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Wirecard: mancano 1.9 miliardi, indagano i pubblici ministeri

Wirecard: mancano 1.9 miliardi, indagano i pubblici ministeri

K metro 0 – Francoforte – È stato arrestato Markus Braun,l’ex amministratore delegato di Wirecard, su mandato della procura di Monaco di Baviera, protagonista dello scandalo che sta coinvolgendo gli ambienti finanziari tedeschi. Secondo quanto riferisce il quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”, l’azienda è stata travolta dallo scandalo scoppiato con la scoperta di un ammanco di bilancio di 1,9

K metro 0 – Francoforte – È stato arrestato Markus Braun,l’ex amministratore delegato di Wirecard, su mandato della procura di Monaco di Baviera, protagonista dello scandalo che sta coinvolgendo gli ambienti finanziari tedeschi. Secondo quanto riferisce il quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”, l’azienda è stata travolta dallo scandalo scoppiato con la scoperta di un ammanco di bilancio di 1,9 miliardi di euro. La magistratura deciderà oggi se confermare l’arresto di Braun, cittadino austriaco con residenza a Vienna. L’ex Ad di Wirecard è accusato di aver manipolato ai bilanci e alle vendite dell’azienda falsificando i dati sulle entrate. L’obiettivo era rendere Wirecard più attraente per gli investitori.

Ieri infatti, le azioni di Wirecard sono partite male, dopo i numeri negativi della scorsa settimana, che hanno visto bruciare altri trenta punti percentuali nelle prime ore di questa mattina.

Prima dell’apertura dei mercati azionari, gli analisti di Moody’s si sono espressi negativamente sull’attuale condizione dell’azienda e hanno deciso di declassarla. Moody’s intanto ha così motivato il suo downgrade, dovuto in particolare alle “irregolarità contabili e le relative implicazioni sulla liquidità e sul profilo finanziario della società a seguito della mancata pubblicazione dei conti consolidati certificati già posticipati per il 2019”.

Il titolo ha risentito delle ultime notizie riguardanti il buco da 1,9 miliardi di euro venutosi a creare nelle casse dell’istituto tedesco, tanto che le azioni di Wirecard sono letteralmente sprofondate a Francoforte. Sotto la lente non sono finiti soltanto gli 1,9 miliardi prima vantati e poi spariti, ma anche il ruolo svolto dalla Bafin (ente di controllo tedesca), che ha sempre difeso l’azienda minacciando azioni legali contro gli speculatori e i semplici giornalisti.

Il ministro delle finanze tedesco, Olaf Scholz, durante una conferenza finanziaria a Francoforte oggi, afferma che gli istituti di vigilanza hanno svolto il loro lavoro su Wirecarde e aggiunge: “1,9 miliardi di euro mancanti dai suoi conti probabilmente non sono mai stati lì. Penso che gli organi di vigilanza abbiano lavorato molto duramente”. Intanto i pubblici ministeri tedeschi indagano su tutti i possibili reati in relazione alla società tedesca di tecnologie e servizi finanziari, operante a livello mondiale.  Alla domanda se stessero allargando la loro indagine alla suddetta società, i pubblici ministeri di Monaco hanno dichiarato di non poter commentare in anticipo nessuna notizia.

Dal canto suo Wirecard ha ammesso che 1,9 miliardi di euro mancanti dai conti “molto probabilmente non esistono”, aggiungendo che è stata nominata la banca di investimento Houlihan Lokey, come sostegno, mentre è in cerca di un accordo con i creditori. Insomma, l’azienda si trova ora in crisi di liquidità dopo aver ammesso di essere stata vittima di frode.

L’azienda le cui azioni sono crollate in Borsa giovedì e venerdì scorso, dopo l’ennesimo rinvio della pubblicazione dei conti 2019, ha anche ritirato il risultato provvisorio 2019 pubblicato a febbraio, il risultato del primo trimestre 2020 e non esclude anche una revisione dei risultati degli anni precedenti.

Si cerca intanto di far luce sui soldi mancanti, che impediscono la pubblicazione dei dati. Ci sono due istituti di credito filippini che sono implicati nella vicenda, BPI e BDO, ma entrambi negano di aver avuto soldi depositati da Wirecard.

Intanto è sceso in campo anche il governatore della Banca Centrale filippina Benjamin Diokno, a confermare la loro tesi e cioè che i documenti di deposito sono falsi. L’amministratore delegato della Banca delle Isole Filippine Cezar Consing ha affermato che era chiaro che un certificato che pretendeva di essere un deposito di Wirecard era falso, ribadendo che nessuna somma di denaro proveniente dalla società di pagamenti tedesca era entrata in banca.

“È chiaro quando ci è stato mostrato il cosiddetto certificato che era falso, ha dichiarato il Consing di BPI a Reuters, aggiungendo che è stato informato al riguardo il 15 giugno quando EY ha chiesto se i certificati fossero reali. Consing ha affermato che la banca ha preso provvedimenti immediati e ha scoperto che un assistente manager molto giovane di BPI aveva firmato il certificato falso. BPI ha quindi avviato un procedimento contro il vicedirettore e ha informato la banca centrale filippina e EY Germania”, ha affermato.

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