K metro 0 – Riyadh – Donald Trump è arrivato oggi, in Arabia Saudita, iniziando il primo importante viaggio internazionale del suo secondo mandato. Riyadh è la prima tappa nella regione del presidente americano, che è atteso anche in Qatar e negli Emirati arabi uniti. Trump è stato accolto all’aeroporto dall’erede al trono saudita, il
K metro 0 – Riyadh – Donald Trump è arrivato oggi, in Arabia Saudita, iniziando il primo importante viaggio internazionale del suo secondo mandato. Riyadh è la prima tappa nella regione del presidente americano, che è atteso anche in Qatar e negli Emirati arabi uniti.
Trump è stato accolto all’aeroporto dall’erede al trono saudita, il principe Mohammed bin Salman. Da parte americana c’erano anche il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, al Commercio Howard Lutnick e all’Energia Cjris Wright. Sono visibili misure di sicurezza rigorose attorno al centro congressi che ospita il forum sugli investimenti tra Usa e il Regno saudita.
Trump parteciperà oggi a una cerimonia di arrivo più formale con il principe ereditario, alla presentazione delle delegazioni, a un pranzo con gli amministratori delegati, a incontri bilaterali e alla firma dell’accordo della Corte Reale. Si prevede che terrà un discorso al Forum sugli investimenti e in seguito visiterà Dir’iyah e At-Turaif, siti patrimonio dell’umanità Unesco, prima di una cena con il principe ereditario.
Donald Trump, arriva in Arabia Saudita, con l’ambizioso obiettivo – indicato ad Axios da ex funzionari statunitensi e due funzionari arabi – di tornare a casa con accordi e promesse di investimento per un valore di mille miliardi di dollari. Tutti i media internazionali concordano sul fatto che il viaggio di Trump nel Regno Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti abbia prettamente una dimensione economica.
Messa in disparte per il momento – a causa della guerra a Gaza – l’espansione dei cosiddetti Accordi di Abramo con la normalizzazione, sembrata a un certo punto vicina, tra Arabia Saudita e Israele, Trump punta al jackpot, forte anche di un rapporto privilegiato con i tre Paesi alleati e proprietari di alcuni dei fondi sovrani più ricchi al mondo. Il principe ereditario Bin Salman, ha promesso 600 miliardi di dollari di investimenti negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni subito dopo l’insediamento del tycoon, che però non sembra accontentarsi. “L’ultima volta hanno investito 450 miliardi di dollari – ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale a marzo – Ma loro nel frattempo si sono arricchiti. Così ho detto ‘Ci andrò se pagherete mille miliardi di dollari alle aziende americane in quattro anni’, e loro hanno accettato”.
L’alleanza tra Stati Uniti e Regno saudita, dura da decenni ed “è stata una pietra angolare per la stabilità e la prosperità globali”, ha dichiarato l’ambasciatrice saudita negli Stati Uniti, la principessa Reema bint Bandar in un articolo pubblicato sul Washington Times. “Oggi, mentre il mondo affronta nuove sfide e conflitti, questo partenariato è più cruciale che mai”.
In Arabia Saudita si terrà un business forum con le imprese locali e statunitensi centrato su tecnologia, intelligenza artificiale ed energia. Nell’occasione si prevede che saranno firmati accordi che includeranno almeno 100 miliardi di dollari di forniture militari per missili, sistemi radar e aerei da trasporto (non a caso il mese scorso Trump ha firmato un ordine esecutivo per allentare le restrizioni sulle vendite di alcune armi), oltre a importanti intese nel settore energetico e minerario.
Il fondo sovrano saudita, il Public Investment Fund (Pif), che controlla asset per un valore di 925 miliardi di dollari, vanta già numerosi investimenti negli Stati Uniti. Tra questi Uber, la società di videogiochi Electronic Arts e la società di auto elettriche Lucid.
“Il Regno saudita non è più solo un acquirente di armi o un attore passivo negli affari globali. È un centro di diplomazia, un laboratorio di riforme e un partner per un ordine mondiale più equilibrato”, ha affermato l’analista politico saudita Ali Shihabi in un recente editoriale pubblicato da Fox News.
Anche in Qatar, secondo una fonte a conoscenza della questione, si prevede l’annuncio di investimenti per 200-300 miliardi di dollari, tra cui un accordo per aerei commerciali con Boeing e uno da due miliardi di dollari per l’acquisto di droni MQ-9 Reaper. Gli Emirati Arabi Uniti poi hanno già dichiarato a marzo che investiranno 1.400 milioni di dollari negli Stati Uniti nel prossimo decennio in settori come l’intelligenza artificiale, i semiconduttori, l’energia e la produzione manifatturiera.
Visitare i Paesi del Golfo in questo momento è più una questione economica che strategica, ma alcuni aspetti più geopolitici non potranno essere elusi dal Capo della Casa Bianca. A partire dalla guerra a Gaza e dalla questione nucleare iraniana, due temi centrali in questa parte di mondo. E poi la guerra in Ucraina, con le prospettive di un possibile faccia a faccia giovedì, in Turchia con la mediazione di Erdogan, tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.
Il Medio Oriente in cui arriva Trump, evidenzia la Bbc, è molto diverso da quello che visitò nel 2017 durante il suo primo mandato. Alcune dinamiche sono completamente cambiate, basti pensare proprio al dossier iraniano. Se otto anni fa i due leader di Arabia Saudita ed Emirati, Mohammed bin Salman e Mohammed bin Zayed, erano tra i fautori del ritiro statunitense dal Jcpoa – l’accordo sul nucleare firmato da Barack Obama nel 2015 – è plausibile che invece oggi premano su Trump affinché raggiunga un accordo con l’Iran, temendo una nuova guerra in Medio Oriente.
C’è infine sul tavolo il caso, esploso a poche ore dalla partenza di Trump per il Medio Oriente, dell’aereo di lusso – definito per lo sfarzo e le dimensioni un ‘palazzo volante’ – che la famiglia reale del Qatar starebbe per donare all’Amministrazione Usa e che dovrebbe fungere temporaneamente da nuovo Air Force One. “Un regalo”, l’ha definito Trump, che in un post su Truth ha respinto le critiche dei Democratici, parlando di “transazione pubblica e trasparente”.