L’Indonesia al crocevia delle energie rinnovabili

L’Indonesia al crocevia delle energie rinnovabili

Una sfida per il futuro ambientale del paese in cui entrano anche Cina e Stati Uniti K metro 0 – Giacarta – Il più grande esportatore di carbone al mondo, l’Indonesia, sta cambiando rotta, un punto di svolta non solo per il suo futuro climatico, ma anche per definire quale superpotenza mondiale definirà i termini

Una sfida per il futuro ambientale del paese in cui entrano anche Cina e Stati Uniti

K metro 0 – Giacarta – Il più grande esportatore di carbone al mondo, l’Indonesia, sta cambiando rotta, un punto di svolta non solo per il suo futuro climatico, ma anche per definire quale superpotenza mondiale definirà i termini degli accordi energetici nei paesi in via di sviluppo.

Nel 2023, le aziende cinesi hanno firmato accordi per oltre 54 miliardi di dollari con la società di servizi statale indonesiana PLN, mentre la visita del presidente indonesiano Prabowo Subianto a Pechino nel 2024 ha aggiunto impegni per 10 miliardi di dollari.

Le aziende cinesi si stanno rapidamente integrando nella filiera dell’energia pulita indonesiana, dall’energia solare e dall’estrazione di minerali essenziali ai veicoli elettrici, noti anche come EV.

In questo processo di ammodernamento un altro attore è entrato in azione, gli USA, che fanno sentire la propria influenza concentrandosi su accordi bilaterali per trasferire tecnologia e know- how

L’obiettivo è aiutare l’Indonesia ad abbandonare il carbone, che contribuisce al 3,6% del PIL del paese; con investimenti che superano di gran lunga i 20 miliardi di dollari del Just Energy Transition Partnership, o JETP, firmato nel 2022 tra l’Indonesia e un gruppo di nazioni ricche.

Gli Stati Uniti essendo il principale produttore mondiale di petrolio hanno promosso il gas naturale liquefatto, o GNL, nell’ambito dei colloqui volti a scongiurare i dazi doganali per l’Indonesia cercando di promuovere il proprio “dominio energetico” in modo da contrastare e ridurre la dipendenza da potenziali rivali come la Cina.

Mentre Pechino punta sulle energie rinnovabili per consolidare il ruolo di principale fornitore di tecnologie per l’energia pulita, garantendo anche posti di lavoro, la strada intrapresa dagli Stati Uniti rischia di aumentare la dipendenza dai combustibili fossili, dopo che Trump ha smantellato le politiche climatiche dell’era Biden, motivo per il quale i funzionari indonesiani si sono chiesti perché dovrebbero intraprendere la transizione se l’America non lo sta facendo, come ha affermato Putra Adhiguna, ricercatore ed esperto di finanza energetica e della transizione energetica in Asia.

La Cina, dunque, rappresenta una nuova strada da percorrere perché offre una “versione diversa di sicurezza energetica“, sostituendo i combustibili fossili di importazione con pannelli solari che generano elettricità per decenni, secondo quanto ha affermato Adhiguna.

Il gruppo cinese BTR New Material ha lanciato nel 2024 una fabbrica da 478 milioni di dollari nella produzione di materiali anodici per batterie di veicoli elettrici con la promessa di creare circa 8.000 posti di lavoro, mentre quest’anno è stata inaugurata una fabbrica di pannelli solari da LONG con una capacità annua di 1,6 gigawatt.

Dinita Setyawati, analista energetica specializzata nel Sud-est asiatico presso il think tank Ember  ha dichiarato “Si tratta di un cambiamento di sistema”, ciò significa che un paese potrebbe acquistare pannelli solari dalla Cina e ricaricare le proprie auto elettriche prodotte in Cina con energia pulita.

Si tratta di progetti che vengono implementati rapidamente, in linea con i cicli politici quinquennali dell’Indonesia, anche se gli investitori occidentali offrono maggiori garanzie.

Ma è sulle rinnovabili che il mercato tende ad andare, mercato di cui la Cina è il traino, come dimostrato da POWERCHINA che nel 2024 ha costruito un parco solare da 100 megawatt in soli sette mesi.

Dal loro canto gli Stati Uniti hanno promesso intorno ai 2 miliardi di dollari, di cui circa la metà è ancora accessibile tramite garanzie sui prestiti, come affermato da Jordan Lee del Tony Blair Institute for Global Change di Giacarta.

Il JETP avrebbe dovuto coprire solo una parte dei circa 97 miliardi di dollari necessari. Gli investimenti esteri erano fondamentali, dato il modesto settore solare ed eolico indonesiano, che rappresenta un percentuale piuttosto bassa del settore energetico pari allo 0,24% dell’energia totale, rispetto al 3,8% delle Filippine e al 13% del Vietnam.

Secondo quanto affermato da Lee l’iniziativa JETP ha agito anche da quadro unificante tra le parti interessate facilitando le partnership dell’Indonesia con nuovi paesi come: Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

 

di Cristian Arni

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: