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Malta, dove l’aborto è illegale, tema scottante per il 60% della popolazione

Malta, dove l’aborto è illegale, tema scottante per il 60% della popolazione

K metro 0 – Malta – Non essendo avvenuto alcun cambiamento, Abortion Support Network si è mobilitata anche per le donne maltesi. “L’aborto non è un affare economico” ha dichiarato l’attivista maltese Miriam Sciberras, scontrandosi con la lobby britannica Abortion Support Network. Le parole della donna, a capo dell’organizzazione Life Network Malta, sono una reazione all’annuncio fatto dalla

K metro 0 – Malta – Non essendo avvenuto alcun cambiamento, Abortion Support Network si è mobilitata anche per le donne maltesi. “L’aborto non è un affare economico” ha dichiarato l’attivista maltese Miriam Sciberras, scontrandosi con la lobby britannica Abortion Support Network.

Le parole della donna, a capo dell’organizzazione Life Network Malta, sono una reazione all’annuncio fatto dalla lobby britannica nel giorno di San Valentino, quando l’organizzazione di volontariato ha annunciato di estendere il proprio servizio ai cittadini di Malta e Gibilterra.

Abortion Support Network (ASN) è un’associazione di volontariato, attiva dal 2009 e con sede nel Regno Unito, a sostegno delle donne che hanno deciso di abortire ma che non possono farlo o per mancanza di denaro o per un divieto in vigore nel proprio paese.

Questo tema è abbastanza scottante per la cattolica Malta, dove l’aborto è illegale: la nazione è l’unica dell’Unione Europea, e una delle poche in Europa insieme a Città del Vaticano e San Marino, a proibirlo senza eccezioni. Secondo il codice penale maltese chiunque decida di interrompere la gravidanza è punito con la reclusione da 18 mesi a tre anni, mentre al medico che ha eseguito l’intervento spetta una condanna dai 18 messi a 4 anni di detenzione, oltre l’interdizione a vita dalla professione. Non è chiaro se l’aborto sia consentito nei casi in cui la gravidanza metta in pericolo la vita donna. Questa previsione è stata, comunque, eliminata dal codice penale nel 1981.

Nell’arcipelago maltese la maternità è qualcosa di sacro. Sono stati istituiti, infatti, con la sorveglianza del Ministero dell’Educazione, diversi centri di sostegno per donne e adolescenti che devono affrontare una maternità non cercata. Uno dei programmi rivolti ai giovani studenti ha come obiettivo il supporto delle minori in stato di gravidanza non sposate per aiutarle a comprendere il futuro ruolo di madre, contemporaneamente all’essere anche studentesse e donne.  “Abbiamo frequentato un programma completo in cui siamo uscite più forti come persone. Credo che ogni vita merita di essere apprezzata. E’ stata solo mia la responsabilità, cosa potevo fare? Se cercate aiuto lo troverete e sarete in grado di sostenere tutto” afferma Deborah Bartolo, volontaria in uno di questi centri.

Non tutte le donne decidono di tenere il proprio bambino, molte decidono di abortire all’estero, in Italia o Regno Unito.

Malta è rimasta l’unica nazione dell’Unione Europea a resistere all’introduzione dell’aborto; l’ultimo paese ad aver ceduto è stata l’Irlanda, in cui il divieto di abortire era scritto addirittura nell’ottavo emendamento della Costituzione. Il parlamento irlandese ha, infatti, approvato una legge che autorizza ad abortire proprio l’anno scorso, con 27 voti favorevoli e 5 contrari. Già nel 2013 era stata approvata una legge che consentisse l’aborto in caso di pericolo per la vita della donna.

Il governo maltese rimane fermo sulle sue decisioni, nonostante nel corso degli anni siano nati diversi gruppi di discussione: anche se il 60% della popolazione è contro l’aborto, qualcosa si sta muovendo.

A far scuotere la legge maltese ci ha provato un anno fa anche la Fondazione per i diritti delle donne (WRF), attraverso un documento di posizione in cui si richiedeva una completa tutela della salute sessuale della donna e si proponeva un piano d’azione che coinvolgesse la maggior parte della società civile. In questa occasione, l’accademica Andreana Dibben aveva indicato l’aborto come un argomento tabù. “C’è timore di condividere le vere opinioni a riguardo anche attraverso sondaggi telefonici per paura di essere identificati” aveva dichiarato Lara Dimitrijevic, direttrice della fondazione.

Che qualcosa a Malta sta cambiando lo si vede dalle decisioni prese negli ultimi anni dal governo laburista di Joseph Muscat riguardo le unioni e adozioni per le coppie omosessuali. Sono state approvate diverse leggi, è stato rivisto il Concordato con la Chiesa circa l’annullamento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso ed è stata introdotta un’avanzata legislazione a favore dei transgender.

A far discutere è anche Ella, la pillola del giorno dopo, che impedisce l’impianto dell’ovulo già fecondato ed è, quindi, un farmaco abortivo: altra pratica vietata. In questo senso, il governo sta pensando di modificare principio attivo della pillola e bloccare solo l’ovulazione e la fecondazione, per permetterne la diffusione. La cosiddetta contraccezione d’emergenza ha infuocato il dibattito politico tra le posizioni nazionaliste, tradizionalmente pro-life, e quelle laburiste, queste ultime non molto compatte. L’ex-ministro della Sanità, Godfrey Farrugia, medico di professione, ad esempio, si è schierato contro il contraccettivo.

Riguardo al servizio offerto dall’organizzazione del Regno Unito, la dott.ssa attivista Sciberras ha sottolineato che “[…] non è solo una procedura o una transazione commerciale, come viene descritto dall’ASN”. A suo dire, il servizio di consulenza britannico abuserebbe della vulnerabilità delle donne, che hanno, invece bisogno, di sostegno morale e psicologico.

Tumulti delle attiviste a parte, ci sono seri dubbi sulla legalità del servizio. Certo è che questo tema continua a dividere la popolazione maltese.

 

di Mara Di Fuccia

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