K metro 0 – Sarajevo – Le azioni dell’ex presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, “non sono episodi isolati, ma parte di una strategia politica a lungo termine pianificata in anticipo”. Lo afferma l’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, nel suo ultimo rapporto semestrale che presenterà al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo
K metro 0 – Sarajevo – Le azioni dell’ex presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, “non sono episodi isolati, ma parte di una strategia politica a lungo termine pianificata in anticipo”. Lo afferma l’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, nel suo ultimo rapporto semestrale che presenterà al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo la stampa locale.
Il documento analizza gli eventi tra aprile e ottobre, caratterizzati da una crisi politica causata dalle azioni di Dodik. Schmidt sottolinea che, nonostante i timori di un’escalation verso una crisi di sicurezza, la situazione è rimasta “nell’ambito delle tensioni politiche”, grazie all’incremento delle truppe Eufor, definito di “fondamentale importanza”. Secondo il rapporto, le decisioni della Corte costituzionale e della Commissione elettorale centrale, che hanno annullato leggi della Repubblica Srpska e sanzionato Dodik, hanno inviato “un chiaro messaggio”: gli attacchi alla Costituzione e alle leggi bosniache hanno conseguenze legali concrete. Schmidt osserva che la coalizione statale è di fatto crollata, il Parlamento è “quasi paralizzato” e il Consiglio dei ministri “non ha ottenuto i risultati attesi”. Lo riporta Nova.
La volontà dell’Snsd di Dodik di partecipare alle elezioni anticipate per la presidenza della Repubblica Srpska e di adottare un Programma di riforme potrebbe indicare un tentativo di uscire dall’isolamento politico, ma gli sviluppi “devono essere monitorati attentamente”. L’Alto rappresentante avverte che le istituzioni internazionali in Bosnia-Erzegovina devono restare operative, poiché rappresentano “una garanzia di pace e stabilità in un Paese vulnerabile e soggetto a pressioni geopolitiche”.
Sulla questione dei beni statali, Schmidt sottolinea che il divieto di alienazione imposto dalla Corte costituzionale crea “incertezza giuridica e difficoltà economiche”, soprattutto nella Federazione di Bosnia-Erzegovina, dove le conseguenze del divieto sono maggiori rispetto alla Repubblica Srpska, dove le decisioni della Corte vengono spesso violate. Schmidt evidenzia la necessità di allentare il divieto per permettere alle autorità rispettose della legge di avviare progetti di sviluppo, citando l’iniziativa ufficiale del premier della Federazione, Nermin Niksic, per modificare la decisione e favorire progetti infrastrutturali di interesse pubblico.













