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L’arte italiana degli anni ’50-‘70: due mostre allo specchio

L’arte italiana degli anni ’50-‘70: due mostre allo specchio

K metro 0 – Milano e Roma. Anni ’50-‘70. Due capitali dell’arte contemporanea. Terreni di sperimentazione delle avanguardie più innovative. Le opere dei protagonisti di quella stagione sono esposte in due retrospettive, a Roma, alla Galleria Russo (Via Alibert, fino al 12 novembre) e all’Auditorium della Conciliazione (P.zza Pia 1, fino al 20 novembre). Due

K metro 0 – Milano e Roma. Anni ’50-‘70. Due capitali dell’arte contemporanea. Terreni di sperimentazione delle avanguardie più innovative.

Le opere dei protagonisti di quella stagione sono esposte in due retrospettive, a Roma, alla Galleria Russo (Via Alibert, fino al 12 novembre) e all’Auditorium della Conciliazione (P.zza Pia 1, fino al 20 novembre).

Due mostre allo specchio., che ci riportano a un periodo centrale del ‘900, di grande fermento creativo. In risonanza con le tendenze americane o europee del tempo.

Un periodo che Gillo Dorfles cominciava allora a inquadrare nella sua ricognizione delle “Ultime tendenze nell’arte oggi” (Feltrinelli, giugno 1962): informale, action painting, tachisme, spazialismo, scultura materica, pittura del segno e del gesto.

“Oltre” è il titolo della mostra della storica Galleria Russo (curata da Laura Cherubini, con un prezioso catalogo e un utile vademecum per un acquisto sicuro ad uso di acquirenti e collezionisti).

Un titolo che potrebbe valere anche per l’altra esposizione all’Auditorium della conciliazione: “I favolosi anni ’60 e ’70 a Milano” da Manzoni a Baj, da Adami a Rotella e altri (Catalogo Cangemi editore, curatori: Lorenzo e Enrico Lombardi).

“Oltre”, ovvero al di là della pittura e della scultura intese in senso tradizionale. “La pittura italiana – scrive Laura Cherubini – procede per sconfinamenti, oltre lo spazio ritagliato dalla cornice”. Verso un nuovo spazio e nuovi territori, dove l’astrazione si apre all’ambiente e alla vita reale. Con l’uso di materiali della realtà contemporanea o del loro annullamento in una dimensione mentale che culmina nei nuovi esiti concettuali.

Gli artisti esposti alla Galleria Russo – Carla Accardi, Afro, Franco Angeli, Gianfranco Baruchello, Alighiero Boetti, Piero D’Orazio, Tano Festa, Lucio Fontana, Piero Gilardi, Leoncillo, Carlo Lorenzetti, Fabio Mauri, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Antonio Sanfilippo, Mario Schifano, Giulio Turcato – hanno contribuito ala trasformazione radicale dell’opera d’arte nel suo assetto teorico e nella sua natura fisica e allo sviluppo del gusto e della cultura estetica del “pubblico dell’arte contemporanea” (galleristi, fruitori, collezionisti).

Questo vale anche per le opere dei maggiori protagonisti dell’arte a Milano di quegli anni. Una trentina quelle esposte all’Auditorium della Conciliazione, in quattro sezioni:

Arte, Materia e Spazio Verso Lo Zero (Vincenzo Agnetti, Getulio Alviani, Rodolfo Aricò, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Paolo Scheggi, Michele Zaza.
Nouveau Réalisme tra Italia e Francia (Piero Manzoni, Mimmo Rotella, Daniel Spoerri).

Nuclearismo e Astrazioni (Roberto Crippa, Sergio Dangelo, Gianni Dova, Emilio Scanavino.
Nei Mondi della Nuova Comunicazione (Valerio Adami, Enrico Baj, Lucio del Pezzo, Bruno Di Bello, Ugo Nespolo, Fabrizio Plessi, Sergio Sarri, Emilio Tadini).

Artisti milanesi, di origine o di adozione, nati fra il 1930 e il 1939, attivi tra fine anni ’50 e fine dei ’70, che hanno segnato un periodo in cui Milano divenne il fulcro dell’Avanguardia internazionale in cui prendevano forma movimenti e tendenze, dallo Spazialismo all’Arte Nucleare.

Un periodo in cui il sistema dell’arte girava ancora intorno all’artista più che al critico o al mercante di turno. In una Milano che offriva parecchi momenti e punti di incontro, di discussione e di scontro fra pittori, scultori, scrittori e poeti.

Due mostre che danno vita a un dialogo tra Roma e Milano, a uno scambio di sollecitazioni tra i due grandi poli dell’arte in Italia negli anni del boom economico e della rinascita.

Milano, più in sintonia con il contesto artistico europeo (Francia, Belgio, Inghilterra). Mentre gli artisti dell’area romana – Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa, Renato Mambor e altri – apparivano maggiormente in dialogo con la Pop Art americana (forse anche per lo speciale rapporto della Capitale con gli Stati Uniti, alimentato dal boom del cinema che fece di Cinecittà la “Hollywood sul Tevere”).

Ma al di là delle differenze o delle convergenze, lo slancio artistico degli anni ‘50-’70, l’esplorazione di alfabeti prima ignoti alle arti visive, conservano tutto il loro valore e significato. E anche se il contesto storico è profondamente cambiato l’arte italiana degli anni successivi al secondo Dopoguerra, non costituisce soltanto una «risorsa per il mercato» dell’arte. Ma, come scrive Giulio de Martino (Il ritorno all’Oltre”, “About Art Online”, 23/10/2022) rappresenta una «riserva di senso» e di invenzione per gli artisti contemporanei e per i loro nuovi mezzi e linguaggi. Reculer pour mieux sauter, come dicono i francesi…

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