Riyadh-Islamabad: il neo-asse di difesa ridisegna gli equilibri nella regione

Riyadh-Islamabad: il neo-asse di difesa ridisegna gli equilibri nella regione

K metro 0 – Londra – Quando il premier pakistano Shehbaz Sharif ha abbracciato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Riyadh, il gesto ha suggellato un accordo di portata storica. Il Security Mutual Defense Agreement (SMDA), firmato il 17 settembre, prevede che “qualsiasi aggressione contro uno dei due paesi sarà considerata un’aggressione contro

K metro 0 – Londra – Quando il premier pakistano Shehbaz Sharif ha abbracciato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Riyadh, il gesto ha suggellato un accordo di portata storica. Il Security Mutual Defense Agreement (SMDA), firmato il 17 settembre, prevede che “qualsiasi aggressione contro uno dei due paesi sarà considerata un’aggressione contro entrambi” e, come sottolineato dalla BBC, copre l’intero spettro militare: cooperazione nucleare, scambio di intelligence, addestramento e sviluppo industriale della difesa.

Questo accordo è il risultato di una cooperazione di lunga data e rigorosa tra l’Arabia Saudita e il Pakistan: dal “Trattato di amicizia” firmato nel 1951 all’accordo organizzativo del 1982 che ha permesso alle truppe pakistane di stazionare nel regno saudita per l’addestramento, siglato tre anni dopo la rivoluzione islamica in Iran.

Ma il patto attuale segna un salto di qualità. Secondo Ispionline.it, l’accordo risponde a tre obiettivi immediati: rafforzare la sicurezza del Golfo, inserire Islamabad – unica potenza nucleare islamica – nello scacchiere del Golfo, e proiettare Riyadh dentro le tensioni dell’Asia meridionale, dai confini indo-pakistani all’Afghanistan dei talebani.

Per l’Arabia Saudita, che da anni chiede senza successo garanzie di sicurezza a Washington, il patto è parte di una strategia di diversificazione. Serve a contenere l’Iran, dopo gli attacchi contro Saudi Aramco nel 2019 e contro la base Usa di Al Udeid in Qatar nel 2025, ma anche a proteggersi da Israele, la cui condotta militare sempre più imprevedibile alimenta timori in tutta la regione.

Per Islamabad, invece, l’intesa è una boccata d’ossigeno economico e politico: consolida la storica alleanza con Riyadh e garantisce linee di credito vitali in un momento di grave crisi finanziaria. Ma comporta anche rischi: potrebbe incrinare i rapporti con Stati Uniti e India, riaccendendo sospetti sulla proliferazione nucleare pakistana e spingendo Nuova Delhi ad avvicinarsi ulteriormente a Israele.

L’India, che importa dal regno il 18% del suo fabbisogno energetico, guarda con allarme all’abbraccio saudita a Islamabad. Nonostante i toni cauti del governo Modi, molti analisti avvertono che il progetto del Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), lanciato al G20 di Nuova Delhi, rischia di perdere slancio se Riyadh ricalibrerà le proprie priorità strategiche.

Intanto, non c’è stata alcuna reazione ufficiale da parte degli Usa all’accordo firmato solo pochi giorni dopo il raid aereo israeliano su Doha, che ha causato allarme nella regione circa l’affidabilità degli impegni di sicurezza americani nei confronti dei loro partner arabi.

Secondo l’emittente britannica, l’accordo potrebbe pertanto innescare un effetto domino: altri paesi del Medio Oriente e del Nord Africa potrebbero optare per patti simili per rafforzare la propria deterrenza. Per Ispionline.it, la mossa di Riyadh e Islamabad segna l’avvio di una fase di riallineamenti regionali che avvicina la monarchia saudita alla Cina e complica le relazioni con India e Stati Uniti.

Con il nuovo patto, Arabia Saudita e Pakistan hanno aperto un fronte inedito nello scenario geopolitico: una mossa che ridisegna gli equilibri di sicurezza tra Golfo e Asia, destinata a produrre conseguenze ben oltre i confini regionali.

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Joseph Villeroy
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