K metro 0 – Doha – L’attacco israeliano ad una nazione di importanza strategica come il Qatar deve preoccuparci seriamente, Benjamin Netanyahu è fuori controllo. L’aspetto più inquietante dell’intera vicenda riguarda il possibile coinvolgimento degli Stati Uniti. Secondo diverse fonti diplomatiche, l’operazione sarebbe stata condotta con il via libera dell’amministrazione americana. Un dettaglio che, se
K metro 0 – Doha – L’attacco israeliano ad una nazione di importanza strategica come il Qatar deve preoccuparci seriamente, Benjamin Netanyahu è fuori controllo. L’aspetto più inquietante dell’intera vicenda riguarda il possibile coinvolgimento degli Stati Uniti. Secondo diverse fonti diplomatiche, l’operazione sarebbe stata condotta con il via libera dell’amministrazione americana. Un dettaglio che, se confermato, trasformerebbe completamente la natura dell’attacco, da iniziativa unilaterale a operazione coordinata con la principale potenza mondiale. Tuttavia, in un post sui social media, Trump ha insistito sul fatto di non aver avuto alcun ruolo nell’attacco. “Questa è stata una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me”, ha scritto sul suo social network Truth.
Trump, ha affermato che la sua amministrazione aveva cercato di avvertire il Qatar dell’attacco, ma “purtroppo era troppo tardi”. Doha ha replicato: “Le dichiarazioni che circolano sul fatto che il Qatar sia stato informato in anticipo dell’attacco sono errate. La chiamata che abbiamo ricevuto da un funzionario Usa è arrivata nel momento in cui si sentivano i suoni delle esplosioni dell’attacco israeliano a Doha”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Majid al-Ansari.
Partendo dall’obiettivo pubblico di Tel Aviv, che occorre distruggere Hamas e conseguentemente qualsiasi soggetto che con essa abbia rapporti, allora il piano di Israele e ampio e bisogna guardare in varie direzioni. Secondo il nuovo vocabolario bellico del governo israeliano e la nuova mappa del Medio Oriente proposta ostentatamente da Netanyahu all’ultima assemblea generale delle Nazioni Unite, spiega bene, siamo solo all’inizio. Basti leggere i nomi delle varie operazioni militari israeliane, fino a quella contro Doha, denominata “Atzeret HaDin” che significa “Giorno del Giudizio”. È evidente che questo ci porterebbe davvero sull’orlo della Terza guerra mondiale, perché l’intento reale di Netanyahu è quello di mettere le mani sull’intera regione.
L’Egitto e la Turchia – Secondo il Wall Street Journal – avevano avvertito Hamas di possibili attacchi israeliani e hanno chiesto misure di sicurezza più severe in Qatar, dove la delegazione negoziale stava discutendo la proposta di Washington per un cessate il fuoco a Gaza.
Il Qatar e l’Egitto sono mediatori chiave nello sforzo di porre fine alla guerra a Gaza. Il Qatar ha ospitato per anni la leadership politica di Hamas a Doha, anche su richiesta degli Stati Uniti di favorire i negoziati tra il gruppo militante e Israele.
Intanto, il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim al-Thani, ha definito il raid “terrorismo di Stato” e accusato Netanyahu di aver “ucciso ogni speranza per gli ostaggi”. “Stavo incontrando una delle famiglie degli ostaggi la mattina dell’attacco. Contavano su questa mediazione, non hanno altra speranza”, ha detto al-Thani, sottolineando il peso della rottura diplomatica.
La capitale qatariota è diventata in queste ore il centro dell’emergenza e della diplomazia del Golfo, Netanyahu «deve essere consegnato alla giustizia», ha aggiunto al-Thani, ricordando il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale, e ha annunciato che Doha valuterà una risposta con “i partner della regione”. Il Regno Unito, Russia e Cina hanno condannato l’attacco, mentre i governanti della regione si sono recati in Qatar in segno di solidarietà.
Il tutto accade mentre l’Europa attraversa una fase di debolezza strategico-politica, e i vertici di Israele se ne approfittano: è evidente la tentazione di Netanyahu di sondare la capacità di reazione europea e mondiale, sullo sfondo di un possibile conflitto esteso a tutto il Medio Oriente, con il solito scenario: un solo vincitore, il cattivo sconfitto e due sostenitori, con una marea di morti seguita dalla consueta frase dei “danni collaterali”.