Gaza, occupazione: Il bluff di Netanyahu per rinviare la caduta del governo

Gaza, occupazione: Il bluff di Netanyahu per rinviare la caduta del governo

K metro 0 – Tel Aviv – Nonostante le vaghe dichiarazioni del Primo Ministro glocalista Benjamin Netanyahu, l’esercito israeliano non ha ancora completato il piano tattico di battaglia. Non c’è stata alcuna conferma pubblica sulla durata della cosiddetta “occupazione” della città di Gaza, né su quando inizierà, né su come si differenzierà dalla temporanea sbandierata

K metro 0 – Tel Aviv – Nonostante le vaghe dichiarazioni del Primo Ministro glocalista Benjamin Netanyahu, l’esercito israeliano non ha ancora completato il piano tattico di battaglia. Non c’è stata alcuna conferma pubblica sulla durata della cosiddetta “occupazione” della città di Gaza, né su quando inizierà, né su come si differenzierà dalla temporanea sbandierata conquista di Gaza City da parte di Israele nei primi mesi della guerra, nel 2023.

Non riuscendo più ad escogitare nuove operazioni militari in tutto il Medio Oriente il Primo Ministro israeliano, il glocalista Netanyahu, dopo una maratona notturna di dieci ore di defaticanti discussioni tutt’altro che amichevoli nel proprio Gabinetto di governo, si era inventato il bluff dell’”occupazione” di Gaza per tentare di rinviare la caduta del suo traballante governo, e soprattutto i processi penali a suo carico almeno fino al 7 ottobre 2025, anniversario della più grande tragedia nella storia di Israele della quale ostinatamente rifiuta ogni responsabilità.

I militari temono che la data che Netanyahu ha fissato come termine ultimo per la partenza dei civili da Gaza City venga sfruttata per scopi politici, anche se la scadenza potrebbe servire come pausa per realizzare un accordo sugli ostaggi.

Guadagnandosi ben due mesi di tempo prezioso  – dopo essersi assicurato che non il suo governo  cadesse prima del recesso estivo della Knesset, il Parlamento monocamerale israeliano – , nel proprio comunicato stampa ufficiale in inglese pubblicato su Twitter-X Netanyahu non ha avuto neppure il coraggio di  utilizzare la parola tabù “Occupazione”, che invece da giorni andava strombazzando su tutti i media del mondo, limitandosi ad annunciare che l’esercito israeliano si sarebbe preparato a prendere il controllo sulla città di Gaza senza definire scadenze, anzi affrettandosi a confermare nella stessa frase l’impegno a fornire assistenza umanitaria alla popolazione civile a Gaza, che dopo la fine della guerra sarebbe affidata a una nuova autorità.

I militari israeliani hanno esplicitamente espresso le proprie riserve, e lo stesso Netanyahu è stato costretto ad ammettere di non essere riuscito a convincere neppure la totalità del proprio Gabinetto a rigettare le obiezioni dell’esercito.

Il Capo di Stato Maggiore israeliano Zamir è stato l’oppositore più convinto nella riunione del Gabinetto di governo, mettendo in guardia dalle conseguenze umanitarie e operative dello sfollamento di circa un milione di abitanti di Gaza e dal potenziale pericolo per gli ostaggi, suggerendo sarcasticamente ai ministri di escludere il ritorno degli ostaggi dagli obiettivi della guerra. Agli avvertimenti militari si aggiungono le preoccupazioni da parte delle famiglie degli ostaggi sul pericolo per coloro ancora in prigionia, ormai da quasi 700 giorni, lanciando l’idea di uno sciopero generalizzato contro il proprio governo per Domenica 17 agosto.

Per Zamir un’eventuale occupazione avrebbe gravemente logorato le forze israeliane, citando l’esaurimento delle truppe e la pressione sulle forze di riserva, avvertendo che l’esercito potrebbe ritrovarsi a dover governare milioni di palestinesi.

In una recente valutazione sulla sicurezza Zamir aveva sottolineato l’obbligo dell’esercito di presentare il proprio giudizio professionale in modo indipendente senza timore, in modo professionale e responsabile, dopo una rara conversazione con il presidente israeliano Isaac Herzog, che ha sostenuto il suo diritto ad esprimere raccomandazioni strategiche anche quando differiscono dalla leadership politica.

L’unico che aveva insistito durante la discussione nel Gabinetto per ascoltare la posizione di Zamir era stato Aryeh Deri, il leader del partito ultra ortodosso sefardita Shas (che rappresenta prevalentemente ebrei osservanti dai paesi arabi), che aveva partecipato nonostante non fosse un ministro, essendosi dimesso dal governo di recente a causa di controversie sulla coscrizione degli studenti delle yeshiva, le scuole ultra ortodosse. Lo stesso Ministro degli esteri israeliano Sa’ar aveva sostenuto una strategia di logoramento parallelamente ai negoziati, invece dell’idea di Netanyahu per invadere tutta Gaza.

Nel frattempo, i mediatori di Egitto e Qatar stanno formulando un nuovo accordo-quadro per il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, il ridispiegamento delle IDF, ed il congelamento dell’ala militare di Hamas – che avrebbe accettato di discutere la smilitarizzazione della Striscia e l’esilio di alcuni dei propri leader – durante una fase provvisoria per negoziare la fine della guerra a Gaza, in un contesto di crescente pressione internazionale.

L’Arabia Saudita aveva condannato qualsiasi tentativo israeliano di prendere il controllo di Gaza, denunciando le responsabilità israeliane per la fame e le pratiche brutali contro il fraterno popolo palestinese, mentre il Presidente vestfaliano francese Macron ha proposto una missione di stabilizzazione su mandato delle Nazioni Unite per mettere in sicurezza la Striscia di Gaza, e proteggere la popolazione civile e sostenere un nuovo governo palestinese, dopo aver disarmato e demilitarizzato Hamas.

 

di Enrico Molinaro

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