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Gb: Johnson sotto pressione dopo le dimissioni di quattro suoi aiutanti

K metro 0 – Londra – Il primo ministro britannico è al lavoro per ricompattare la sua squadra di governo nella bufera

K metro 0 – Londra – Il primo ministro britannico è al lavoro per ricompattare la sua squadra di governo nella bufera per una serie di scandali che hanno messo in pericolo la posizione del premier. Quattro dei più stretti collaboratori di Boris Johnson si sono dimessi, infatti, giovedì scorso in una giornata molto turbolenta per il suo governo. La premiership di Johnson sta così affrontando una crisi crescente sulla scia dell’ira per una serie di feste ad alto tasso alcolico tenute nel suo ufficio di Downing Street e nella sua residenza durante le restrizioni del coronavirus.

I legislatori infuriati del suo stesso partito conservatore, alcuni dei quali hanno già chiesto le sue dimissioni, premono per un rimpasto a Downing Street se vuole rimanere al potere. Giovedì, infatti, tre dei suoi principali aiutanti – il capo dello staff Dan Rosenfield, il segretario privato principale Martin Reynolds e il direttore delle comunicazioni Jack Doyle – si sono dimessi in quello che alcuni legislatori conservatori dell’MPs hanno definito “l’inizio di un reset un po’ disorganizzato nell’amministrazione di Johnson”.

“Lunedì Boris Johnson ha promesso ai parlamentari un cambiamento, stasera finalmente vediamo che sta iniziando, e accolgo con favore questa rapida azione da parte del premier”, ha twittato il legislatore Stuart Anderson, uno dei numerosi sostenitori di Johnson che ha prontamente usato i social media per sostenere la scossa della piccola rivoluzione interna.

Johnson si è difatti impegnato a cambiare il suo stile nel condurre la leadership dopo che un rapporto dell’alto funzionario Sue Gray sulle riunioni tenute nel suo ufficio e nella sua residenza di Downing Street ha condannato le “gravi mancanze e carenze nella sua leadership”. C’è da precisare che Rosenfield, Reynolds e Doyle erano direttamente collegati alle feste – Reynolds è stato addirittura segnalato per aver inviato una e-mail chiedendo ai partecipanti di “portare propri alcolici”. L’ufficio di Johnson ha chiarito però che Rosenfield e Reynolds rimarranno ai loro posti per il momento.

A questo punto resta da capire se il parziale smantellamento del team di BoJo basterà a risolvere la crisi. Il suo indice di gradimento è difatti crollato, e il suo partito (Conservatore) è sceso ben dietro il Partito Laburista nei sondaggi d’opinione, fra i vari scandali e figuracce accumulate. La polizia sta ancora indagando su dodici delle riunioni durante le restrizioni da Covid, e un rapporto più dettagliato di Gray con rivelazioni ancora più dannose potrebbe presto seguire. Problemi di tenuta politica in corso, fra l’altro, mentre le famiglie britanniche affrontano un’impennata del costo della vita con prezzi dell’energia previsti in grande risalita ad aprile, mentre la Banca d’Inghilterra ha anche aumentato di nuovo i tassi di interesse giovedì.

Johnson, che ha ottenuto una massiccia maggioranza per i conservatori nelle elezioni del 2019, è stato anche condannato questa settimana per aver accusato il leader laburista Keir Starmer di non aver perseguito Jimmy Savile, uno dei peggiori criminali sessuali della Gran Bretagna, durante il suo periodo come direttore delle procure pubbliche (DPP). Ad ogni modo Boris Johnson ha ancora il controllo di Downing Street malgrado le dimissioni dei suoi più stretti aiutanti stando a quanto ribadito dal suo portavoce ufficiale. Johnson ha citato il Re Leone nel tentativo di radunare il personale rimanente, dicendo loro che “il cambiamento è sempre positivo”. Il suo portavoce ha aggiunto che da Downing Street non si aspettano “al momento altre dimissioni nelle prossime ore”

Ma un altro deputato ha presentato una lettera di sfiducia mentre il leader del Regno Unito cerca di difendersi. Su Twitter, Aaron Bell ha scritto che la “violazione della fiducia sul mancato rispetto delle regole ha reso la posizione del premier insostenibile”. Dimissioni in vista? E’ presto per dirlo.

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