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Scena politica movimentata in Europa: dal Regno Unito fino ai Balcani

Scena politica movimentata in Europa: dal Regno Unito fino ai Balcani

K metro 0 – Londra – I leader politici britannici nella giornata di ieri si sono reciprocamente addossati la responsabilità della scarcerazione anticipata dell’estremista che ha accoltellato 5 persone a Londra, uccidendone 2. Dopo aver rispettato un giorno di silenzio per le vittime, l’attacco di venerdì è al centro delle discussioni politiche, mentre le elezioni

K metro 0 – Londra – I leader politici britannici nella giornata di ieri si sono reciprocamente addossati la responsabilità della scarcerazione anticipata dell’estremista che ha accoltellato 5 persone a Londra, uccidendone 2.

Dopo aver rispettato un giorno di silenzio per le vittime, l’attacco di venerdì è al centro delle discussioni politiche, mentre le elezioni del 12 dicembre si avvicinano, spostando il fulcro dal tema della Brexit e del Servizio Sanitario nazionale a quello della sicurezza e della giustizia penale. La questione principale è, appunto, la scarcerazione di Usman Khan, che è stato liberato dopo aver scontato solo metà della propria pena. Khan ha avuto modo di accoltellare sei persone prima di essere ucciso dalla polizia, nonostante le condizioni imposte tese a salvaguardare la sicurezza pubblica. Il primo ministro Boris Johnson si è voluto dipingere come rappresentate del pugno duro contro la criminalità e ha accusato l’ultimo governo laburista, le cui modifiche alla normativa hanno permesso la scarcerazione di Khan, ovvero prima che i conservatori prendessero potere nel 2010. Johnson ha promesso di rendere più severe le pene: “Credo sia riprovevole che un uomo così pericoloso sia stato liberato dopo aver scontato solamente otto anni. È proprio per questo che cambieremo la normativa attuale”, ha dichiarato ai microfoni della BCC durante l’Andrew Marr Show. Tralasciando per un attimo la questione delle responsabilità, la scarcerazione anticipata di Khan è stata accordata in un momento in cui il livello di allerta del terrorismo è basso. Il rischio di un ritorno di jihadisti dalla Siria alla Gran Bretagna è ritenuto infatti poco probabile. Il leader dei laburisti Jeremy Corbyn ha invece accusato i conservatori di voler fornire sicurezza “a buon mercato” e si è detto non completamente d’accordo con l’idea che tutti i prigionieri terroristi debbano scontare l’intera sentenza. “Dipende dalle circostanze”, ha dichiarato e ha poi sottolineato come la commissione per la libertà vigilata debba essere più coinvolta.

Ma la scena politica è particolarmente movimentata anche nel resto del continente. Nel giorno in cui è avvenuto l’insediamento dei nuovi leader dell’Unione europea, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha criticano alcuni Paesi europei per aver preso parte a un nuovo organo che permetterà operazioni commerciali con l’Iran nonostante le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. In un messaggio video, pubblicato ieri, ha dichiarato che le nazioni in questione “dovrebbero vergognarsi” per il loro tentativo di instaurare rapporti con l’Iran, visto che permetteranno a Teheran di sviluppare armi nucleari. La scorsa settimana, Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno comunicato la propria adesione a INSTEX, organo designato per facilitare il commercio tra Europa e Iran. Per quanto riguarda i Balcani, poi, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha deciso di chiedere ai membri della Nato, al prossimo summit di Londra, di sostenere Atene nel contrastare la Turchia che vorrebbe ledere la sovranità della Grecia. Ankara la scorsa settimana ha raggiunto un accordo con la Libia per delineare i confini marittimi nel Mediterraneo. Mitsotakis parlando al congresso di Nea Dimokratia di domenica ha ribadito che la Nato non può rimanere indifferente quando uno dei membri dell’alleanza “viola la legge internazionale” e che l’approccio neutrale sta solamente svantaggiando la Grecia, che non ha mai cercato di alimentare le tensioni nella regione. La vicina Albania, intanto, ha chiesto alla comunità internazionale degli aiuti finanziari e l’assistenza di esperti per far sì che il Paese possa riprendersi dopo il terremoto di magnitudo 6.4 che ha ucciso 51 persone e che ne ha lasciate migliaia senza una casa.

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