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Libia. Il conflitto in corso ha già fatto 56 morti e 266 feriti, anche tra civili e bambini

Libia. Il conflitto in corso ha già fatto 56 morti e 266 feriti, anche tra civili e bambini

K metro 0 – Tripoli – Violenti bombardamenti e colpi di arma da fuoco hanno causato 56 morti e 266 feriti negli ultimi sei giorni a Tripoli, in Libia, si legge in un comunicato dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), in cui si precisa che sono rimasti uccisi anche un autista di ambulanza e due medici. Intanto, è

K metro 0 – Tripoli – Violenti bombardamenti e colpi di arma da fuoco hanno causato 56 morti e 266 feriti negli ultimi sei giorni a Tripoli, in Libia, si legge in un comunicato dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), in cui si precisa che sono rimasti uccisi anche un autista di ambulanza e due medici. Intanto, è salito a circa 8.075 il numero degli individui sfollati per gli scontri armati intorno all’area di Tripoli, come riferisce l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in un aggiornamento di questo pomeriggio. La prosecuzione del conflitto in corso nella parte sud della capitale, infatti, ha portato all’evacuazione di altre 720 famiglie (circa 3.600 individui) il 9 e il 10 aprile, portando a 1.615 il numero totale delle famiglie sfollate dall’inizio del conflitto armato il 5 aprile (circa 8.075 individui). Nelle ultime 48 ore, sottolinea l’Oim, le zone interessate dal conflitto sono state sempre più colpite da interruzioni di elettricità, acqua e strade. La maggior parte delle famiglie sfollate vive attualmente in alloggi privati a Tripoli, Tajoura, Swani, Janzour, Msallata, Garabulli, Al Khoms, Zintan, Yefren, Al Zahra, Al Maya, Gharyan, Bani Walid e Tarhuna.

Sulla situazione in Libia “l’Ue resta unita”. Lo ha detto la portavoce del Servizio Europeo diretto da Federica Mogherini, rifiutandosi di confermare le indiscrezioni secondo cui la Francia avrebbe bloccato una dichiarazione comune dei 28. “Gli Stati membri sono in contatto e parleranno al momento opportuno alla luce degli sviluppi molto preoccupanti in Libia”, ha detto la portavoce Maja Kocijancic: alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue lunedì “Mogherini ha lanciato un appello direttamente al generale Haftar e a tutti gli attori a introdurre e rispettare il cessate il fuoco”, ha spiegato la portavoce. Bisogna evitare le violenze. Abbiamo sostenuto gli sforzi dell’Onu e del rappresentante speciale Ghassan Salame’ in modo molto concreto. Continueremo a farlo”. Secondo la portavoce, “l’Ue resta unita. Questo è stato confermato lunedì e sono sicura che sarà confermato nelle prossime ore o giorni in vista degli sviluppi sul terreno”.

Il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ha detto invece, in un’informativa urgente alla Camera dei deputati, che il numero di morti è stimato “ormai in alcune centinaia”. “Non ci sfugge che questa crisi è frutto certamente di debolezze strutturali del contesto locale ma anche di influenze esterne che non sempre sono andate nella direzione della stabilizzazione. L’instabilità protrattasi per otto anni in Libia va del resto inserita in un contesto regionale non meno critico (si pensi all’Algeria e agli sviluppi nel quadrante mediorientale)”. Inoltre, ha affermato il premier, “l’insuccesso della missione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres e il deterioramento sul terreno hanno imposto la dolorosa ed inevitabile decisione di rinviare la Conferenza nazionale, inizialmente programmata per il 14-16 aprile a Ghadames. Tuttavia, Guterres ha confermato il suo fermo impegno a convocarla al più presto, non appena le condizioni politiche e di sicurezza lo consentiranno”.  E in tutto ciò “siamo tra i pochi paesi oggettivamente che possono interloquire in maniera credibile con tutti i principali attori della scena libica. Personalmente sono impegnato sul piano diplomatico, abbiamo rafforzato il dialogo con gli Stati Uniti, i partner europei e gli attori regionali più influenti in Libia”. Conte non si tiene poi una piccola stoccata riservata a qualche partner europei: “Non ci sfugge – dice – che questa crisi è frutto anche di influenze esterne che non sempre si sono mosse fin qui nel senso della stabilizzazione. Dobbiamo constatare che talvolta la comunità internazionale invia segnali non univoci alle forze libiche nonostante gli impegni delle Nazioni Unite”.

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