K metro 0 – Londra – Il direttore generale dell’MI5, l’ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito, Ken McCallum, ha dichiarato che i suoi agenti hanno “sventato un’operazione collegata a Pechino” solo nell’ultima settimana, ribadendo che non “si tirerà mai indietro” nell’affrontare le minacce provenienti dalla Cina. Il direttore McCallum ha rivelato
K metro 0 – Londra – Il direttore generale dell’MI5, l’ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito, Ken McCallum, ha dichiarato che i suoi agenti hanno “sventato un’operazione collegata a Pechino” solo nell’ultima settimana, ribadendo che non “si tirerà mai indietro” nell’affrontare le minacce provenienti dalla Cina.
Il direttore McCallum ha rivelato che il numero di persone nel Regno Unito sotto indagine per “attività di minaccia statale”, inclusi casi legati a Russia e Iran, è aumentato del 35 per cento nell’ultimo anno. Commentando il recente crollo del processo contro due cittadini britannici accusati di spionaggio per la Cina, ha ammesso di essere “frustrato quando le opportunità di perseguire attività che minacciano la sicurezza nazionale non vengono seguite” ma ha precisato che l’MI5 ha comunque “interrotto con successo” l’operazione di spionaggio.
Il direttore generale dell’MI5, ha avvertito infine che “la minaccia degli Stati ostili sta crescendo” e sta diventando “tanto pericolosa quanto il terrorismo”.
Nel frattempo, – secondo quanto riporta Nova – le tre dichiarazioni testimoniali del vice consigliere per la sicurezza nazionale Matthew Collins, pubblicate ieri sera, ricostruiscono il caso contro Christopher Cash, 30 anni, ex ricercatore parlamentare, e Christopher Berry, 33 anni, accademico, accusati di aver scambiato informazioni con un alto funzionario del Partito Comunista Cinese vicino a Xi Jinping.
In un messaggio, Cash avrebbe detto a Berry: “Ora ti trovi in territorio da spie”. Entrambi gli imputati hanno negato di essere coinvolti nel caso. Cash ha denunciato di essere stato messo in una “situazione impossibile”, affermando: “Non ho avuto la possibilità di avere un processo pubblico per dimostrare la mia innocenza. Non dovrei essere sottoposto a un processo mediatico”.
La Cina, attraverso il portavoce del ministro degli Esteri, Lin Jian, ha replicato che “si oppone fermamente alla diffusione di narrazioni sullo spionaggio cinese”.