Il Regno Unito critica i ritardi umanitari negli aiuti a Gaza

Il Regno Unito critica i ritardi umanitari negli aiuti a Gaza

K metro 0 – Londra – Oltre un anno di tempo per far arrivare a Gaza una spedizione di oltre 1.100 tende. Il governo britannico è letteralmente infuriato per questo ritardo, che include anche gli aiuti finanziari. Yvette Cooper, segretario di Stato per gli affari esteri, del Commonwealth e dello sviluppo del Regno Unito, ha

K metro 0 – Londra – Oltre un anno di tempo per far arrivare a Gaza una spedizione di oltre 1.100 tende. Il governo britannico è letteralmente infuriato per questo ritardo, che include anche gli aiuti finanziari. Yvette Cooper, segretario di Stato per gli affari esteri, del Commonwealth e dello sviluppo del Regno Unito, ha affermato che la situazione a Gaza rimane “disastrosa”, mentre le Nazioni Unite hanno avvertito che 1,5 milioni di persone hanno urgente bisogno di un riparo a causa delle piogge sempre più intense e del calo delle temperature in vista dell’inverno.

Per quanto riguarda le tende, ciascuna in grado di ospitare una famiglia di cinque persone, sono arrivate a Gaza soltanto lunedì 1° dicembre e altre sono attese nel corso della settimana. Esse forniranno riparo a ben 12.000 persone durante i mesi invernali. Cooper ha dichiarato che non è possibile tollerare ulteriori ritardi nella consegna degli aiuti nella Striscia e che tutti i valichi di frontiera dovrebbero essere aperti per consentire l’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari.

Secondo le Nazioni Unite, circa 1,9 milioni di persone a Gaza, quasi il 90% della popolazione, sono state sfollate dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas nell’ottobre 2023.

Cooper ha così affermato che l’arrivo degli aiuti è stato accolto con favore, ma che si tratta solo di un passo verso la grande ricostruzione che è “assolutamente necessaria” e che era frustrata nel vedere “l’ennesima spedizione di aiuti bloccata al confine” all’inizio di quest’anno.

Nel frattempo, la controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele, ha dichiarato lunedì 1° dicembre che sta ora riducendo le operazioni a causa del “completamento con successo della sua missione di emergenza”, con un totale di tre milioni di pacchi contenenti l’equivalente di oltre 187 milioni di pasti consegnati ai palestinesi.

Il direttore esecutivo del GHF, Jon Acree, ha anche affermato che il Centro di coordinamento civile-militare (CMCC) guidato dagli Stati Uniti, istituito per aiutare ad attuare il piano di pace per Gaza del presidente americano Donald Trump, “adotterà e amplierà il modello sperimentato dal GHF”.

Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Tommy Piggott ha scritto su X: “Il modello del GHF, in base al quale Hamas non poteva più saccheggiare e trarre profitto dal furto degli aiuti, ha svolto un ruolo fondamentale nel portare Hamas al tavolo delle trattative e nel raggiungere un cessate il fuoco”. Hamas, che nega di aver rubato gli aiuti, ha accolto con favore la chiusura del GHF, secondo quanto riportato da Reuters.

Un portavoce di Hamas ha affermato che il GHF dovrebbe essere ritenuto responsabile dei danni causati ai palestinesi. “Chiediamo a tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani di garantire che non sfugga alle proprie responsabilità dopo aver causato la morte e il ferimento di migliaia di abitanti di Gaza e aver insabbiato la politica di fame praticata dal governo (israeliano)”, ha scritto Hazem Qassem sul suo canale Telegram.

I siti di distribuzione alimentare del GHF nella parte meridionale e centrale di Gaza erano gestiti da società di sicurezza private statunitensi e situati all’interno di zone militari israeliane. L’ONU e i suoi partner hanno tuttavia affermato che il sistema violava i principi umanitari fondamentali di neutralità, imparzialità e indipendenza e che convogliare persone disperate in zone militarizzate era intrinsecamente pericoloso.

L’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato di aver registrato l’uccisione di almeno 859 palestinesi in cerca di cibo nelle vicinanze dei siti GHF tra il 26 maggio e il 31 luglio. L’esercito israeliano ha risposto che le sue truppe hanno sparato colpi di avvertimento contro persone che si sono avvicinate in modo “minaccioso”.

Il GHF ha ribadito che non ci sono state sparatorie nei siti di aiuto e ha accusato l’ONU di utilizzare statistiche “false e fuorvianti” fornite dal ministero della salute di Gaza gestito da Hamas.

Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha dichiarato lunedì 1° dicembre che la chiusura del GHF non avrebbe avuto “alcun impatto” sulle sue operazioni “perché non abbiamo mai lavorato con loro”.

Intanto arrivano le cifre aggiornate dell’offensiva militare israeliana dal 7 ottobre 2023. Secondo il ministero della Salute gestito da Hamas, sono state uccise più di 70.000 persone a Gaza. Un dato che non è possibile verificare con esattezza.

I giornalisti internazionali, infatti, sono stati bloccati da Israele e non possono entrare a Gaza in modo indipendente, quindi non sono in grado di verificare le cifre fornite da entrambe le parti.

San/Redazione

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