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Covid-19, operatori sanitari lotta per salvare vite e salvarsi

Covid-19, operatori sanitari lotta per salvare vite e salvarsi

K metro 0 – Madrid – La pandemia del coronavirus non risparmia nessuno, tanti i medici che hanno perso la vita lavorando in prima linea negli ospedali di tutta Europa. I Sacrifici a cui assistiamo oggi è un segnale molto importante per il prezioso lavoro degli operatori sanitari, che stanno rischiando la loro vita con

K metro 0 – Madrid – La pandemia del coronavirus non risparmia nessuno, tanti i medici che hanno perso la vita lavorando in prima linea negli ospedali di tutta Europa. I Sacrifici a cui assistiamo oggi è un segnale molto importante per il prezioso lavoro degli operatori sanitari, che stanno rischiando la loro vita con coraggio, per tutelare la salute di tutti.

In Spagna si registrano quasi 27.000 casi tra gli operatori sanitari e il giornale El Pais scrive di una ventina di morti dall’inizio dell’emergenza. Nel Paese si contano 18.056 morti con coronavirus e un totale di 172.541 casi confermati. Lo ha reso noto Fernando Simón, il responsabile del Centro spagnolo per il coordinamento delle emergenze sanitarie che era risultato positivo ai test per il coronavirus. Simón ha precisato che una grandissima parte degli operatori sanitari che hanno contratto l’infezione sono già tornati al lavoro, ma non ci sono numeri precisi e che in generale il livello di gravità dei casi è inferiore in rapporto al resto della popolazione. Ha aggiunto che ci sono vari fattori che possono spiegare questo dato: l’età media degli operatori sanitari è più bassa e forse per questo si è potuta fare una diagnosi precoce.

In Germania secondo l’Istituto Robert Koch, sarebbero circa 2.300 i medici in malattia o in quarantena, anche se il numero totale potrebbe essere più alto. I casi di infezione tra medici e operatori sanitari sono in aumento, il Paese si trova in difficoltà, tanto che, come riporta il Guardian, alcune associazioni di medici hanno chiesto di sfruttare la risorsa dei migranti. La Sassonia infatti, ha deciso di aprire la collaborazione con i medici siriani, tanto che l’associazione medica statale, che rappresenta circa 25mila camici bianchi, ha rivolto un appello a tutti i medici stranieri residenti nello Stato, anche coloro che attualmente sono sprovvisti di una licenza medica tedesca, per dare una mano nell’affrontare l’epidemia. Circa 400 avrebbero già mostrato interesse.

Nel Regno Unito Downing Street ha reso noto che sono saliti a 20.000 gli operatori del servizio sanitario britannico (Nhs) in prima linea contro il Coronavirus e loro familiari sottoposti finora a test sull’infezione. Un’informazione che arriva dopo le polemiche sui ritardi nei tamponi, soprattutto per medici e infermieri, indicando un aumento della media quotidiana delle persone testate in tutto il Regno Unito oltre quota 14.000. L’obiettivo indicato dal governo è arrivare a 25.000 tamponi al giorno per fine mese e a 75.000 ulteriori test sugli anticorpi, una volta che anche questi saranno disponibili.

Dalla Francia invece, arriva l’appello da parte di gruppi interospedalieri e interurgenze, mediante un comunicato stampa congiunto, i quali hanno reagito all’annuncio del presidente Emmanuel Macron e hanno ricordato in particolare che oggi mancano i mezzi di protezione per gli operatori sanitari e i medicinali necessari per i pazienti. In particolare, chiedono anche un aumento di stipendio, dal momento che loro agiscono senza sosta in prima linea contro un nemico invisibile, mettendo a rischio prima di tutto la propria incolumità.

In prima linea anche in tutta la Regione Asia-Pacifico, migliaia di operatori sanitari stanno rischiando la vita. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Anadolu, almeno 3.505 operatori sanitari nella regione sono risultati positivi, mentre 789 componenti del personale medico si sottopongono a quarantena per 14 giorni dopo sospetta esposizione. Almeno 35 medici sono morti in tutta la regione.

La National Health Commission cinese ha confermato che oltre 3.300 operatori sanitari, a livello nazionale, sono stati infettati e almeno 13 sono morti, tra cui il Dr. Li Wenliang, che ha cercato di avvertire le autorità dell’epidemia mortale, che è esplosa a Wuhan, in Cina, lo scorso dicembre.

In Pakistan quattro medici sono risultati positivi e due sono morti a causa del virus, mentre tre medici e due infermieri sono stati infettati in Bangladesh. In India, sei medici e tre infermieri sono risultati positivi e a più di 15 paramedici, tra cui sei medici, è stato chiesto di mettersi in quarantena. Almeno 15 operatori sanitari, compresi i medici, sono stati infettati in Afghanistan. Intanto nelle Filippine sono deceduti 17 medici e circa 740 membri del personale medico. In Malesia, almeno 80 operatori sanitari sono stati infettati.

Infine, in Italia si aggrava anche oggi il numero di medici morti a causa dell’epidemia di coronavirus. Ad oggi il dato totale è salito a quota 120, il che significa che nelle ultime ore sono deceduti altri quattro camici bianchi. A renderlo noto è la Federazione nazionale degli ordini dei medici, includendo nell’elenco di decessi sia i medici in attività quanto quelli che sono in pensione, ma comunque impegnati nell’emergenza.

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