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Spagna, cade l’accusa di sedizione contro Puidgemont, il leader indipendentista catalano

K metro 0 – Madrid – Con l’entrata in vigore, oggi, delle  modifiche al codice penale spagnolo, introdotte dal governo Sanchez  e ratificate dal parlamento alla fine del 2022, cade l’accusa di sedizione contro l’ex presidente del governo catalano Carles Puigdemont.  Protagonista del tentativo di indipendenza del 2017, Puidgemont era stato incriminato per sedizione insieme

K metro 0 – Madrid – Con l’entrata in vigore, oggi, delle  modifiche al codice penale spagnolo, introdotte dal governo Sanchez  e ratificate dal parlamento alla fine del 2022, cade l’accusa di sedizione contro l’ex presidente del governo catalano Carles Puigdemont. 

Protagonista del tentativo di indipendenza del 2017, Puidgemont era stato incriminato per sedizione insieme ad altri capi della rivolta catalana. L’abrogazione del reato di sedizione è stata decisa dal giudice della Corte Suprema spagnola Pablo Llarena, come ha rivelato “El Mundo”, un quotidiano di tendenze conservatrici, le cui inchieste hanno tuttavia contribuito in passato alla scoperta di vari scandali.

Puigdemont, che vive in Belgio per sfuggire alla giustizia spagnola, non è più accusato di sedizione, un reato che ha portato all’incarcerazione di altri nove indipendentisti catalani per il tentativo di autodeterminazione della Catalogna nel 2017, che prevedeva lo svolgimento di un referendum (considerato illegale dalla Corte costituzionale) e una dichiarazione unilaterale di indipendenza del parlamento regionale.

La giustizia spagnola, invece, mantiene l’accusa a Carles Puigdemont di disobbedienza e appropriazione indebita (per l’utilizzo di fondi pubblici per organizzare il referendum illegale).

Il nuovo codice penale spagnolo ha abolito il reato di sedizione (che prevedeva pene detentive fino a 15 anni) e ha modificato il reato di peculato (malversazione di denaro pubblico), riducendo tuttavia le pene per i casi in cui i fondi pubblici non siano stati utilizzati per l’arricchimento personale, (come nel caso degli indipendentisti catalani).

Quando furono annunciate e discusse le modifiche del codice penale, il governo spagnolo e diversi giuristi affermarono che con l’abolizione del reato di sedizione, gli indipendentisti sarebbero stati accusati e condannati per il reato di “disordini pubblici aggravati”.  

Ma il giudice della Corte suprema ha ritenuto che questo reato non si applica all’ex presidente catalano. E ha annullato i mandati di cattura nazionali e internazionali emessi nei confronti dei cinque imputati dichiarati contumaci: Puigdemont, ex presidente della Generalitat  catalana, gli ex assessori Antonio Comin, Luis Puig e Clara Pinsati, e la segretaria generale di Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) Marta Rovira.

Ma l’azione penale nei loro confronti per il reato di malversazione di fondi pubblici, secondo il giudice, va mantenuta.   

La giustizia spagnola ha già chiesto a più riprese l’estradizione di Puigdemont. Una richiesta rifiutata da altri paesi europei, proprio a causa del reato di sedizione nella legislazione spagnola, che non esiste più nei codici penali della maggior parte dei paesi europei e la cui formulazione, nel caso della Spagna, è rimasta pressoché invariata dal XIX secolo.

Puigdemont è attualmente un eurodeputato e vive in Belgio, dove è in corso una richiesta di revoca dell’immunità parlamentare di cui gode grazie a questo incarico.

Decine di altri catalani sono accusati di vari reati a causa dei fatti del 2017, in attesa di processo o, come con Puigdemont, in fuga dalla giustizia all’estero.

Coloro che sono già stati processati sono stati condannati alla reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per diversi anni.

Con le modifiche al codice penale, tutti i già condannati o imputati possono vedersi ridotte le pene che sono state loro applicate (o che verranno applicate), consentendo il ritorno alla vita politica in tempi brevi, come candidati  alle prossime elezioni regionali.

Nessuno dei nove processati è già in carcere, perché il governo spagnolo, guidato dal socialista Pedro Sánchez, ha concesso loro la grazia nel 2019.

Privo di una maggioranza assoluta nel parlamento nazionale, Sánchez si è affidato agli indipendentisti catalani (e anche ai baschi, oltre ad altre formazioni minori) per approvare leggi come il bilancio dello Stato.

Quanto alla riforma del codice penale, lo stesso Sánchez ha tuttavia  riconosciuto che si trattava di una riforma “rischiosa”, ma ha aggiunto che era l’unico modo per porre fine alle  tensioni in Catalogna e “degiudizializzare”(attraverso la semplificazione delle procedure)  il conflitto politico.

Sánchez ha sostenuto che per questa via si sono ottenuti buoni risultati. E che, da quando ha assunto la guida del governo nel 2018, l’indipendentismo catalano è diviso,  e c’è un dialogo tra le istituzioni nazionali e regionali, grazie al quale il governo della Catalogna ha cessato di avere un progetto di difesa e di auto-determinazione unilaterale.

La destra, invece, accusa i socialisti (che sono al governo in coalizione con l’“estrema sinistra” di Unidas Podemos) di negoziare con i “delinquenti” le condanne loro inflitte dalla giustizia spagnola solo in cambio della garanzia di rimanere saldi al potere.

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