Spagna, il premier Sánchez nella bufera: elezioni anticipate?

Spagna, il premier Sánchez nella bufera: elezioni anticipate?

K metro 0 – Madrid – La raffica di denunce per molestie sessuali rappresenta un grave problema per il presidente del governo Pedro Sánchez, che non vedrà l’ora, a questo punto, che inizino le vacanze invernali. Il Partito Socialista al governo in Spagna è stato difatti travolto da una valanga di scandali legati a molestie

K metro 0 – Madrid – La raffica di denunce per molestie sessuali rappresenta un grave problema per il presidente del governo Pedro Sánchez, che non vedrà l’ora, a questo punto, che inizino le vacanze invernali.

Il Partito Socialista al governo in Spagna è stato difatti travolto da una valanga di scandali legati a molestie sessuali che hanno portato alle dimissioni o al licenziamento di sindaci, leader regionali e persino funzionari impiegati nel palazzo del primo ministro.

Gli scandali stanno anche provocando gravi fratture all’interno del governo di coalizione e dell’alleanza parlamentare di Sánchez: persino i suoi collaboratori più fidati gli chiedono di apportare cambiamenti radicali o di indire elezioni anticipate.

L’estrema sinistra Sumar, partner minore nella coalizione di governo di Sánchez, ha dichiarato venerdì scorso che è necessario un “profondo rimpasto di gabinetto” per rompere definitivamente con il marciume. Aitor Esteban, presidente del Partito Nazionalista Basco – uno dei partner parlamentari più affidabili del governo – ha affermato che se i socialisti non riusciranno a fermare la “emorragia quotidiana di notizie”, si dovranno indire elezioni anticipate.

Oggi Sánchez ha tenuto una conferenza stampa dalla Moncloa per fare il consueto bilancio di fine anno, proprio nel momento più critico per l’esecutivo.

Il giorno prima, in un comizio del Partito Socialista per le elezioni in Estremadura, Sánchez aveva assicurato che questo governo “conviene” alla gente: “È un onore governare, anche se in un momento così turbolento”. Sumar insiste tuttavia per un profondo rinnovamento del governo e il PNV gli chiede di fermare l’“emorragia” di scandali o di andare alle elezioni.

Il movimento #MeToo dei socialisti spagnoli è in forte pressing nei confronti del governo Sánchez. C’è da dire che i socialisti spagnoli non sono nuovi agli scandali. Negli ultimi due anni, ad esempio, sono stati nel mirino della presunta appropriazione indebita di fondi pubblici da parte dell’ex ministro dei Trasporti José Luis Ábalos e del leader del partito Santos Cerdán, entrambi i quali si dichiarano innocenti. Sánchez ha superato tali momenti di turbolenza insistendo sul fatto che i casi di corruzione sono limitati a poche mele marce e sostenendo che solo il suo governo può mantenere il Paese su una traiettoria socialmente liberale.

Ma la portata degli scandali di molestie sessuali rivelati negli ultimi giorni, che hanno coinciso con le retate anticorruzione negli edifici governativi, rappresenta davvero una sfida unica per il primo ministro. Ci sono seri dubbi che la strategia di Sánchez di “mantenere la rotta” sarà sufficiente per far superare al suo governo questo ultimo terremoto politico.

Politico.eu ricorda che quando Sánchez è salito al potere nel 2018, si è vantato di guidare “il governo più femminista della storia”, con 11 dei 17 ministeri del Paese guidati da donne. Negli ultimi sette anni, i suoi governi seguenti hanno approvato leggi per garantire l’equilibrio di genere in settori chiave, combattere la violenza di genere e promuovere l’uguaglianza di genere all’estero.

Ma le azioni di alcuni compagni socialisti di Sánchez stanno alimentando un crescente scetticismo sul fatto che il partito di governo rispetti veramente le donne. L’estate scorsa il premier ha chiesto scusa ai suoi sostenitori ed espresso la sua “vergogna” dopo la pubblicazione di intercettazioni telefoniche in cui, secondo la polizia spagnola, si sentiva l’ex ministro dei Trasporti Ábalos descrivere i suoi incontri con prostitute. Ábalos s’è difeso spiegando che le registrazioni sono state manipolate e che la voce non è la sua.

E non è finita. Settimane dopo le denunce di molestie sessuali, un altro collaboratore di lunga data del primo ministro, Francisco Salazar, è stato costretto a dimettersi proprio il giorno in cui avrebbe dovuto assumere un nuovo ruolo come uno dei massimi leader del partito. Lo scandalo è riemerso questo mese dopo che i media spagnoli hanno rivelato che il partito aveva rallentato le indagini sui presunti abusi commessi da Salazar, che si dichiara innocente.

La settimana scorsa Sánchez ha dichiarato di assumersi la “responsabilità personale” per l’indagine fallimentare e si è scusato per non aver contattato le vittime di Salazar. Ha anche ordinato il licenziamento di Antonio Hernández, un funzionario impiegato nel palazzo del primo ministro che le vittime di Salazar avevano indicato come presunto “complice” del molestatore. Hernández nega però l’accusa.

Insomma, i tentativi di Sánchez di contenere la situazione non sembrano aver placato l’indignazione per l’incapacità del partito di affrontare i presunti abusi di Salazar, e la frustrazione ha portato alla nascita di una versione del movimento #MeToo all’interno delle file dei socialisti.

Negli ultimi giorni, il leader del partito a Torremolinos è stato sospeso dal suo incarico dopo essere stato denunciato per molestie sessuali da un assessore, che ha anche accusato i socialisti di non aver agito quando lei aveva segnalato per la prima volta i presunti abusi la scorsa estate. Anche il sindaco di Belalcázar si è dimesso in seguito alla pubblicazione di messaggi sessualmente espliciti inviati a una dipendente comunale, e l’avvio di un’indagine per presunte molestie ha spinto il vice segretario dei socialisti nella provincia di Valencia a lasciare il partito. Ma i tre funzionari negano le accuse mosse contro di loro.

Nel corso della discussione del bilancio, intanto, il segretario generale del PP, Miguel Tellado, ha affermato sui social network che il presidente Pedro Sánchez “ha dimenticato di includere nel suo bilancio i dati più importanti”, come il “numero di socialisti arrestati e incarcerati”, gli imputati “nei diversi scandali del PSOE” o le “perquisizioni nelle sedi del governo e delle aziende pubbliche”, tra gli altri.

di Sandro Doria

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