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Guterres:”Il mondo è messo a dura prova”. Gli Stati Uniti e Israele lasciano l’UNESCO

Guterres:”Il mondo è messo a dura prova”. Gli Stati Uniti e Israele lasciano l’UNESCO

K metro 0 – New York – Un augurio per un nuovo anno ‘fortunato, prospero e Tranquillo è arrivato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha anche invitato i cittadini e le cittadine del mondo ad impegnarsi nel 2019 a difendere la dignità umana e a costruire insieme un avvenire migliore. Guterres

K metro 0 – New York – Un augurio per un nuovo anno ‘fortunato, prospero e Tranquillo è arrivato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha anche invitato i cittadini e le cittadine del mondo ad impegnarsi nel 2019 a difendere la dignità umana e a costruire insieme un avvenire migliore. Guterres ha ricordato: “L’anno scorso, in questa stessa occasione io avevo lanciato l’allerta rosso per alcuni danni che avevo elencato. Gli stessi persistono ancora. Per molti tra noi il periodo che viviamo è di profonda angoscia e il mondo è messo a dura prova: i cambiamenti climatici persistono, le divisioni geopolitiche si accentuano rendendo i conflitti più difficili a risolversi. Siamo arrivati al record di persone che migrano in cerca di sicurezza e protezione”.

Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha chiesto recentemente una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dichiarando: “Perché la composizione del Consiglio non è più adeguata ai tempi. Io credo che i rapporti di potere nel mondo dovrebbero essere rappresentati in modo decisamente migliore. Anche se sarà difficile, non ci stancheremo di rimettere il tema all’ordine del giorno. Si è parlato troppo a lungo di riforma senza che si arrivasse a qualcosa. Per questo stiamo concentrando i nostri sforzi insieme a Giappone e Brasile per un posto permanente al Consiglio”. Dal prossimo gennaio la Germania occuperà per due anni un seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Infatti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha eletto, Belgio, Germania, Indonesia, Repubblica Dominicana e Sud Africa, membri non-permanenti del Consiglio di Sicurezza per il prossimo biennio, con decorrenza a partire dal 1° gennaio 2019, in sostituzione dei membri non-permanenti, Bolivia, Etiopia, Kazakistan, Svezia e Paesi Bassi, il cui mandato è terminato il 31 dicembre 2018.

Per essere eletti membri del Consiglio di Sicurezza, i paesi candidati devono ottenere una maggioranza di due terzi dei voti espressi dai rappresentanti degli Stati membri presenti e aventi diritto di voto in seno all’Assemblea Generale, che a sua volta è composta da 192 membri. I seggi sono distribuiti sulla base di raggruppamenti geografici.

I cinque paesi eletti recentemente si aggiungeranno agli attuali membri non-permanenti del Consiglio: Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale, Perù, Kuwait e Polonia, il cui mandato terminerà il 31 dicembre 2019. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono invece Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è formato da 15 Paesi membri di cui 10 non permanenti che per metà vengono rinnovati ogni anno. I Paesi membri non permanenti restano in carica per due anni.

Le elezioni più lunghe della storia del Consiglio di Sicurezza si svolsero nel 1979, quando dopo ben 155 ballottaggi tra il 26 ottobre ed il 7 gennaio, Colombia e Cuba si ritirarono ed il Messico fu eletto membro non-permanente. La proposta della Germania porterebbe ad otto il numero dei membri permanenti. Se così fosse, i membri permanenti rappresenterebbero la maggioranza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (8 su 15), a meno che non venga aumentato a venti il numero dei membri che formano il Consiglio di Sicurezza, cioè 8 permanenti e 12 non permanenti.

Intanto, con riferimento all’Unesco, la decisione annunciata nell’ottobre del 2017, da ieri è effettiva: Stati Uniti e Israele hanno lasciato l’UNESCO’, organizzazione delle Nazioni Unite con quasi 200 membri preposta a promuovere pace e sicurezza attraverso la collaborazione scientifica, culturale e nell’educazione.

Washington si è riservato lo status di osservatore, ma non pagherà più i contributi. Alla base di questa posizione ci sarebbero state le risoluzioni dell’Unesco, considerate antisraeliane, che avevano condannato Israele per gli insediamenti nei territori occupati in Cisgiordania. Dal 2011, quando la Palestina divenne membro a pieno titolo dell’organizzazione Onu, gli Stati Uniti avevano smesso di finanziarla.

Nel corso del 2018, gli Stati Uniti sono usciti nuovamente dal Consiglio dei Diritti Umani che era già stato boicottato durante l’amministrazione di George W. Bush, rimanendone fuori per tre anni. Durante l’amministrazione di Obama, gli Stati Uniti erano tornati a farne parte.

Washington avrebbe potuto anche scegliere di stare all’interno dell’organizzazione come osservatore non votante, invece ha deciso definitivamente di rimanere fuori dall’organo che ha sede a Ginevra e di cui fanno parte solo 47 nazioni.

La decisione degli Stati Uniti è stata annunciata martedì 19 giugno 2018 dall’ambasciatrice americana all’Onu Nikki Haley e dal segretario di stato Mike Pompeo in segno di protesta dell’amministrazione Trump per l’atteggiamento dell’Onu nei confronti di Israele. L’ambasciatrice statunitense all’Onu ha detto: “Quando questo organo approva più di 70 risoluzioni contro Israele, un Paese con una forte posizione sui diritti umani, e solo sette risoluzioni contro l’Iran, che invece ha una pessima reputazione in materia, sai che qualcosa è profondamente sbagliato”. La Haley ha accusato l’istituzione di essere ‘un protettore dei molestatori dei diritti umani e un pozzo nero di pregiudizi politici’. L’atto è stato un altro segno evidente della volontà del presidente Trump di distruggere, soprattutto in politica estera, tutto ciò che il suo predecessori Barack Obama aveva costruito. Lo confermerebbero l’uscita dall’accordo sul clima di Parigi e l’abbandono di quello sul nucleare iraniano.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, avrebbe preferito che gli Stati Uniti rimanessero nel Consiglio per i diritti umani, come ha riferito dal portavoce del Palazzo di Vetro, sottolineando che l’architettura delle Nazioni Unite sui diritti umani svolge un ruolo molto importante nella loro promozione e protezione in tutto il mondo.

I diritti umani sono una parte importante anche nella Carta Costituzionale degli Usa. Ma il presidente Trump starebbe ignorando quasi completamente questo aspetto. Lo confermerebbero anche le attuali tensioni alla frontiera con il Messico.

di Salvatore Rondello

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