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Romania, crisi di governo legata anche al controverso progetto di riforma giudiziaria

Romania, crisi di governo legata anche al controverso progetto di riforma giudiziaria

K metro 0 – Bucarest – In Romania, il Presidente della Repubblica, che proviene dal centrodestra ed è stato, in questi anni, un sincero critico del governo di centrosinistra, ha dichiarato il 28 agosto che il governo, per sopravvivere, deve assolutamente ricevere la fiducia formale del Parlamento. Il partito al potere in Romania, il PSD (socialdemocratico), ha

K metro 0 – Bucarest – In Romania, il Presidente della Repubblica, che proviene dal centrodestra ed è stato, in questi anni, un sincero critico del governo di centrosinistra, ha dichiarato il 28 agosto che il governo, per sopravvivere, deve assolutamente ricevere la fiducia formale del Parlamento. Il partito al potere in Romania, il PSD (socialdemocratico), ha perso infatti la maggioranza parlamentare lunedì 26, dopo che Il leader del partito minore Alde, l’ex premier Calin Popescu Tariceanu, ha annunciato l’uscita dall’alleanza con il Psd e, di conseguenza, la fine dell’appoggio al governo: lasciando così la formazione del Premier, Viorica Dancila, vulnerabile ad una possibile mozione di sfiducia.

Lo stesso Tariceanu ha annunciato anche le sue prossime dimissioni da Presidente del Senato, e che il suo partito ha trovato in Pro Romania, forza di sinistra dell’altro ex primo ministro Victor Ponta, il nuovo alleato. Sembra che la mossa di Tariceanu sia legata alla sua mancata candidatura per le presidenziali del novembre prossimo, in rappresentanza della maggioranza di governo: candidatura non accettata dal Primo ministro.  In serata di lunedì è arrivata la risposta della Dancila: “Continueremo a governare da soli, e se sarà presentata la sfiducia, ci sottoporremo al voto del Parlamento. Naturalmente, cercheremo di negoziare per riavere la maggioranza in Parlamento e comunque non temo le elezioni anticipate”.

La situazione del premier Dancila ora è simile a quella del collega spagnolo Pedro Sanchez: si trova alla guida di un governo di minoranza, che non ha l’appoggio vero della maggioranza del Parlamento, mentre all’orizzonte si prospettano quasi inevitabilmente, le elezioni anticipate (che, tra l’altro, andrebbero indette subito, per non sovrapporsi a quelle presidenziali di novembre).

Ma alla base della crisi, oltre agli intrighi di potere e alle rivalità personali, c’è anche altro, una vicenda che si trascina da tempo. I discorsi di Tariceanu, del Presidente della Repubblica e del Premier sono arrivati poco dopo un’altra battuta d’arresto per il governo quando i parlamentari, recentemente hanno bocciato un disegno di legge che avrebbe dato ai politici un modo per evitare la prigione per corruzione. Le nuove norme, parte di un controverso pacchetto di misure proposto dal PSD, avrebbero amnistiato tutti i detenuti che scontano condanne fino a cinque anni, ad eccezione di quelli condannati per crimini violenti.

I cittadini rumeni già avevano votato in modo schiacciante contro le riforme giudiziarie del PSD, in un referendum tenutosi il 26 maggio su iniziativa del Presidente della Repubblica Iohannis. Secondo gli osservatori, dozzine di politici, principalmente del partito al potere, avrebbero beneficiato delle nuove norme.

Sia la UE che gli USA – Paese che, specie dalla fine della dittatura comunista, ha stretti rapporti commerciali e finanziari con la Romania – hanno criticato da tempo l’alleanza di governo rumena per questo progetto di riforma del sistema giudiziario: che, a loro giudizio, minaccerebbe (un po’come in Ungheria, anch’essa criticata per progetti analoghi) lo Stato di diritto, l’indipendenza dei giudici e le misure anti-corruzione. La premier Dancila, però, si dice sicura che il PSD continuerà a governare. “L’importante è non deludere i nostri elettori che si sono fidati di noi alle elezioni politiche del 2016”, ha scritto su Facebook.

 

di Fabrizio Federici

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