Eurozona: produzione industriale al ribasso, rischio recessione

Eurozona: produzione industriale al ribasso, rischio recessione

K metro 0 – Londra – È tempo per l’Unione di fare attenzione al settore delle industrie. Gli ultimi dati ufficiali mostrano che il recente dissesto della produzione industriale, diffuso in tutti i 19 paesi dell’eurozona, sta alimentando le possibilità di parlare di recessione, anche prima di tutti quei danni che potrebbero generarsi in caso

K metro 0 – Londra – È tempo per l’Unione di fare attenzione al settore delle industrie. Gli ultimi dati ufficiali mostrano che il recente dissesto della produzione industriale, diffuso in tutti i 19 paesi dell’eurozona, sta alimentando le possibilità di parlare di recessione, anche prima di tutti quei danni che potrebbero generarsi in caso di Brexit.

La produzione industriale dell’eurozona, stimata a dicembre, è diminuita del 4,2% rispetto all’anno precedente, destando non poche preoccupazioni per i governi di tutti i paesi, in un momento per l’economia del blocco non affatto semplice, dovendo affrontare le prospettive di un crollo economico della Gran Bretagna, qualora esca dall’UE senza un accordo. Da novembre 2009, il tasso annuo di decremento della produzione per il 2018 è stato il peggiore in assoluto; inoltre, nel mese di dicembre, rispetto al mese precedente, è stato registrato un calo della produzione pari allo 0,9%, rispetto a un pronostico dello 0,4%.

Questi numeri non riguardano un solo settore o un solo paese, ma sono indicativi di una situazione ad ampio raggio di indagine. Le prospettive per l’eurozona sono decisamente peggiorate negli ultimi mesi, per vari fattori, tra cui il timore di una catastrofe economica generato dalle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali in tutto il mondo, compresa l’Europa. Se a questo aggiungiamo il timore per il no deal della Gran Bretagna, le nuove norme sulle emissioni inquinanti per le automobili e, in generale, gli squilibri politici e le tensioni pre-elezioni, il quadro che ne viene fuori è decisamente instabile.

Andrew Kenningham, capo economista europeo di Capital Economics, ha dichiarato che “la crisi servirà a mantenere vive le preoccupazioni su una possibile recessione della zona euro”, aggiungendo poi che “il rischio di una vera e propria recessione è chiaramente aumentato”.

Riguardo la Brexit, uno studio pubblicato da un gruppo di ricerca, l’Oxford Economics, riporta che le industrie che si interfacciano col consumatore e che fanno molto affidamento sugli scambi con il Regno unito sono “particolarmente vulnerabili”, qualora vi fosse un crollo della Gran Bretagna senza una transizione su base concorde.

“Il colpo più duro sarebbero le piccole economie aperte come l’Irlanda e le industrie di beni di consumo ad alta tariffa come il settore automobilistico, tessile, dell’abbigliamento e degli alimenti e bevande”, ha affermato Stephen Foreman, economista senior presso Oxford Economics. L’esperto ha affermato che una Brexit no deal farebbe perdere alla produzione dell’eurozona ben 0,3 punti percentuali entro il 2020, rispetto alle previsioni di partenza, mettendo le industrie a dura prova e sotto lo scacco di una recessione più intensa del previsto.

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