Perù, Stato di emergenza: il presidente Jerí “dalla difesa all’attacco”

Perù, Stato di emergenza: il presidente Jerí “dalla difesa all’attacco”

K metro 0 – Lima – Tra violenza, manifestazioni e instabilità politica, il Perù sta vivendo un periodo di grandi tensioni e incertezze. Sono passate più di 48 ore da quando il presidente José Jerí ha dichiarato lo stato di emergenza a Lima e nella vicina città di Callao per un periodo di 30 giorni,

K metro 0 – Lima – Tra violenza, manifestazioni e instabilità politica, il Perù sta vivendo un periodo di grandi tensioni e incertezze. Sono passate più di 48 ore da quando il presidente José Jerí ha dichiarato lo stato di emergenza a Lima e nella vicina città di Callao per un periodo di 30 giorni, nel tentativo di gestire le proteste e le ondate di violenza che hanno scosso il paese nelle ultime settimane. Al momento, infatti, le strade della capitale peruviana sono presidiate da militari e polizia, ma il futuro del paese rimane un interrogativo.

Il neopresidente Jerí, ex leader del parlamento, è subentrato il 10 ottobre all’ex presidente Dina Boluarte, rimossa dall’incarico per mano del Congresso peruviano lo stesso giorno, dopo un processo di impeachment dovuto all’incapacità di contenere la violenza e la criminalità. Il paese era già in subbuglio da settimane per alcune proteste che vedono come protagonista la cosiddetta generazione Z, ossia la fascia dei giovani sotto i 30 anni.

I manifestanti, che hanno come bersaglio la corruzione del potere e la criminalità, si sono radunati giovedì scorso nella capitale per chiedere le dimissioni del nuovo capo di stato. Il presidente ha però dichiarato di non voler dimettersi, nonostante la rabbia delle proteste abbia causato un centinaio di morti, tra cui agenti di polizia e alcuni giornalisti.

“Negli ultimi anni la criminalità è cresciuta in modo sproporzionato, causando enormi sofferenze a migliaia di famiglie e danneggiando anche il progresso del Paese”, ha affermato Jerí per motivare lo stato di emergenza. Egli ha inoltre dichiarato che “le guerre si vincono con i fatti, non con le parole”, per poi spiegare che sarebbe passato “dalla difesa all’attacco”.

Oltre a una maggiore presenza di militari e forze dell’ordine per le strade, lo stato di emergenza prevede la sospensione di diversi diritti costituzionali, tra cui la libertà di riunione e di protesta, vietando anche attività quotidiane come la possibilità di viaggiare in due adulti sulla stessa moto. Questa situazione limita inoltre le visite ai detenuti in carcere e consente l’interruzione della corrente elettrica nelle celle, fatta eccezione per l’illuminazione.

Le critiche verso questo provvedimento sono diffuse. Nel 2024 anche il governo di Dina Boluarte aveva dichiarato lo stato di emergenza a marzo, prorogandolo addirittura fino a maggio. La misura si era dimostrata tuttavia inutile nel contrastare la criminalità e l’instabilità politica, in un paese che dal 2016 non vede un presidente riuscire a completare il mandato.

Negli ultimi anni, il Perù ha visto un aumento della criminalità, come estorsioni violente, omicidi e aggressioni in luoghi pubblici. Tra gennaio e settembre, la polizia ha segnalato 1.690 casi di omicidio, dato in crescita rispetto ai 1.502 dello stesso periodo nel 2024.  Inoltre, il paese vede una povertà diffusa, soprattutto nella popolazione rurale. Secondo i dati del 2023 della Word Bank, il 25% dei peruviani vive sotto la soglia di povertà nazionale, ossia senza potersi permettere i bisogni fondamentali di base.

In questo momento la situazione del Perù si trova in divenire. Tuttavia, qualsiasi siano i risvolti dello stato di emergenza, i vertici dello Stato andino saranno alle prese con un paese complicato da governare, tra malcontento, povertà diffusa e preoccupanti differenze sociali. 

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Edoardo Adario
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