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Brexit. Firmato l’accordo nel vertice straordinario dei leader dei 27 paesi Ue. Ora, parola a Westminster

Brexit. Firmato l’accordo nel vertice straordinario dei leader dei 27 paesi Ue. Ora, parola a Westminster

K metro 0 – Bruxelles – Il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, convocato domenica a Bruxelles per “finalizzare e formalizzare” il risultato dei negoziati sulla Brexit, durati quasi due anni, ha avuto il successo sperato, almeno da alcuni, com’era ormai scontato dopo la soluzione in extremis, ieri, della questione di

K metro 0 – Bruxelles – Il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, convocato domenica a Bruxelles per “finalizzare e formalizzare” il risultato dei negoziati sulla Brexit, durati quasi due anni, ha avuto il successo sperato, almeno da alcuni, com’era ormai scontato dopo la soluzione in extremis, ieri, della questione di Gibilterra che aveva provocato la minaccia di un veto spagnolo. I leader dei Ventisette hanno approvato, senza nessuna modifica rispetto ai testi negoziati e “chiusi” nei giorni scorsi ma aggiungendo alcune dichiarazioni a verbale (fra cui quelle su Gibilterra), l’Accordo di recesso del Regno Unito dall’Ue (quasi 600 pagine) e una “dichiarazione politica” che fissa i parametri di riferimento per le relazioni future fra Londra e l’Unione.

Alla fine della riunione a 27, i leader dell’Ue hanno anche incontrato la premier Theresa May, a cui spetta ora il compito più difficile: convincere la Camera dei Comuni a votare a favore dell’Accordo di recesso, già approvato dal governo britannico (a prezzo delle dimissioni da parte di diversi ministri). In questo momento, le posizioni a favore dell’Accordo non avrebbero la maggioranza a Westminster. Ma la May conta di riuscire a convincere un numero sufficiente di parlamentari facendo valere un argomento forte, ribadito oggi durante la sua conferenza stampa alla fine del vertice di Bruxelles: questo, ha detto la premier britannica, è allo stesso tempo “il migliore accordo possibile, che dà attuazione alla Brexit, e allo stesso tempo protegge il Regno Unito, il reddito delle famiglie, i posti di lavoro e la sicurezza del Paese”; ed è anche “l’unico accordo possibile”, perché, come oggi ha sottolineato il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, i Ventisette non ne accetteranno nessun altro, a dispetto della pretesa dei Brexiteer “duri” che vorrebbero rinegoziare tutto per un “deal” migliore per i britannici.

I 5 punti della premier Theresa May. Tra questi, uno molto punitivo verso i cittadini della Ue

La campagna di Theresa May per ottenere il via libera parlamentare all’Accordo è cominciata oggi stesso, con la sua conferenza stampa trasformata in una sorta di “messaggio alla Nazione”. Con questo “deal”, ha detto la premier britannica, conseguiremo in particolare cinque obiettivi, che erano i più importanti della campagna per la Brexit. Il primo: “Riprenderemo il pieno controllo dei nostri confini e metteremo fine una volta per tutte alla libera circolazione delle persone” provenienti dall’Ue. Questo ci permetterà, ha aggiunto, “di predisporre un sistema di immigrazione basato sulle competenze delle persone e non sulla loro provenienza“. Il secondo: “Riprenderemo il controllo del nostro denaro, e metteremo fine agli ingenti pagamenti annuali all’Ue: sono 394 milioni di sterline alla settimana, che potranno essere investiti, ad esempio, nel Sistema sanitario nazionale”. Il terzo: “Riprenderemo il controllo sulle nostre leggi, e metteremo fine alla giurisdizione della Corte europea di Giustizia nel Regno Unito. Le nostre leggi saranno decise nel nostro paese dal Parlamento democraticamente eletto e interpretate e applicate dai nostri giudici”. Il quarto: “Saremo finalmente fuori dalla Politica agricola comune europea, e potremo decidere autonomamente nuove forme di sostegno ai nostri agricoltori”. Il quinto: “Saremo per sempre e completamente fuori dalla Politica comune della pesca europea, e decideremo da soli a chi consentire di pescare nelle nostre acque; il Regno Unito tornerà a essere uno Stato costiero indipendente”.

Corbyn e i laburisti sul piede di guerra: accordo con la Ue bocciato senza indugio. Corbyn lavora per un piano alternativo delle opposizioni

Proprio queste cinque tesi hanno fatto infuriare il partito laburista britannico che boccia l’intesa raggiunta dalla premier Theresa May con l’Ue su Brexit e annuncia il voto contrario in Parlamento. “E’ un cattivo affare per il nostro Paese. È un fallimento di negoziazione da parte di un primo ministro che ha trascorso più tempo a discutere con il suo partito che a lavorare nell’interesse nazionale”, ha scritto su Twitter Keir Starmer, il ministro per la Brexit del governo ombra dei laburisti. “Il risultato è un accordo che nessuno sostiene. I laburisti voteranno contro”, ha aggiunto. Il leader laburista Corbyn annuncia di voler lavorare con gli altri membri dell’opposizione per “evitare un no deal e garantire che il piano alternativo dei laburisti per un accordo ragionevole per riunire il Paese sia sul tavolo”. Il capo dell’opposizione ritiene che l’accordo di May “sia il peggiore in assoluto. Questo è un cattivo accordo per il Paese, il risultato di un miserevole fallimento dei negoziati che ci lascia nella situazione peggiore: avremo meno voce in capitolo sul nostro futuro, e metterà a rischio posti di lavoro e benessere”, ha dichiarato Jeremy Corbyn. “Questo è il motivo per cui il Labour si opporrà in Parlamento: lavoreremo insieme ad altri per bloccare un esito che porti ad un’uscita senza accordo, e per assicurare che venga messo sul tavolo il piano alternativo laburista”, ha proseguito Corbyn, che nelle sue dichiarazioni – riportate dal quotidiano britannico The Guardian – non ha citato la possibilità di un secondo referendum.

Anche i liberaldemocratici bocciano l’accordo e diversamente dai laburisti chiedono un secondo referendum

Sulla stessa linea dei laburisti anche i lberaldemocratici. Questo “è un giorno triste per tutti”. A commentare così l’accordo sulla Brexit è il leader del partito Liberaldemocratico Vince Cable, che torna a chiedere un secondo referendum. “L’accordo approvato dall’Ue rimane un disastro per il popolo britannico”, afferma Cable, citato dal sito del Guardian. “Nessuno aveva votato per diventare più povero e danneggiare la posizione del Regno Unito nel mondo. E’ tempo che il primo ministro conceda al popolo di votare, con l’opzione di rimanere nell’Ue”, ha sottolineato.

Cosa succede dopo la firma dell’Accordo. I passi successivi in Gran Bretagna e in Europa

Dopo il vertice straordinario di Bruxelles, le parti cominceranno a preparare le discussioni sulla relazione post-Brexit, la cui cornice è stata fissata nella “dichiarazione politica”, che ha anch’essa avuto l’ok dei 27. I negoziati formali, in particolare su un accordo commerciale, non potranno cominciare che dopo la Brexit. La ratifica dell’accordo al Parlamento britannico è l’ostacolo che sembra più difficile da superare. La premier, Theresa May, dopo il summit straordinario a Bruxelles ha annunciato che il voto si terrà prima di Natale, in vista della pausa dei lavori parlamentari dal 21 dicembre. Se l’intesa sarà approvata, il governo dovrà presentare in seguito un progetto di legge sul ritiro e sull’attuazione della Brexit, con prevedibili connessi dibattiti infuocati. Gli esperti ricordano che i trattati europei di Roma e Maastricht avevano richiesto circa 40 giorni per essere approvati dalla Camera dei comuni e dalla Camera dei Lord di Londra. Tra il vertice straordinario e il 29 marzo ci sono circa 60-70 giorni di sessione. Gli eurodeputati dovranno attendere la luce verde degli omologhi britannici, per avviare a loro volta la procedura di ratifica. Questa prevede la redazione di un rapporto sul trattato di ritiro e sulla dichiarazione politica, prima di un voto nella plenaria, a maggioranza semplice. Il voto dovrà avvenire all’inizio del 2019, ma potrebbe teoricamente tenersi sino al 28 marzo, ultimo giorno di sessione plenaria prima della data effettiva del divorzio. Dopo la ratifica all’Europarlamento, l’accordo sul ritiro deve essere approvato dal Consiglio dell’Unione europea, con delibera a maggioranza qualificata: questo significa il 72% degli Stati membri, cioé 20, pari al 65% della popolazione di questi Stati.

JobsNews – Beppa Pisa

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