K metro 0 – Londra – Un nuovo strumento di intelligenza artificiale sviluppato dal governo britannico ha permesso di recuperare quasi 500 milioni di sterline di fondi pubblici sottratti da frodi nell’ultimo anno, secondo quanto riportato dalla BBC. Più di un terzo della somma – circa 186 milioni – è legata a truffe durante la
K metro 0 – Londra – Un nuovo strumento di intelligenza artificiale sviluppato dal governo britannico ha permesso di recuperare quasi 500 milioni di sterline di fondi pubblici sottratti da frodi nell’ultimo anno, secondo quanto riportato dalla BBC.
Più di un terzo della somma – circa 186 milioni – è legata a truffe durante la pandemia di Covid-19, mentre il resto proviene da richieste indebite di sgravi fiscali e da subaffitti illegali di alloggi sociali. Secondo Downing Street, si tratta della cifra più alta mai recuperata dalle squadre antifrode in dodici mesi.
Lo strumento antifrode del Regno Unito
Il sistema, battezzato Fraud Risk Assessment Accelerator, è stato sviluppato all’interno del Gabinetto del Primo Ministro e permette di incrociare i dati dei diversi dipartimenti per individuare anomalie e vulnerabilità nelle politiche pubbliche. L’obiettivo è prevenire le frodi prima ancora che possano verificarsi, rendendo i programmi “a prova di truffa”.
Il ministro Josh Simons presenterà i risultati oggi 24 settembre a un vertice antifrode organizzato insieme a Stati Uniti, Canada e Australia. Proprio questi Paesi, insieme alla Nuova Zelanda, sarebbero pronti ad adottare lo strumento su licenza.
Il governo britannico ha promesso che i fondi recuperati saranno reinvestiti in settori chiave come sanità, istruzione e sicurezza. Ma non mancano le critiche: organizzazioni per i diritti civili temono che l’uso massiccio dell’IA nella pubblica amministrazione possa portare a discriminazioni, ricordando i casi recenti di algoritmi rivelatisi ingiusti nei confronti di fasce vulnerabili della popolazione.
Il precedente dei prestiti Covid
Una parte rilevante delle somme recuperate riguarda i prestiti Bounce Back, concessi fino a 50.000 sterline per aiutare le piccole imprese durante l’emergenza sanitaria. Il programma, accusato di essere troppo permissivo, è stato sfruttato da migliaia di società fittizie create solo per incassare i fondi pubblici senza poi restituirli.
Secondo il Cancelliere Rachel Reeves, durante la pandemia sarebbero andati persi oltre 7 miliardi di sterline per frodi e abusi. I risultati annunciati oggi rappresentano quindi solo un primo passo rispetto alla portata complessiva del problema.
L’ambizione miliardaria di OpenAI
Mentre Londra esulta per i risparmi ottenuti grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, dall’altra parte dell’Atlantico si ragiona sulle dimensioni faraoniche delle infrastrutture necessarie a sostenere questa tecnologia.
Secondo il Wall Street Journal, OpenAI avrebbe tracciato un piano che prevede fino a mille miliardi di dollari di investimenti per nuovi data center e capacità di calcolo. Solo in Texas, ad Abilene, un cantiere da otto centri di supercalcolo è in fase avanzata, con turbine a gas e migliaia di operai al lavoro giorno e notte. Una volta completato, il sito dovrebbe garantire 900 megawatt di potenza, la più alta mai raggiunta da un’infrastruttura di questo tipo.
Oracle, SoftBank e Nvidia sono coinvolti nel progetto, con quest’ultima che fornisce le GPU di ultima generazione al centro della potenza computazionale. Entro tre anni, la capacità della piattaforma Stargate di OpenAI potrebbe raggiungere 7 gigawatt, con un investimento complessivo superiore ai 400 miliardi di dollari.
Tra promesse e contraddizioni
Secondo le stime interne, però, il fabbisogno energetico futuro potrebbe arrivare a 100 gigawatt: una scala che porterebbe i costi potenziali fino a 5.000 miliardi di dollari. «Non abbiamo ancora capito come finanziare questa rivoluzione», ha ammesso il ceo Sam Altman, riconoscendo che la corsa all’IA comporta sfide economiche e ambientali senza precedenti.
Il bivio è chiaro: da un lato, la promessa di una nuova rivoluzione industriale capace di generare innovazione e posti di lavoro; dall’altro, consumi energetici paragonabili a quelli di intere metropoli, tensioni sociali nelle comunità coinvolte e un rischio finanziario che nessun attore privato ha mai affrontato prima.
di Sandro Doria