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Rassegna internazionale. Financial Times: l’Ue perderà l’Italia? E a Wuhan si ha paura

Rassegna internazionale. Financial Times: l’Ue perderà l’Italia? E a Wuhan si ha paura

K metro 0 – Parigi – Il quotidiano britannico Financial Times si chiede se l’Europa non rischi di “perdere l’Italia” a causa della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus. In Italia, uno dei paesi fra i più colpiti da contagio nell’Ue, cresce un sentimento di abbandono rispetto all’atteggiamento degli altri Stati membri, anche fra gli

K metro 0 – Parigi – Il quotidiano britannico Financial Times si chiede se l’Europa non rischi di “perdere l’Italia” a causa della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus. In Italia, uno dei paesi fra i più colpiti da contagio nell’Ue, cresce un sentimento di abbandono rispetto all’atteggiamento degli altri Stati membri, anche fra gli europeisti più convinti. Le attese di una rapida dimostrazione di solidarietà dal resto dell’Ue sono andate disattese, anche se in seguito la Commissione europea ha aumentato la sua assistenza in aiuti finanziari ed equipaggiamenti medici. Ora, sostiene il Financial Times, se i paesi dell’Europa centro-settentrionale non faranno dei passi coraggiosi per sostenere il paese nella crisi, il rischio è che l’Italia “volti per sempre le spalle al progetto europeo”.

“Restate a casa”. A Wuhan, prima città cinese a fare i conti con la Covid-19, l’incubo non è alle spalle. Agli abitanti, riporta l’agenzia ufficiale Xinhua, è stato chiesto di “restare a casa” ed “evitare le uscite non indispensabili”: la città teme una nuova ondata di contagi, una “ripresa dell’epidemia”. Il Guardian cita Wang Zhonglin, capo del Partito comunista a Wuhan, secondo il quale il rischio è grosso, sia a causa di “fattori interni che esterni”, e bisogna insistere sulle misure di controllo e prevenzione. Wuhan, ‘blindata’ dal 23 gennaio, dovrebbe vedere revocate l’8 aprile le restrizioni ai viaggi in uscita dalla città. Nel frattempo sta gradualmente riprendendo il servizio di trasporto pubblico. Dal 28 marzo in 17 stazioni di Wuhan arrivano di nuovo i treni passeggeri, mentre le partenze – anche per Shanghai – dovrebbero riprendere l’8 aprile. Resta “un compito arduo” evitare una nuova ondata di contagi, ritengono le autorità locali, che – riporta la Xinhua – fanno riferimento a nuovi casi dall’esterno, a soggetti asintomatici, a quelli risultati positivi ai test per la Covid-19 dopo essere stati dimessi dagli ospedali e dichiarati guariti.

In Israele l’epidemia di coronavirus ha già fatto registrare oltre 6mila contagi, ma la buona notizia è che potrebbe fornire un’occasione di distensione con la comunità palestinese. Gli ospedali in prima linea nel fronteggiare l’emergenza registrano una forte presenza della comunità araba tra medici, infermieri e personale addetto ai servizi come i custodi, gli addetti alle pulizie e alla manutenzione. In un articolo del quotidiano Haaretz sono illustrati i dati ottenuti dal ministero dell’Interno: in Israele sono di origine palestinese il 17 per cento dei medici, un quarto degli infermieri e addirittura la metà dei farmacisti. La testata conclude che senza di loro il sistema sanitario “crollerebbe”. Il quotidiano francese Le Monde, rilanciando la notizia, si fa portavoce però delle denunce di “attacchi razzisti” di cui sarebbero oggetto i deputati di origine araba alla Knesset: dopo le elezioni del 2 marzo, la Lista unita dei partiti arabi si è affermata come terza forza politica, un risultato che ha spinto il partito Blu e bianco di Benny Gantz a proporre un’alleanza d’opposizione per formare un blocco compatto rispetto alla maggioranza. Da allora, i deputati arabi sono stati accusati dagli avversari di “sostenere il terrorismo” e di essere loro stessi “terroristi in giacca e cravatta”

Proclamato leader del Partito laburista il 4 aprile scorso con il 56 per cento dei voti dei circa 700 mila iscritti e simpatizzanti, Keir Starmer si è già mosso rapidamente per una svolta dopo gli anni dominati dall’ala di estrema sinistra guidata da Jeremy Corbyn. Come riferisce il quotidiano The Times, Starmer ha scelto una delle sue rivali nella corsa alla leadership del Labour, Lisa Nandy come responsabile degli Esteri del “governo ombra” laburista. Allo stesso tempo, Starmer ha lasciato fuori dalla squadra la sua principale concorrente, Rebecca Long-Bailey, considerata “erede” di Corbyn e massima esponente dell’estrema sinistra laburista. Per il resto, il nuovo leader del Labour ha nominato a responsabile dell’Economia Anneliese Dodds, eletta per la prima volta alla Camera dei comuni nel 2017 e stretta collaboratrice del principale alleato di Corbyn, John McDonnell, già cancelliere dello Scacchiere nel precedente “governo ombra” laburista. All’Interno va un esponente della sinistra laburista, Nick Thomas-Symonds.

I giornalisti ungheresi sono preoccupati. Alcuni di loro, parlando al Guardian, affermano che le nuove misure stabilite dal premier Orban, apparentemente per combattere il coronavirus, renderanno più difficile fare informazione obiettiva della pandemia e li lasceranno esposti al rischio di cause, multe e al carcere. Le misure sono state ampiamente criticate per i vasti poteri che consegnano al primo ministro nazionalista, Viktor Orbán. Una parte del disegno di legge prevede pene detentive fino a cinque anni per coloro che diffondono disinformazione e fake news durante la pandemia. I giornalisti del paese affermano che la nuova legge viene già utilizzata per negare loro l’accesso alle informazioni e, a volte, per minacciarli. Un giornalista con sede a Budapest, che ha richiesto l’anonimato data l’attuale situazione nel paese, ha affermato di aver chiamato un ospedale durante il fine settimana per avere conferme di una notizia relativa a un gruppo di medici che avrebbero contratto il coronavirus . “Pochi minuti dopo, il responsabile della comunicazione dell’ospedale mi ha richiamato e mi ha chiesto se ero proprio sicuro che fosse una buona idea domandare cose del genere alla luce delle nuove misure di legge”. Praticamente una minaccia, conclude il giornalista parlando al Guardian.

Con quattro uomini in copertina per raccontare “il mondo che verrà” dopo l’epidemia di Coronavirus e il confinamento, il quotidiano francese Le Parisien è stato protagonista di un caso. Ed ha suscitato un’ondata di proteste da parte delle donne, fino al punto da ammettere “l’errore” e chiedere scusa. Il numero in edicola di Le Parisien, apriva su “Il mondo che verrà”, grande titolo in prima, con il racconto da parte di quattro protagonisti. Tutti uomini. “Quattro uomini bianchi raccontano il mondo che verrà? Ma è una cosa seria?” ha twittato subito l’eurodeputata Aurore Lalucq, seguita dall’economista Julia Cagè: “Mi spiace deludervi ma nel mondo che verrà ci saranno delle donne”. Altri tweet ironizzano sul “mondo che verrà” e che sarà solo al maschile, o sul fatto che forse “le donne sono troppo occupate, visto che sono in prima linea, per dare interviste”. “È stato un passo falso”, si è giustificato il direttore, Stephane Albouy su Twitter, che però “non rappresenta la linea editoriale”. I quattro uomini in questione, che illustrano la loro visione del “dopo-crisi”, sono: il commissario europeo Thierry Breton, il medico genetista Axel Kahn, il climatologo Jean Jouzel e il politologo Yoscha Mounk.

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Joseph Villeroy
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