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Human Rights Watch: “Frontex complice degli abusi sui migranti in Libia”

K metro 0 – Bruxelles – Human Rights Watch – Ong che si occupa dei diritti umani – ha accusato l’agenzia dell’Unione europea per le frontiere e la guardia costiera di essere complice degli abusi sui migranti perpetrati dalla Libia. In seguito a un rapporto d’indagine basato sui dati e pubblicato giovedì scorso dall’organo di

K metro 0 – Bruxelles – Human Rights Watch – Ong che si occupa dei diritti umani – ha accusato l’agenzia dell’Unione europea per le frontiere e la guardia costiera di essere complice degli abusi sui migranti perpetrati dalla Libia. In seguito a un rapporto d’indagine basato sui dati e pubblicato giovedì scorso dall’organo di controllo con sede a New York, si è giunti difatti alla conclusione che l’agenzia, nota come Frontex, utilizza la sua tecnologia di sorveglianza aerea per aiutare le forze libiche a localizzare le imbarcazioni dei migranti – piuttosto che altre organizzazioni di salvataggio o navi mercantili che pattugliano il Mediterraneo.

Secondo quanto scrive Repubblica, grazie ad un’attenta analisi dei dati e varie testimonianze dirette, l’indagine web interattiva “Airborne Complicity: Frontex Aerial Surveillance Enables Abuse” documenta il ruolo che i velivoli impiegati da Frontex – diversi aerei e un drone – svolgono nell’individuare le imbarcazioni dei migranti nel Mediterraneo centrale e la loro successiva intercettazione da parte delle forze libiche. I velivoli, gestiti da società private, trasmettono video e altre informazioni a un centro di situazione nel quartier generale di Frontex a Varsavia, dove vengono prese decisioni operative su quando e chi allertare in merito alla presenza di imbarcazioni di migranti.

I sopravvissuti e coloro che sono catturati dalla guardia costiera libica e riportati nel Paese, affrontano un futuro incerto. Migliaia di migranti hanno subito torture, violenze sessuali ed estorsioni da parte delle guardie nei centri di detenzione in Libia, i quali dovrebbero essere gestiti dalle autorità libiche ad interim, non dai gruppi di miliziani.

E così, Judith Sunderland, direttore associato di Human Rights Watch, dichiara ad Associated Press, che “allertando le autorità libiche in merito alle imbarcazioni che trasportano migranti, e sapendo che questi ultimi saranno riportati indietro per essere sottoposti a un trattamento atroce, Frontex è complice degli abusi”. Una prassi quella di Frontex che data maggio 2021; d’allora avrebbe iniziato a utilizzare i droni per scansionare le coste libiche da una base a Malta.

Eppure la strategia non ha avuto un “impatto significativo” nel ridurre il tasso di mortalità nelle traversate dei migranti nel Mediterraneo, ma ha portato a un aumento del numero di intercettazioni da parte della guardia costiera libica, stando a quanto si legge nel rapporto. L’anno scorso, secondo il Progetto Migranti Scomparsi dell’agenzia delle Nazioni Unite, 2062 persone sono state dichiarate morte o disperse dopo aver tentato di raggiungere l’Europa in barca.

Per arginare il flusso di migranti, dal 2015 l’Ue ha erogato all’amministrazione libica con sede nella capitale Tripoli più di 500 milioni di dollari. I fondi sono destinati a rafforzare il servizio di guardia costiera con navi e attrezzature migliori e a migliorare le condizioni dei migranti nei centri di detenzione.

Tuttavia, la politica è stata pesantemente criticata, in quanto ingenti somme sono finite nelle mani di miliziani e trafficanti, secondo un’indagine dell’AP del 2019. Anche la guardia costiera libica ne ha tratto profitto: i suoi membri hanno spesso consegnato alle milizie i migranti intercettati in mare nell’ambito di accordi finanziari.

Il rapporto di HRW si conclude con la raccomandazione che Frontex, e altri Stati membri dell’Ue, dispieghino le proprie navi nelle stesse aree in cui ora dispiegano i droni, per garantire che i migranti non ricadano nelle mani delle autorità libiche.

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