K metro 0 – Madrid – Il Centro Nazionale di Intelligence della Spagna è accusato di grave negligenza per aver permesso a fonti sconosciute di intercettare il telefono del primo ministro Pedro Sánchez con lo spyware israeliano Pegasus. L’agenzia di intelligence, conosciuta con il suo acronimo spagnolo CNI, è anche nel mirino per aver usato
K metro 0 – Madrid – Il Centro Nazionale di Intelligence della Spagna è accusato di grave negligenza per aver permesso a fonti sconosciute di intercettare il telefono del primo ministro Pedro Sánchez con lo spyware israeliano Pegasus.
L’agenzia di intelligence, conosciuta con il suo acronimo spagnolo CNI, è anche nel mirino per aver usato il programma Pegasus per violare i telefoni di oltre 60 separatisti catalani. La direttrice dell’agenzia Paz Esteban López apparirà pertanto oggi davanti a un comitato parlamentare selezionato a porte chiuse, dove potrà rompere il codice di segretezza che proibisce ai membri del governo di rivelare il funzionamento della sua agenzia. Esteban, la prima donna a ricoprire il ruolo di direttore del CNI, parlerà a soli 11 membri del parlamento, che dovranno tutti giurare di non rivelare ciò che gli verrà detto. Il Parlamento spagnolo ha votato per far sedere nella commissione speciale membri dei partiti separatisti catalani e baschi.
I separatisti catalani, che vogliono ritagliare un nuovo Stato per il nord-est della Spagna intorno a Barcellona, sono dunque molto attesi per torchiare Esteban sul presunto uso di spyware da parte del CNI. Hanno accusato direttamente l’agenzia di essere dietro gli hacking venuti alla luce due settimane fa, quando il gruppo per i diritti digitali Citizen Lab, con sede in Canada, ha pubblicato un rapporto che cita l’uso di Pegasus per violare i telefoni di decine di sostenitori dell’indipendenza nella regione nord-orientale della Catalogna in Spagna, compresi politici, avvocati e attivisti.
Il governo spagnolo ha ripetutamente dichiarato che il CNI non può intercettare i telefoni senza previa autorizzazione giudiziaria. Al contempo, ha comunicato che la legge sulla segretezza che protegge tutte le attività del CNI impedisce all’agenzia di confermare se possiede Pegasus, lo spyware venduto dalla società israeliana NSO Group.
“Se Paz Esteban presenta le prove che tre o quattro anni fa c’è stata un’autorizzazione giudiziaria a intercettare i telefoni di circa 60 persone perché sostenevano l’indipendenza (della Catalogna), allora avremo un problema”, ha riferito alla radio Cadena SER Gabriel Rufián, deputato di un partito separatista catalano, prima di partecipare alla commissione. Il governo spagnolo ha comunque promesso che sia il CNI sia il difensore civico della nazione indagheranno sul rapporto pubblicato da Citizen Lab.
“Sono particolarmente orgogliosa dei 3.000 uomini e donne del CNI che rischiano la loro vita per proteggere la nostra pace e sicurezza, e sempre nel rispetto della legge”, ha detto Robles. “Il direttore del CNI è preso di mira da accuse che non hanno alcun fondamento nella realtà”.
Esteban potrà comunque aspettarsi anche domande dai membri dei partiti mainstream che accusano l’agenzia di lasciare che attori stranieri si infiltrino nei telefoni più sensibili del paese. Il CNI, che supervisiona la sicurezza informatica della Spagna, ha scoperto che i telefoni di Sánchez e Robles erano stati violati solo dopo che i dispositivi sono stati sottoposti a scansioni profonde in seguito alle rivelazioni delle violazioni nei telefoni dei catalani. I controlli precedenti non hanno invece trovato alcuna prova degli hacking di maggio e giugno 2021, il governo è stato costretto ad ammettere.
“Il telefono del primo ministro viene controllato regolarmente, ma i protocolli migliorano ogni giorno”, ha detto alla radio Onda Cero la portavoce del governo Isabel Rodríguez. “È chiaro che sono stati commessi degli errori, e stiamo lavorando per migliorare le cose in modo che non si ripetano”. Le intrusioni digitali di telefoni con Pegasus sono state segnalate e denunciate in diversi paesi. Lo stesso presidente francese Emmanuel Macron è stato incluso in una lista di capi di Stato che Amnesty International sospettava fossero presi di mira l’anno scorso. Il Parlamento europeo ha aperto un’indagine sull’uso di Pegasus nell’Unione europea, inizialmente destinata a concentrarsi su Ungheria e Polonia, perché la lista dei catalani presumibilmente hackerati include anche membri dello stesso Parlamento. Amnesty International, che ha denunciato l’uso dello spyware Pegasus in diversi paesi, ha chiesto sempre oggi più trasparenza alla Spagna.