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Nuovi leader palestinesi ed israeliani, unica speranza per i due Stati futuri

Nuovi leader palestinesi ed israeliani, unica speranza per i due Stati futuri

K metro 0 – Roma – Immagini terrificanti ci inibiscono una lucida analisi degli eventi. Ciascuna guerra può aprire la strada, dopo profonde sofferenze, ad un riallineamento radicale che può portare a una pace duratura, come dimostra l’esempio della collaborazione franco-tedesca. Superare temporaneamente il nostro oceano di emozioni profonde, prendendo distanza temporanea da eventi così

K metro 0 – Roma – Immagini terrificanti ci inibiscono una lucida analisi degli eventi. Ciascuna guerra può aprire la strada, dopo profonde sofferenze, ad un riallineamento radicale che può portare a una pace duratura, come dimostra l’esempio della collaborazione franco-tedesca. Superare temporaneamente il nostro oceano di emozioni profonde, prendendo distanza temporanea da eventi così drammatici, è la condizione preliminare per evitare il loro tragico ripetersi.

Le recenti immagini e notizie da Israele e Gaza inondano gli occhi e le menti del mondo. Anche chi non segue la politica estera discute i dettagli di terribili sofferenze inflitte a centinaia di bambini, donne, anziani, cercando una spiegazione logica, o esprimendo rammarico, lutto, ed empatia umana.

Ancor più che in occasione della precedente guerra esplosa a Gaza il 10 maggio 2021, oggi è estremamente difficile elaborare analisi accurate su interessi in campo e strategie a lungo termine, al fine di prevedere scenari futuri.

In queste circostanze straordinarie le funzioni del nostro cervello destro emotivo prevalgono su quello sinistro razionale. Gli esseri umani, in quanto mammiferi placentati, hanno sviluppato questa reazione filogenetica istintiva, che purtroppo gli strateghi del terrore sanno manipolare.

Una nuova chiave di lettura per un’analisi equilibrata del conflitto israelo-palestinese

Una nuova prospettiva scientifica può offrirci un metodo radicalmente innovativo di interpretare la realtà politica che ci circonda, permettendoci di vedere gli eventi sotto una luce diversa ed imparziale, in un contesto geopolitico più ampio.

Le relazioni internazionali rappresentano l’orizzonte ideale dove studiosi, giornalisti o politici hanno sempre voluto esercitare capacità di previsione e di profezia. Nessuno può prevedere nel dettaglio il futuro, ma una corretta analisi può farci comprendere le tendenze generali di un pianeta estremamente interconnesso.

Una comprensione dei due modelli di identità collettiva in competizione – la prospettiva glocalista abramitica rispetto a quella dello Stato frontaliero vestfaliano, corrispondenti alle loro due rispettive élite – ci consente di prevedere le loro tendenze cicliche nelle relazioni internazionali:

  • Modello dello Stato frontaliero vestfaliano:  simbolicamente correlato alla cosiddetta Pace di Vestfalia(1648), che concluse la Guerra dei Trent’anni, che aveva trascinato l’Europa in interminabili conflitti religiosi.

Identità collettiva: si sviluppa attraverso la presunta originalità inconscia delle frontiere statali per le comunità etnico-linguistiche composte da cittadini appartenenti a un unico paese, entro confini definiti.

Ultimo picco ciclico: la caduta del Muro di Berlino nel 1989.

Leader: il defunto primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, il leader palestinese Marwan Bargouti, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

  • Modello transfrontaliero glocalista: sviluppato storicamente dopo il Medioevo nel contesto politico-culturale degli imperi britannico e olandese.

Identità collettiva: comunità virtuali percepiscono la propria posizione nel mondo alla luce di valori astratti sovra-nazionali (o intra-nazionali) secondo confini ideologici, economici, teologici o spirituali, che oltrepassano quelli fisici dello Stato, e sfidano le rispettive cittadinanze.

Ultimo picco ciclico: gli attacchi terroristici negli Stati Uniti dell’11.9.2001.

Leader: il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu, il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas), l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Gli interessi in gioco e la differenza con la precedente guerra di Gaza

Hamas è il gruppo militante islamico che governa la Striscia di Gaza negli ultimi 16 anni. Come per il conflitto precedente iniziato il 10 maggio 2021, anche gli ultimi tragici attacchi di Hamas hanno risvegliato Israele e il mondo sul rischio di avere Netanyahu al potere, con la differenza significativa che stavolta il nuovo leader palestinese Marwan Bargouti sostituirà Abu Mazen:

Tempistica: per una serie di straordinarie circostanze, il Medio Oriente avrà l’opportunità di un profondo cambiamento strategico, nonostante difficoltà e sfide sul cammino.

Prospettiva: l’esito finale della guerra in corso influenzerà direttamente la nuova coalizione parlamentare israeliana che sostituirà Netanyahu e il suo attuale governo.

Consapevolezza: Barghouti era consapevole delle questioni strategiche a lungo termine in gioco, ed ha coordinato coi suoi compagni palestinesi nelle carceri israeliane gli obiettivi strategici comuni di lungo termine.

Natura degli eventi: la cruenta operazione Alluvione Al-Aqsa di Hamas prende il nome dal conflitto  sui Luoghi Santi  di Gerusalemme, ma in realtà non è ispirata da motivazioni religiose, bensì territoriali laiche. 

Arabi israeliani: qualunque coalizione emergerà dopo la guerra di Gaza (o dalle nuove eleziondidel Parlamento israeliano), conterà sul sostegno almeno indiretto degli arabi israeliani.

La leadership vincente di Biden

Su quale scala, con quanta potenza di fuoco, per quanto tempo, e con quali obiettivi il governo Netanyahu inizierà la cosiddetta incursione di terra, soprattutto alla luce dei 222 ostaggi israeliani ancora a Gaza?

Questo Tweet di Biden del 22 ottobre 2023 ci offre delle risposte: “Israele ha il diritto di difendersi.  Dobbiamo assicurarci che abbiano ciò di cui hanno bisogno per proteggere la loro gente, oggi e sempre. Allo stesso tempo, il Primo Ministro Netanyahu ed io abbiamo discusso di come Israele debba operare secondo le leggi di guerra.  Ciò significa proteggere i civili in combattimento nel miglior modo possibile. Non possiamo ignorare l’umanità dei palestinesi innocenti che vogliono solo vivere in pace.  Ecco perché ho ottenuto un accordo per la prima spedizione di assistenza umanitaria per i civili palestinesi a Gaza. E non possiamo rinunciare a una soluzione a due Stati.”

Qualsiasi tentativo di comprendere la situazione parte da una panoramica del contesto geopolitico generale, ed in particolare dall’enorme impatto dell’amministrazione americana Biden, che consentirà una via d’uscita strategica coerente, con nuovi leader palestinesi e israeliani.

di Enrico Molinaro, Ph.D.

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