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Spagna, l’apicoltura in agonia per la siccità

Spagna, l’apicoltura in agonia per la siccità

K metro 0 – Madrid – Per fare l’ape, ci vuole il polline. Per fare il polline ci vuole il fiore. Per fare il fiore ci vuole la pioggia. Senza pioggia non ci sono fiori. E senza polline non ci sono api: insetti che diventano uno dei principali indicatori di salute degli ecosistemi in cui

K metro 0 – Madrid – Per fare l’ape, ci vuole il polline. Per fare il polline ci vuole il fiore. Per fare il fiore ci vuole la pioggia. Senza pioggia non ci sono fiori. E senza polline non ci sono api: insetti che diventano uno dei principali indicatori di salute degli ecosistemi in cui vivono.  

Le cose d’ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare, diceva  la famosa canzone (“Ci vuole un fiore”) di Sergio Endrigo. Il miele è il segreto delle api. Per il fatto di presentarsi come un cibo già pronto, ha osservato Lévi-Strauss (Du miel aux cendres, Paris, 1966) è al di qua della cucina ed esprime tutto il potere di seduzione della natura.

E’ dunque tempo di guardare e di ascoltare la natura con più attenzione. Milioni di alveari e la loro capacità di impollinazione sono a rischio. La siccità sta colpendo in pieno un’attività che gioca un ruolo fondamentale nelle colture e nella biodiversità.  

Il declino dell’apicoltura, da anni, è un ulteriore effetto dell’avanzare della crisi climatica. E la mancanza di pioggia, sempre più comune, è diventata un’ulteriore minaccia per questo settore in Spagna, che sta attraversando il suo momento più difficile, avverte Samuel A. Pilar, della RTVE (la Radio TV pubblica spagnola). 

Un ambiente naturale senza impollinatori è un habitat malato, irrimediabilmente condannato alla sterilità.

Le minacce che incombono sulle api

In Europa esistono circa 2.000 specie selvatiche di api mellifere, di cui quasi il 10% minacciate e il 40% in declino. Numerosi studi scientifici attestano che il numero di impollinatori è diminuito sensibilmente in tutto il mondo e che questa tendenza sta accelerando anche in Spagna, con minacce come il parassita varroa, la vespa asiatica, il gruccione (un uccello mangiapi) o i pesticidi utilizzati in agricoltura, a cui ora si aggiungono i sempre più frequenti episodi di caldo estremo e la mancanza di precipitazioni.

“Faccio apicoltura da 25 anni, e non ricordo un anno come questo. Nemmeno il 1995 o il 2005, che sono stati particolarmente secchi”, lamenta l’allevatore Pedro Loscertales, costretto a investire  i soldi che non ha “per mantenere gli alveari perché non sono in grado di produrre miele o polline per sopravvivere da soli”.

Ma l’apicoltura spagnola deve vedersela anche con la concorrenza implacabile del miele di altri paesi,  Cina in testa, che ha prezzi abissalmente più bassi. Così, nonostante la scarsa produzione nel 2022, per la siccità, con un calo in alcuni casi del 70%, il miele di origine spagnola viene ancora stoccato a tonnellate nei magazzini.

Le normative europee, inoltre,  consentono di miscelare il miele mantenendo l’indicazione di origine in etichetta, per cui se, ad esempio, un miele ha il 51% di prodotto spagnolo, puoi etichettarlo come proveniente dalla Spagna, a prescindere del restante 49%. E un altro venditore può rimescolarlo aggiungendo un nuovo 49%, in un processo che può essere ripetuto più volte.

Apicoltura: la spesa non vale più l’impresa

La Spagna è il principale produttore di miele dell’Unione Europea, con poco più di 30.000 tonnellate raccolte nel 2020. Conta circa 3,1 milioni di alveari, di cui quasi 2,5 milioni appartengono ad apicoltori professionisti. Il resto dell’apicoltura, è in mano a piccoli allevatori, spesso dilettanti.

“L’ape in questo momento è una tasca rotta per l’apicoltore. Per quanto il miele venga venduto, sai che per quell’insetto dovrai mettere dei soldi, in un modo o nell’altro, semplicemente perché sopravviva”, dice Mario F. Navarro, presidente dell’Associazione spagnola degli apicoltori (AEA).

Navarro, non pensa che il miele spagnolo sia in pericolo come prodotto, poiché “è molto apprezzato, all’estero come in Spagna”. Tuttavia, ritiene che a rischio “è il mestiere dell’apicoltore, oltre a milioni di alveari”, con la “enorme capacità di impollinazione” ad essi associata.

La mancanza di aiuti, anche per gli apicoltori non professionisti, sta causando l’abbandono e la morte delle api. Oltre alla mancanza di polline, la siccità rende anche più costose le infrastrutture necessarie, il che rende questa attività ancora più difficile dal punto di vista economico. L’acqua è un elemento fondamentale per l’ape Se manca, bisogna mettere a disposizione taniche e abbeveratoi per gli insetti, e questo aumenta i costi per gli apicoltori.

Dopo un anno estremamente secco come il 2022, seguito da una primavera simile, la produzione di miele, essenzialmente di rosmarino e timo, ha subito perdite del 95%, se non del 100%. Anche in altre regioni della Spagna il raccolto primaverile è in pericolo. Nel sud, ad esempio, nella valle del Guadalquivir, la stagione dell’apicoltura è finita e ora gli alveari devono essere mantenuti in modo che le api non muoiano di fame.

Da luglio gli apicoltori  chiedono un sussidio di 10 euro ad alveare perché le api non muoiano, perché in questi tempi di scarsità i prezzi delle materie prime sono aumentati del 100%, anche se in questo momento quei 10 euro non bastano più.

E “insufficiente” è anche l’aiuto di 5 milioni di euro per il settore annunciato dal ministro Planas  nel pacchetto di aiuti diretti all’ agricoltura e all’allevamento per far fronte agli effetti della siccità.

Ma nonostante le prospettive oscure, c’è chi continuerà ad allevare api al meglio delle sue capacità. Anche se per qualcuno questo sta diventando quasi un hobby. “Perché lo faccio?” Si chiede l’apicoltirce Eva Miquel. “Perché l’apicoltura è vita. Sai che stai impollinando il campo e creando la vita”, afferma con profonda convinzione.

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