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Estonia: Risultati elezioni, vincono il centrodestra e populisti

Estonia: Risultati elezioni, vincono il centrodestra e populisti

K metro 0 – Tallinn – L’opposizione di centrodestra avrebbe vinto le elezioni parlamentari in Estonia, dove c’è stata anche una forte avanzata dei populisti di destra. L’Estonia ha una popolazione di 1,3 milioni di abitanti, e circa un milione di elettori. L’affluenza alle urne è stata del 62,1%. Il Partito Riformista dell’europeista Kaja Kallas

K metro 0 – Tallinn – L’opposizione di centrodestra avrebbe vinto le elezioni parlamentari in Estonia, dove c’è stata anche una forte avanzata dei populisti di destra.

L’Estonia ha una popolazione di 1,3 milioni di abitanti, e circa un milione di elettori. L’affluenza alle urne è stata del 62,1%.

Il Partito Riformista dell’europeista Kaja Kallas avrebbe vinto le elezioni parlamentari in Estonia, dove, però, c’è stato l’exploit dell’ultradestra sovranista. Il Partito Riformista ha ottenuto il 28,8 per cento dei voti, decisamente più di quanto gli assegnavano i sondaggi, guadagnando 5 deputati in più nel Riigikogu, il Parlamento unicamerale, con 101 seggi. Dietro si è attestato il Partito del Centro, la formazione di centro-sinistra che guida l’attuale governo tripartito del premier, Juri Ratas, con il 23 per cento dei voti (ha perso un paio di seggi scendendo a quota 25).

Al terzo posto si è posizionata l’ultradestra del partito Conservatore del popolo estone (Ekre): la formazione euroscettica e illiberale, che vorrebbe un referendum per l’uscita di Tallinn dall’Ue, è stata la sorpresa elettorale, conquistando il 17,8 per cento del voto, che la proietterebbe dagli attuali 7 deputati a 19.

Anche se lo scrutinio dei voti non è ancora finito, tuttavia, le cifre sembrano riflettere uno spostamento verso il centro-destra in Estonia, un piccolo Paese baltico membro dell’UE e della NATO al confine con la Russia. Proprio il complesso rapporto con il grande vicino orientale è stato uno dei temi chiave della campagna, sia nel dibattito sulla spesa per la difesa che sulle polemiche sull’uso della lingua russa nelle scuole pubbliche nel Paese, in cui tale minoranza rappresenta il 25% della popolazione.

Il Partito del Centro, storicamente, ha riunito i voti dei russofoni, diventando sempre una formazione cardine fondamentale nella politica estone, che è abituata a esecutivi di coalizione per dare al Paese un esecutivo stabile. Secondo gli osservatori, la loro percentuale potrebbe aumentare al termine del conteggio, perchè la maggior parte del loro sostegno è concentrata a Tallinn, la città più popolosa dove lo spoglio elettorale è più indietro.

Il Partito della Riforma, vincitore delle elezioni, ha fatto una campagna promettendo che la lingua estone, abbastanza simile al finlandese, sarebbe diventata l’unica lingua nelle scuole, a scapito del russo che è ancora usato in alcune istituzioni. Resta da vedere se il Partito riformista continuerà a respingere qualsiasi alleanza con l’estrema destra, come promesso da Kallas e a impedire l’accesso di Ekre all’esecutivo. Le prime consultazioni tra le parti per la costituzione del nuovo governo inizieranno domani.

Kaja Kallas, ex parlamentare europea,  aveva accettato di guidare il partito  tornando completamente alla politica nazionale nel dicembre 2018. Perciò, Kaja Kallas potrebbe diventare la prima donna capo di governo nella storia dell’Estonia.

Nessun partito, però, ha ottenuto abbastanza voti per governare da solo, e quindi nei prossimi giorni ci saranno le trattative per formare un esecutivo. Potrebbero riuscirci il Partito riformatore insieme ai Socialdemocratici e ai Conservatori, che hanno preso rispettivamente il 9,8% e l’11,4%, riproponendo quella che era l’attuale maggioranza di governo. Oppure potrebbero formare un governo di larghe intese i riformatori con i centristi, storicamente rivali. Il Partito riformatore ha già fatto sapere di non considerare EKRE un’opzione. Il partito euroscettico è passato da 7 a 19 seggi nei 101 del Riigikogu. Chi ha perso più seggi, invece, sono stati i Socialdemocratici, passati da 15 a 10.

Le due forze politiche principali dell’Estonia, i riformatori e i centristi, si sono alternate al governo dalla caduta dell’Unione Sovietica, e in alcune circostanze hanno creato anche delle alleanze temporanee. A dividerli sono da sempre questioni legate alle tasse, alla spesa pubblica e fino a qualche tempo fa anche i rapporti con la confinante Russia. Inizialmente, i centristi erano stati molto vicini a Vladimir Putin, ma a partire dal 2016, con la leadership di Jüri Ratas, il partito prese le distanze preoccupato dell’aggressiva politica estera russa. Ora entrambi i partiti sostengono l’adesione alla NATO.

EKRE invece è un partito anti-immigrazione e fortemente euroscettico, che tra le altre cose auspica un referendum su “Estxit”, cioè sull’uscita dell’Estonia dall’Unione Europea. Al contrario di quanto accade con una buona parte dei partiti euroscettici degli altri paesi, EKRE non è un partito filorusso: la sua leadership è molto diffidente nei confronti della Russia, e per questo dà un appoggio pieno al sostegno della NATO che si trova in Estonia dal 2017 per scoraggiare e frenare eventuali aggressioni dalla Russia.

 

di Salvatore Rondello

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