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Melilla, strage di migranti: conclusa l’inchiesta del Difensore Civico

Melilla, strage di migranti: conclusa l’inchiesta del Difensore Civico

K metro 0 – Madrid – La tragedia del 24 giugno di quest’anno alla frontiera dell’enclave spagnola di Melilla con il Marocco, in cui morirono 23 migranti nel disperato tentativo di entrare in massa in territorio europeo, era già tornata a far discutere in Spagna dopo la trasmissione del documentario della BBC l’1 novembre scorso.

K metro 0 – Madrid – La tragedia del 24 giugno di quest’anno alla frontiera dell’enclave spagnola di Melilla con il Marocco, in cui morirono 23 migranti nel disperato tentativo di entrare in massa in territorio europeo, era già tornata a far discutere in Spagna dopo la trasmissione del documentario della BBC l’1 novembre scorso. Erano migranti provenienti per lo più dal Sudan, dal Sud Sudan e dal Ciad, in fuga da guerre nei loro paesi.

Il programma di Africa Eye della tv britannica aveva smentito la versione ufficiale del ministro dell’interno spagnolo Fernando-Grande Marlaska che negava le responsabilità delle forze dell’ordine spagnole apertamente difese dal governo.

A distanza di pochi giorni dalle rivelazioni della BBC, una conferma arriva ora dalla pronuncia del Defensor del Pueblo, una sorta di difensore civico nominato a giugno dal premier Sanchez che contraddice la versione di Marlaska. E sottolinea che gli agenti della Guardia Civil hanno lanciato di pietre contro i migranti, lasciando senza aiuti chi era riuscito a passare il confine.

I poliziotti marocchini, secondo il Defensor del Pueblo, sono entrati a Melilla e gli agenti spagnoli hanno consegnato loro i migranti perché fossero rimpatriati.

Il testo integrale della relazione  su quanto accaduto lungo il confine tra Melilla e Nador (Marocco), afferma chiaramente che non erano state  rispettate le “garanzie legali, nazionali e internazionali”,  quando 470 persone sono state respinte alla frontiera. 

La commissione d’indagine, guidata dal difensore civico Ángel Gabilondo (peraltro, esponente di spicco del PSOE, il partito socialista del premier Sanchez) sostiene di aver ricevuto le prime spiegazioni dal ministero degli Interni il 20 settembre, un giorno prima che Fernando Grande-Marlaska si presentasse al Congreso (la Camera dei deputati)  per difendere la risposta “ferma, serena e proporzionata” della Guardia Civil.

Ma, dopo aver visionato le immagini riprese dall’elicottero e dal drone della Guardia Civil, Gabilondo non ha creduto  alla versione  secondo cui gli agenti non avevano constatato direttamente la situazione di rischio a cui i migranti sono stati esposti. E  quando sono giunti sul posto non hanno visto né feriti né morti perché le autorità marocchine erano riuscite a impedire ai migranti si saltare oltre la recinzione della frontiera.

Le immagini documentano, invece, secondo il difensore civico, il fatto innegabile che “un numero imprecisato di persone” si era ammassato nell’unico punto in cui l’Europa condivide i confini di terra con l’Africa. E molte erano state schiacciate a uno degli ingressi del posto di frontiera”.

Gli agenti della Guardia Civil avrebbero dovuto essere a conoscenza dei pericoli che si stavano profilando. Inoltre, il lancio di pietre da parte degli agenti spagnoli e marocchini e l’uso di idranti contro i migranti non potevano far altro che aggravare “la situazione di pericolo”.

Gabilondo critica anche il fatto che non gli siano state fornite informazioni sull’intervento dei servizi sanitari e ricorda che nelle immagini si vedono due corpi sulla strada senza che nessuno presti loro  soccorso.

Si vede un’ambulanza ferma “a una certa distanza dai veicoli della Guardia Civil (…) che non interviene in alcun momento”. Né la Spagna né il Marocco prestarono insomma  aiuto medico ai migranti, sotto gli occhi della Guardia Civil.

Fin dall’inizio, Marlaska ha sempre negato che fossero state effettuate “restituzioni a caldo”, ovvero riportando i migranti in Marocco senza le dovute garanzie: non si possono infatti riportare le persone indietro senza permettere loro di fare una richiesta di asilo, se lo desiderano. Ma la Spagna pratica ormai da anni questi respingimenti forzosi nelle sue enclavi africane di Ceuta e soprattutto di Melilla.   

Dalle immagini si vede che alcuni agenti marocchini entrano in territorio spagnolo e che gli agenti spagnoli consegnano loro le persone che erano riuscite ad intercettare, per procedere al loro trasferimento in Marocco.  

La versione del ministro degli Interni, secondo cui gli agenti spagnoli e marocchini hanno operato “in autonomia”, collaborando poi “solo nella fase finale degli eventi”, contrasta, secondo il difensore civico,  con quella sui  fatti del 3 marzo scorso, quando si parlò di “azione delle ‘forze ispano-marocchine'”.

Secondo Gabilondo, un più stretto coordinamento nell’azione delle forze dell’ordine “potrebbe impedire il verificarsi di tragedie come quella” di Melilla del giugno scorso.

Il difensore civico lamenta “l’inesistenza di una procedura che sviluppi la disciplina dei respingimenti alla frontiera”. E invoca  “il necessario coordinamento” tra gli agenti spagnoli e marocchini durante i tentativi di scavalcamento delle recinzioni a Ceuta e Melilla, allo scopo di “bilanciare adeguatamente la difesa dei confini con l’integrità fisica di chi intende entrare irregolarmente in  Spagna”.  Anche con una “maggiore proporzionalità nell’uso dei mezzi di contenimento.

Denuncia, infine, la mancanza di un accesso legale al posto di frontiera di Beni Enzar (Melilla) per i non marocchini  che si trovano in una  situazione irregolare in Marocco.

Fonti del Psoe, intanto, hanno riferito che  continueranno a difendere il ministro degli Interni dopo che l’opposizione ne ha chiesto le dimissioni.

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