dovrebbero essere orgogliosi di ciò che è stato raggiunto”. Come ricorda, inoltre, la senatrice Marta Pascal, del Partito Democratico Europeo Catalano, questa è sempre stata “una questione in sospeso per la Spagna, da quando nel 2008 ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”. Questione che, secondo la portavoce del popolo basco Nerea Ahedo, “deve essere portata avanti e servire da impulso per lavorare sulla strada che resta ancora da fare”.

Accanto all’Olanda, l’Italia, la Croazia, la Lettonia, la Svezia, il Regno Unito e l’Austria, ora, la Spagna è l’ottavo paese dell’Unione Europea che decide di non limitare il voto a causa della disabilità. Insomma, nonostante i tumulti e i problemi che stanno investendo questo Paese, le elezioni del prossimo 28 aprile hanno già conquistato un punto importante: l’uguaglianza di tutti i cittadini anche in campo elettorale.

 

di Mara Di Fuccia

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