K metro 0 – Baghdad – Ancora traballante la situazione in Iraq, il premier incaricato Mohammed Tawfiq Allawi, ha rinunciato a formare un nuovo governo. La sua decisione aggrava la crisi che da mesi è in corso e arriva all’indomani del lancio di nuovi razzi contro la sede dell’ambasciata Usa nella Green Zone a Baghdad,
K metro 0 – Baghdad – Ancora traballante la situazione in Iraq, il premier incaricato Mohammed Tawfiq Allawi, ha rinunciato a formare un nuovo governo. La sua decisione aggrava la crisi che da mesi è in corso e arriva all’indomani del lancio di nuovi razzi contro la sede dell’ambasciata Usa nella Green Zone a Baghdad, mentre nelle proteste antigovernative, le forze di sicurezza irachene hanno ucciso una persona e ferite altre 24.
Secondo quanto riportano i media iracheni, Allawi ha rinunciato, nelle ultime ore di ieri, a quella che definisce una missione “impossibile”, visto l’atteggiamento di “alcune formazioni politiche” di “pressioni politiche”, oltre ad essere “intenzionate a difendere i propri interessi particolari”. Per la terza volta in pochi giorni, il parlamento iracheno si è riunito ieri per votare la fiducia al governo proposto da Allawi, ma non si è raggiunto il quorum necessario per la votazione. Dal punto di vista istituzionale spetta ora, al capo dello Stato Barham Salih, risolvere il nodo del governo. In una dichiarazione data ieri sera, Il presidente della Repubblica irachena, Barham Salih, ha invitato le forze politiche a raggiungere in tempi brevi un accordo, per un’alternativa “accettabile a livello nazionale e nei tempi previsti dalla Costituzione”. Per conferire un nuovo incarico, infatti, il capo dello Stato avrà a disposizione 15 giorni di tempo. Salih ha anche sottolineato la necessità che il nuovo governo sia in grado di affrontare “i grandi problemi” del Paese.
Il premier uscente, Abdel Mahdi, ha già confermato che da oggi lascerà l’incarico di primo ministro incaricato. Con l’uscita di scena di Allawi, la carica rimane vacante. Nel frattempo, le forze di sicurezza irachene hanno lanciato una vasta operazione per smantellare le ultime cellule dello Stato islamico.
La formazione di un nuovo esecutivo indipendente, da parte di Allawi, avrebbe dovuto mettere la parola fine alle proteste antigovernative che si protraggono nell’Iraq centro-meridionale dallo scorso settembre, causando finora centinaia di morti. La zona, a larga maggioranza sciita, vede proteste popolari contro la corruzione e il caro-vita. La repressione governativa e quella attribuita a miliziani locali filoiraniani, è finora costata la vita a circa 550 persone, tra manifestanti e attivisti.
Lo scorso febbraio, l’Iraq ha esportato oltre 98 milioni di barili di petrolio greggio, con circa 5 miliardi di dollari di entrate, in netto calo rispetto ai mesi precedenti. Lo si apprende da un comunicato del ministero del Petrolio, secondo cui la media è stata di 3,4 milioni di barili esportati al giorno a un prezzo di 51,37 dollari al barile.