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I francesi non si fidano dei media

K metro 0 – Parigi – “Pas confiance”: non ci fidiamo. Diffidano, i francesi, dei media. Di ciò che dicono sui grandi temi d’attualità. Uno scetticismo diffuso fra il 57% dei cittadini interpellati da “La Croix”.  Il dato, macroscopico, è emerso  da  un sondaggio dello   storico quotidiano  d’ispirazione cattolica, che ogni anno pubblica i risultati 

K metro 0 – Parigi – “Pas confiance”: non ci fidiamo. Diffidano, i francesi, dei media. Di ciò che dicono sui grandi temi d’attualità. Uno scetticismo diffuso fra il 57% dei cittadini interpellati da “La Croix”.  Il dato, macroscopico, è emerso  da  un sondaggio dello   storico quotidiano  d’ispirazione cattolica, che ogni anno pubblica i risultati  dell’indagine affidata all’istituto demoscopico Kantar.   

L’ultima edizione, la 37esima, del barometro “La Croix”-Kantar è stata pubblicata mercoledì in occasione del festival Médias en Seine, co-organizzato da franceinfo.

Rispetto al 2022, la sfiducia nei media in Francia, già molto alta, è cresciuta di tre punti percentuali.

Il sondaggio è stato condotto tra il 6 e l’11 ottobre, subito dopo l’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre e il conseguente conflitto nella Striscia di Gaza, su un campione nazionale di 1.500 persone rappresentative dell’intera popolazione, di età pari o superiore a 18 anni. Le interviste sono state effettuate online.

Il 59% degli intervistati ritiene che i giornalisti non siano indipendenti “dalle pressioni dei partiti politici e del potere”, e il 56% pensa che non sappiano resistere “alle pressioni del denaro”. Da qui la convinzione di gran parte dei francesi, di   trovarsi spesso di fronte a notizie false o informazioni che distorcono la realtà. Quasi la metà (49%) dichiara che si informa più volte alla settimana sui social network, il 36% in televisione e il 24% alla radio. Inoltre, il 53%, nel complesso, chiede più regolamentazione e controllo sui social network, ma si osserva una grande disparità a seconda della fascia di età. Lo richiede il 26% dei 18-24enni, contro il 72% dei 65enni e più.

Tuttavia, il 67% degli intervistati si fida dei telegiornali per “scoprire cosa succede nell’attualità”, il 61% della stampa regionale e il 60% dei giornali radio. Il mezzo più utilizzato, resta la TV, vista dal 69% degli intervistati almeno una volta al giorno. Al secondo posto c’è Internet, con il 62%, dieci punti in più rispetto a gennaio 2023.

Interesse per l’attualità

Il 75% degli intervistati segue le notizie con “grande interesse” (15 punti in più rispetto al 2022). Il 23% le segue con “scarso interesse”. Il 51% prova invece un senso di stanchezza o di  rifiuto dall’informazione e dall’attualità. Per varie ragioni, tra cui l’impressione che i media parlino sempre degli stessi argomenti (48%), la sensazione di ansia o di impotenza (38%) o ancora la mancanza di fiducia in ciò che dicono i media (27%).

La sensazione di stanchezza

Per quanto riguarda il trattamento mediatico di alcuni argomenti di attualità, il 50% degli intervistati ritiene che i media abbiano “parlato troppo” delle rivolte seguite alla morte di Nahel Merzouk (un ragazzo franco-algerino di 17 anni, ucciso da un poliziotto a Nanterre, poco fuori Parigi, il 27 giugno scorso mentre era alla guida di un’auto) destando grande indignazione in tutto il paese. E il 41% della guerra in Ucraina. Più della metà degli intervistati (55%) ritiene invece  che i media non abbiano sufficientemente coperto le difficoltà dei servizi pubblici, così come il dibattito sul fine vita (53%).

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