K metro 0 – Madrid – L’Annuario SGAE 2025 delle Arti Performative, Musicali e Audiovisive, presentato venerdì, fornisce un’analisi dettagliata dei dati relativi all’anno 2024. Giunto alla sua venticinquesima edizione, lo studio rappresenta una delle fonti più complete per comprendere le tendenze di consumo culturale in Spagna nel corso del XXI secolo, offrendo inoltre uno
K metro 0 – Madrid – L’Annuario SGAE 2025 delle Arti Performative, Musicali e Audiovisive, presentato venerdì, fornisce un’analisi dettagliata dei dati relativi all’anno 2024. Giunto alla sua venticinquesima edizione, lo studio rappresenta una delle fonti più complete per comprendere le tendenze di consumo culturale in Spagna nel corso del XXI secolo, offrendo inoltre uno sguardo retrospettivo sull’impatto della crisi del 2008 e, in particolare, sugli effetti della pandemia da COVID-19, evidenziando un panorama composto da settori in ripresa e altri ancora in difficoltà.
Secondo Juan José Solana, presidente della Fondazione SGAE, “l’impatto della pandemia ha generato un clima di timore tra le fasce di popolazione più anziane, mentre ha incoraggiato comportamenti più audaci tra i giovani”. Tale dinamica si riflette nei dati relativi alla partecipazione agli eventi culturali: il pubblico maturo appare ancora restio a tornare in teatro o al cinema, mentre tra i più giovani si registra una significativa crescita della fruizione di spettacoli musicali e di intrattenimento. “È un fenomeno analogo a quanto osservato nel secondo dopoguerra: un desiderio diffuso di evasione attraverso il divertimento”, ha aggiunto Solana.
Uno dei settori che mostra la ripresa più evidente è quello dei concerti di musica popolare, che nel 2024 hanno superato i livelli pre-pandemia, con un incremento del 32% rispetto al 2019. Questo dato è significativo sia in termini di affluenza che di incassi, e si accompagna a una crescita anche per i grandi festival, aumentati del 21% nello stesso periodo.
Rubén del Castillo, direttore generale della Fondazione SGAE, ha sottolineato che “le entrate fiscali legate ai concerti sono cresciute ben oltre il tasso d’inflazione: il pubblico è disposto a pagare di più, i biglietti si esauriscono in tempi brevissimi e gli organizzatori possono permettersi di ingaggiare artisti di fama internazionale”. Secondo Del Castillo, non si tratta di un fenomeno passeggero: “Si parla di una possibile bolla da oltre sette anni, ma i dati attuali indicano una tendenza consolidata”.
Sommando gli introiti di festival e concerti, il settore ha quasi raddoppiato gli incassi rispetto al 2019. “Ci troviamo in uno dei momenti più floridi per i concerti degli ultimi quarant’anni”, ha precisato Del Castillo. “Inoltre, la partecipazione è trasversale rispetto alle classi sociali ed è divenuta una voce di spesa prioritaria per i giovani”.
Anche il comparto della musica registrata vive una fase positiva, trainato principalmente dai ricavi derivanti dagli abbonamenti alle piattaforme di streaming, i quali continuano a crescere senza ancora mostrare segnali di saturazione.
Diversa la situazione per il settore cinematografico, dove, nonostante la crescita delle piattaforme digitali, gli incassi al botteghino hanno registrato un calo nel 2024, interrompendo un trend di recupero iniziato nel 2020. La flessione, pari al 2,2%, appare preoccupante non tanto per l’entità in sé, quanto per il segnale di inversione rispetto agli anni precedenti. Gli incassi si attestano ancora a un livello inferiore del 20% rispetto al 2019, e qualora questa tendenza non venga invertita, le sale cinematografiche dovranno necessariamente adattarsi a una nuova realtà di mercato.
Per quanto riguarda le arti performative, il numero di spettacoli offerti nel 2024 ha quasi eguagliato quello del 2019, segno di una sostanziale ripresa dell’attività produttiva. Tuttavia, i dati relativi al pubblico rivelano una situazione meno rosea: nel 2019 gli spettatori erano oltre 14 milioni, mentre nel 2024 si attestano poco sopra i 10 milioni. Sebbene il trend post-pandemico sia in crescita, la ripresa sembra rallentare. “Riteniamo che la ritrosia del pubblico più anziano nel tornare a teatro sia un fattore determinante”, ha osservato Del Castillo.
Il confronto con il 2008 evidenzia ancor più nettamente il calo: all’epoca gli spettatori delle arti performative superavano i 19 milioni, quasi il doppio rispetto al dato più recente. Un divario che sottolinea come, nonostante i segnali positivi, il settore abbia ancora molta strada da percorrere per tornare ai livelli di partecipazione precedenti alle grandi crisi del nuovo millennio.