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Sintesi del programma che il premier ha consegnato al Presidente Mattarella

Sintesi del programma che il premier ha consegnato al Presidente Mattarella

K metro 0/Jobsnews – Ventinove punti di programma per il neonato governo M5s-Pd-Leu: dopo la limatura delle ultime ore ad opera del premier Giuseppe Conte, i punti sono aumentati rispetto ai 26 della bozza, che era circolata ieri in ambienti Cinquestelle e che fonti del Pd avevano immediatamente indicato come non definitiva. Quella ufficiale, infatti,

K metro 0/Jobsnews – Ventinove punti di programma per il neonato governo M5s-Pd-Leu: dopo la limatura delle ultime ore ad opera del premier Giuseppe Conte, i punti sono aumentati rispetto ai 26 della bozza, che era circolata ieri in ambienti Cinquestelle e che fonti del Pd avevano immediatamente indicato come non definitiva. Quella ufficiale, infatti, presenta alcune differenze e integrazioni rispetto alla prima versione. Manca nel programma ufficiale quanto era stato scritto in un primo momento – e forse con molto ottimismo – su Roma. Il vecchio punto 26 recitava così: “Il Governo dovrà collaborare per rendere Roma una capitale sempre più attraente per i visitatori e sempre più vivibile e sostenibile per i residenti”. Tutto ciò è stato riassunto, in modo molto più misurato, nella necessità, di “rivedere il testo unico per gli enti locali” e in questo senso promuovere lo sviluppo “sostenibile” delle città e di “Roma Capitale”.

Restano fermi gli asset su cui è nato il governo M5s-Pd-Leu: evitare l’aumento dell’Iva e fare una manovra di bilancio che, pur mantenendo l’equilibrio dei conti, sia espansiva. Ma viene dato maggiore spazio al rapporto, positivo, con l’Europa, pur nella necessità di rivedere diversi dossier. “L’Italia deve essere protagonista di una fase di rilancio dell’Ue” e il “governo si adopererà a promuovere le modifiche necessarie a superare l’eccessiva rigidità dei vincoli europei”. Passaggio questo che nell’ultima versione è stato molto addolcito rispetto alla precedente stesura che recitava secca: “Occorrono regole orientate anche alla crescita non solo alla stabilità”. Primo obiettivo neutralizzare l’aumento dell’Iva, con l’impegno di investire su famiglie, disabili e contrastare l’emergenza abitativa. ‘Tutte le previsioni – si legge nel programma – saranno comunque orientate a perseguire una politica economica espansiva, in modo da indirizzare il Paese verso una solida prospettiva di crescita e di sviluppo sostenibile, senza mettere a rischio l’equilibrio di finanza pubblica’.  Riduzione del cuneo fiscale; introduzione del salario minimo, sì a una legge sulla rappresentanza sindacale, realizzazione di un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali; introduzione di una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni; sostegno all’imprenditorialità femminile; riformare ‘opzione donna’.  Il Governo persegue la tutela degli interessi nazionali, ‘nel quadro di un ‘multilateralismo efficace’, basato sul pilastro dell’alleanza euroatlantica, con riferimento all’opera delle Nazioni Unite, e sul pilastro dell’integrazione europea’. Il Governo si impegna, inoltre, a rafforzare ‘anche all’interno dell’Unione europea, una politica di investimenti mirata al Continente africano’. Semplificazione, rimodulazione delle aliquote, in linea con il principio costituzionale della progressività della tassazione, con il risultato di alleggerire la pressione fiscale, pur nel rispetto dei vincoli di equilibrio del quadro di finanza pubblica. Avanti, ‘in misura efficace’, con la spending review. La scuola innanzitutto. Il governo prevede di intervenire contro le classi troppo affollate e valorizzare, anche economicamente, il ruolo dei docenti, potenziare il piano nazionale per l’edilizia scolastica e garantire la gratuità del percorso scolastico per gli studenti provenienti da famiglie con redditi medio-bassi, contrastare la dispersione scolastica e il bullismo. Approvare poi una legge sull’acqua pubblica, completando l’iter legislativo in corso. Il Governo è impegnato a difendere la sanità pubblica e universale, valorizzando il merito.

Il Conte bis ha dunque l’obiettivo e la presunzione di durare, anche se M5S e Pd non si amano nemmeno ora che sono soci in affari. Sono abbastanza distanti ideologicamente e sono ancora ammaccati da anni di cazzotti in faccia. Però sono stati costretti a trovare punti di convergenza per evitare che la deriva sovranista potesse prendere il sopravvento e per ‘blindare’ l’elezione del nuovo Capo dello Stato. A naso, ne esce malissimo Di Maio, abbastanza male Casaleggio, pesto Di Battista. È il premier Conte, adesso, il frontman del Movimento, appoggiato da Beppe Grillo e con l’endorsement di Matteo Renzi. Uno di quelli che, turandosi il naso, ha vinto. Conte in queste settimane si è cucito addosso l’abito dello statista, ha scaricato brutalmente Salvini, ha dettato la linea sotto lo sguardo attento del Quirinale. Ha una enorme responsabilità sulle spalle, dovrà fare il premier e non più il paciere tra litiganti, dovrà smettere di essere l’avvocato del popolo. Semplicemente, dovrà governare. La vera discontinuità, in teoria, sta nel programma più che nei nomi della squadra governativa. I punti sono lievitati di giorno in giorno fino a toccare quota 29, mica peanuts, e proprio il numero degli obiettivi da realizzare aiuta a capire che – in teoria – la vita dell’esecutivo non dovrebbe essere breve. Alla sterilizzazione dell’Iva bisogna provvedere a stretto giro di posta, la riduzione del numero dei parlamentari sarà il primo tema al vaglio della Camera, il dl sicurezza verrà rivisitato e ‘umanizzato’, poi ci si butterà sulla riforma fiscale e sulle autonomie, sul conflitto di interessi e sul lavoro. Poi, però. Prima bisogna dare tempo a grillini e dem di annusarsi e di imparare a fidarsi gli uni degli altri.

 

Di Pino Salerno

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