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Balcani.Il 6 febbraio 2019 la data del “non ritorno” per la NORD MACEDONIA

Balcani.Il 6 febbraio 2019 la data del “non ritorno” per la NORD MACEDONIA

K metro 0 – Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltemberg ha usato twitter per annunciare che tutti i paesi alleati della NATO firmeranno, il 6 febbraio a Bruxelles, insieme al ministro degli Esteri di Skopje Nikola Dimitrov, il protocollo di adesione dell’Alleanza con la futura Repubblica del Nord Macedonia. Lo scorso 29 gennaio lo

K metro 0 – Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltemberg ha usato twitter per annunciare che tutti i paesi alleati della NATO firmeranno, il 6 febbraio a Bruxelles, insieme al ministro degli Esteri di Skopje Nikola Dimitrov, il protocollo di adesione dell’Alleanza con la futura Repubblica del Nord Macedonia.

Lo scorso 29 gennaio lo stesso ministro aveva dichiarato che da lì a pochi giorni la regione macedone avrebbe firmato il protocollo di adesione con i 29 stati membri presso il quartier generale della NATO a Bruxelles. “Non abbiamo ancora una data precisa, non sappiamo esattamente in quale giorno, ma possiamo aspettarci che ciò accada la prossima settimana, quindi immediatamente il protocollo d’intesa sarà inviato al Parlamento ad Atene e sarà anche questa una questione di diversi giorni, che porrà comunque la “parola fine” di un’intera era”.

“Con quest’atto si conclude l’annosa disputa tra i due paesi, entrano in vigore l’accordo di Prespa e gli emendamenti alla Costituzione Nord Macedone”. Si creano, da un lato, grandi opportunità, mentre d’altra parte, ci sono molti obblighi amministrativi su cui dobbiamo lavorare “, ha detto sempre Dimitrov rispondendo a una domanda della stampa, prima di un dibattito organizzato sulla prospettiva europea del paese.

Nelle stesse ore il Ministro della Difesa Shekerinska ha dichiarato che: “L’adesione alla NATO, che è certa, è la più forte garanzia di stabilità, sicurezza, immutabilità delle frontiere, conservazione dell’integrità territoriale della Macedonia, ma allo stesso tempo fornisce garanzie a tutti gli investitori nazionali ed esteri attuali e futuri ed è una vera politica in Macedonia per creare posti di lavoro più numerosi e meglio retribuiti “; la titolare del dicastero della difesa ha anche annunciato che a partire da subito l’intero focus del governo sarà diretto verso le riforme interne, il principio dello stato di diritto, la lotta alla corruzione, la crescita economica, la sicurezza sociale.

Infine, dopo il completamento dell’intero processo, il Primo ministro Nord Macedone Zaev ha dichiarato di aspettarsi un nuovo incontro con il Primo ministro greco Alexis Tsipras, a Skopje o Atene, per confermare, ancora una volta sia al popolo greco sia a quello nord macedone che avranno grandi benefici dall’accordo di Prespa.

Ma perché la Nord Macedonia che è grande quanto il Piemonte, ha la metà della popolazione di Roma e delle forze armate numericamente non consistenti e non modernamente armate, è cosi strategicamente importante per la NATO?

Indubbiamente è la “porta” dei Balcani per le provenienze da sud e anche se con dimensioni minime che non spostano in alcun modo gli equilibri internazionali, la sua ammissione indica che l’Alleanza Atlantica è viva, aperta a considerare l’ingresso di paesi democratici e continua il suo consolidamento nei Balcani.

Desta comunque curiosità, in chiave futura, sapere come Skopje si confronterà con la richiesta del presidente USA Trump di aumentare al 2% del PIL le spese per la Difesa di tutti i paesi dell’Alleanza.

Come noto nel paese, oltre ai problemi etnico–religiosi, è in aumento la corruzione e permangono le interferenze al processo di stabilizzazione di Russia, Turchia (in chiave anti-adesione all’Unione Europea) e alcuni paesi del golfo arabico. In particolare, la Russia non vede assolutamente in modo positivo tale ulteriore espansione della NATO e, come aveva già minacciato prima dell’accordo, quasi sicuramente attuerà delle misure di disturbo al processo di adesione e al suo consolidamento.

La Nord Macedonia di domani, ha inoltre, un grosso problema con i foreign fighters di ritorno. I dati a disposizione indicano che all’inizio del 2018, il numero di combattenti stranieri maschi che hanno lasciato il paese per il SIRAQ era di circa 140. Inoltre, alla fine del 2017, 33 combattenti stranieri erano già stati uccisi e 80 erano ritornati in Macedonia (il secondo più alto numero di rimpatriati nei Balcani occidentali).

La minaccia derivante dal ritorno dei combattenti stranieri in Nord Macedonia e il problema dell’estremismo violento in generale continua a essere elevato.

Con la percentuale di 1 su 4.545 – o 22 persone su 100.000 – la Macedonia ha il più alto livello pro capite di combattenti stranieri provenienti da tutti i paesi Balcani occidentali.

Oggi,  è comunque un giorno di festeggiamenti a Skopje e saranno stappate, diverse bottiglie dell’ottimo vino macedone.

 

di Giuseppe Morabito

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