K metro 0 – Madrid – La prostituzione in Spagna continua a vivere in un limbo giuridico. Non è proibita, ma lo sono invece lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, cioè i due reati che la sostengono. Una contraddizione che lascia scoperte migliaia di donne, per lo più straniere, finite nelle mani di
K metro 0 – Madrid – La prostituzione in Spagna continua a vivere in un limbo giuridico. Non è proibita, ma lo sono invece lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, cioè i due reati che la sostengono. Una contraddizione che lascia scoperte migliaia di donne, per lo più straniere, finite nelle mani di reti criminali che approfittano della loro fragilità e della mancanza di regole chiare.
L’estate scorsa ha offerto una fotografia drammatica. In sole due settimane, la polizia ha liberato centinaia di donne in diverse operazioni. A Cadice e Murcia, molte latinoamericane erano state attirate con false promesse di lavoro e costrette a prostituirsi in club fatiscenti. A Valencia, 162 sudamericane vivevano stipate in locali camuffati da centri massaggi, controllate da telecamere e con appena due ore di libertà al giorno. A Gandía, comune della provincia di Valencia, un’altra rete le obbligava a consumare droga con i clienti e a lavorare senza sosta per saldare debiti imposti dagli stessi sfruttatori. Tre casi che rivelano un modello che si ripete da nord a sud, tra club, appartamenti e case affittate a rotazione. Ne riferisce Rtve.es.
Secondo i dati del Centro di Intelligence contro il Terrorismo e la Criminalità Organizzata (CITCO), nel 2024 sono state identificate quasi 8.000 persone mentre esercitavano la prostituzione in Spagna. Si tratta di numeri in crescita rispetto al 2020, quando la pandemia aveva fatto crollare i controlli a 3.800, ma ancora inferiori alle oltre 10.000 registrazioni del 2017. Queste cifre provengono da 1.700 ispezioni condotte nei bordelli e nei club: in media cinque persone scoperte per ogni controllo.
Un dato che mostra soltanto una parte del fenomeno. Gran parte della prostituzione si è infatti spostata in appartamenti privati e turistici, facilmente sostituibili e pubblicizzati su Internet, complicando sia le indagini della polizia che il lavoro delle associazioni che cercano di offrire aiuto.
I paesi di origine
La maggioranza delle donne individuate nel 2024 era straniera. Oltre il 60% proveniva dall’America Latina, pari a circa 4.500 casi. La Colombia è in testa con quasi 2.000 persone, un numero triplicato rispetto al 2017. Seguono il Venezuela e il Paraguay (circa 700 ciascuno), il Brasile (600) e la Repubblica Dominicana (500).
Tra le europee, spiccano le spagnole (1.300) e le rumene (900). Ma la presenza rumena è molto ridotta rispetto al passato: nel 2017 erano più di 3.500. In misura minore compaiono la Cina (200 casi), il Marocco (130) e la Nigeria (40). Non mancano le situazioni con doppia nazionalità, che complicano ulteriormente la raccolta dei dati.
Le regioni più colpite
Castilla y León è la comunità con il tasso più alto: quasi 39 persone identificate ogni 100.000 abitanti, più del doppio della media nazionale (16). Seguono l’Estremadura e le Baleari, entrambe sopra quota 30.
In termini assoluti, il primato spetta però alle regioni più popolate. L’Andalusia guida la classifica con 1.800 casi, seguita proprio da Castilla y León (930) e dalla Comunità Valenciana (830). Madrid supera le 700 unità, dopo essere scesa sotto le 200 nel 2020 e avere poi quadruplicato i numeri negli ultimi quattro anni.
Vittime di tratta e sfruttamento
Nei dati del CITCO, non tutte le persone identificate sono considerate vittime. Per esserlo occorre che vi siano indizi di reclutamento da parte di una rete o di sfruttamento accertato. Nel 2024 sono state riconosciute 256 vittime di tratta a fini sessuali e 376 di sfruttamento.
Il picco massimo risale al 2019, con quasi 300 vittime di tratta e 650 di sfruttamento. Il profilo più frequente è quello di donne straniere tra i 23 e i 27 anni, spesso irregolari e arrivate con false promesse di lavoro. Ma si registrano anche casi di uomini (14) e di minori (16, quasi tutte ragazze).
Gli arresti
Lo scorso anno sono stati effettuati 300 arresti per tratta e 225 per sfruttamento sessuale. Nel primo caso, il profilo prevalente è quello di uomini spagnoli tra i 28 e i 37 anni. Nel secondo, invece, dal 2023 oltre la metà degli arrestati sono donne, soprattutto spagnole con più di 50 anni. Le altre nazionalità più ricorrenti sono la colombiana, la venezuelana e la paraguaiana.
La risposta politica
Lo scandalo del caso Ábalos ha riacceso il dibattito politico. Il governo ha rimesso sul tavolo il progetto di legge abolizionista che prevede sanzioni per i clienti, pene più severe per i protettori e la cancellazione della prostituzione dalla classificazione delle attività economiche ufficiali (CNAE).
Un percorso ancora incerto, mentre la realtà continua a muoversi ai margini della legalità: club periferici, appartamenti che cambiano indirizzo di settimana in settimana e una presenza sempre più forte sul web.
Una certezza però rimane: i dati ufficiali raccontano solo la superficie. Decine di migliaia di donne restano invisibili.
di Sandro Doria