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Rassegna europea. Gb, le grane di Johnson. Woody Allen niente più film

Rassegna europea. Gb, le grane di Johnson. Woody Allen niente più film

K metro 0 – Parigi – Meno della metà dei cittadini del Regno Unito si fida del fatto che il governo di Londra fornisca informazioni corrette riguardo alla pandemia di coronavirus. Lo riferisce il quotidiano britannico The Guardian. La fiducia dell’opinione pubblica nel governo britannico in quanto fonte di informazioni credibili riguardo alla pandemia è

K metro 0 – Parigi – Meno della metà dei cittadini del Regno Unito si fida del fatto che il governo di Londra fornisca informazioni corrette riguardo alla pandemia di coronavirus. Lo riferisce il quotidiano britannico The Guardian. La fiducia dell’opinione pubblica nel governo britannico in quanto fonte di informazioni credibili riguardo alla pandemia è crollata nelle ultime settimane. I dati suggeriscono che il governo potrebbe incontrare difficoltà nel mantenere in atto le misure restrittive in seguito alla crisi politica relativa al consigliere del premier Boris Johnson, Dominic Cummings. Il sondaggio è stato condotto durante l’ultima settimana di maggio, includendo quindi le ripercussioni determinate dallo scandalo riguardante gli spostamenti di Cummings durante la quarantena. Intanto, il leader del Partito laburista Keir Starmer ha dichiarato che se il premier britannico Boris Johnson non “ritorna in sé” il Regno Unito rischia una seconda ondata di coronavirus. In un’intervista esclusiva al Guardian, Starmer ha incolpato Johnson per il crollo della fiducia della popolazione in merito alla gestione della crisi di coronavirus da parte del governo. Il leader laburista ha criticato sempre più duramente il premier, affermando che Johnson ha “reso una situazione già difficile dieci volte peggiore”. Secondo Starmer, inoltre, le tempistiche di alcune decisioni relative all’allentamento delle misure restrittive non sono casuali. Le misure sono state introdotte adesso per “cercare di distrarre l’attenzione” dalla crisi politica. “Vogliamo una strategia di uscita. Quello che abbiamo ottenuto sembra essere un’uscita senza una strategia. Vogliamo che la società rinasca, vogliamo vedere un numero maggiore di bambini a scuola, ovviamente la gente vuole vedere le proprie famiglie e vogliamo che le aziende riaprano”, ha chiarificato Starmer. Il leader laburista ha però sottolineato come al momento molti cittadini non credano nella strategia del governo. Secondo Starmer questo è il momento peggiore per una crisi di fiducia pubblica, perché è proprio quando le misure restrittive vengono allentate che i cittadini devono potersi fidare e devono rispettare le linee guida decise da Johnson.

Woody Allen potrebbe smettere per sempre di fare film. O almeno è quello che ha dichiarato lui stesso in un’intervista al Financial Times, rilasciata per l’uscita del suo ultimo film Un giorno di pioggia a New York su varie piattaforme di streaming nel Regno Unito venerdì 5 giugno. La ragione principale è la chiusura delle sale cinematografiche in tutto il mondo: “Non so quante di esse potranno riaprire – dice il regista newyorkese – Le persone ormai pensano: Stare a casa non è poi così male, ceno e poi mi guardo un film sullo schermo del televisore. Ma io non voglio fare film per i piccoli schermi, perciò potrei smettere del tutto di girarli”. E aggiunge: “Ho 84 anni, presto sarò morto. Anche se scrivessi la migliore sceneggiatura del mondo, potrebbe non esserci nessuno a produrla, perciò che incentivo avrei a continuare? Ero solito finire un copione, farlo ricopiare al computer, consegnarlo al mio produttore che avrebbe iniziato a cercare i finanziamenti, formare il cast e quindi girare. L’ho fatto per anni nello stesso modo: un processo molto semplice. Ma in questo momento non funziona più. Dunque, che fare?”. Woody ha già pronto un nuovo film, il 49esimo della sua carriera: s’intitola Rifkin’s Festival, è interpretato tra gli altri da Christoph Waltz e Louis Garrel e si vociferava di una sua presenza al Festival di Cannes di quest’anno (poi anch’esso saltato), ma più probabilmente la première avverrà il prossimo autunno al Festival di San Sebastián, dove è ambientato. Durante il lockdown Allen non ha scritto nulla: “Non ho nessuna ispirazione. Ci sono film o serie che in un attimo riescono a drammatizzare o fare satira su temi come questo. Ma su di me non funziona. Trovo tutto troppo orribile. Non faccio niente per tutto il giorno, aspettando che questo coronavirus passi. Il massimo che posso fare è stare nella mia stanza a studiare un vaccino: ma non illudetevi che riesca a trovarlo”. E sulla musica ha raccontato che un membro della sua band, Eddie Davis, è morto per colpa della pandemia. “Suonavo con Eddie tutti i lunedì sera, e due settimane dopo l’ultima volta lui se n’è andato. Era un uomo meraviglioso, siamo tutti devastati da questa perdita. Chissà se torneremo mai a suonare insieme”.

I drammi industriali in Francia e in Spagna. Circa mille persone hanno manifestato davanti allo stabilimento Renault di Maubeuge, nel dipartimento del Nord nella regione dell’Alta Francia. Lo stabilimento è chiuso ed è tra quelli interessati al piano annunciato dal costruttore automobilistico francese di tagliare 15 mila posti di lavoro in tutto il mondo, tra cui 4.600 nella sola Francia. Il corteo si è riunito nei pressi della fabbrica per raggiungere poi il centro di cittadino Maubeuge, come riporta il quotidiano Le Figaro. Nello stabilimento sono impiegate al momento 2.100 persone. La direzione intende trasferire la produzione dei modelli Kangoo elettrici a Douai a 70 chilometri di distanza. Inoltre, la crisi scatenata dal coronavirus ha provocato in Spagna la scomparsa di oltre 133 mila piccole e medie imprese, circa 50 aziende con oltre 500 dipendenti e la cancellazione di 984 mila contratti a tempo determinato. Lo ha affermato il ministro del Lavoro Yolanda Diaz in un’intervista al quotidiano El Mundo spiegando che l’impatto maggiore delle crisi dovrebbe essere ormai alle spalle ed il governo si aspetta una ripresa dell’economia con l’avvio della stagione estiva. Il turismo sarà uno dei settori strategici con un comparto caratterizzato dal 91 per cento di contratti temporanei e solo il 5,3 per cento a tempo indeterminato a giornata completa che dimostra secondo il ministro “un modello di precarietà altamente flessibile, capace di distruggere massicciamente i posti di lavoro in un breve lasso di tempo”. In merito ai lavoratori che sono stati posti in cassa integrazione straordinaria (Erte) a causa del coronavirus, che scadrà il prossimo 30 giugno, il governo sta studiando con le aziende ed i sindacati formule flessibili per garantire la sopravvivenza delle imprese.

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Joseph Villeroy
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