K metro 0 – Londra – A Parigi Volodymyr Zelensky ha incontrato Emmanuel Macron, Keir Starmer e altri leader europei, insieme all’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, incaricato di seguire i colloqui di pace. Sul tavolo la questione più spinosa: quali garanzie di sicurezza offrire all’Ucraina in vista di un eventuale cessate il fuoco.
K metro 0 – Londra – A Parigi Volodymyr Zelensky ha incontrato Emmanuel Macron, Keir Starmer e altri leader europei, insieme all’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, incaricato di seguire i colloqui di pace. Sul tavolo la questione più spinosa: quali garanzie di sicurezza offrire all’Ucraina in vista di un eventuale cessate il fuoco.
La Francia e il Regno Unito spingono con la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” per una forza europea di rassicurazione. Ma tutti sanno che senza l’appoggio americano l’iniziativa rischia di restare un guscio vuoto. Macron ha detto chiaramente che il lavoro tecnico è stato completato: ora serve solo una decisione politica. “Siamo pronti a fornire garanzie all’Ucraina nel giorno in cui sarà firmata la pace”, ha dichiarato.
Starmer ha ribadito un “impegno indissolubile” verso Kiev e la volontà di fornire missili a lungo raggio, ma non è ancora chiaro fino a dove i Paesi europei siano disposti a spingersi. Tra le ipotesi, l’invio di truppe, seppur solo nelle retrovie per addestrare i soldati ucraini. Un passo che comporterebbe comunque rischi notevoli, vista la minaccia costante di missili e droni russi.
Il capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak, ha chiesto garanzie “forti ed efficaci” su tutti i fronti: terra, mare, aria e cyberspazio. Anche il segretario generale della NATO, Mark Rutte, intervenuto da remoto, ha avvertito: “L’Europa non può essere ingenua su Putin, lo vediamo ogni giorno in Ucraina”.
Intanto, nella notte di giovedì, la Russia ha lanciato 112 droni da combattimento ed esca: 84 sono stati abbattuti. Mosca ha poi espulso un diplomatico estone, in ritorsione a una decisione analoga di Tallinn.
Il nodo Trump
La presenza dell’inviato di Trump non ha sbloccato i colloqui. Dopo il faccia a faccia di agosto con Putin in Alaska, l’ex presidente ha smesso di chiedere un cessate il fuoco, limitandosi a parlare di un vago “accordo di pace”. Una posizione che di fatto avvicina Washington alle tesi del Cremlino e complica la linea europea.
Gli esperti avvertono che discutere di piani operativi senza un cessate il fuoco è “impossibile”. François Heisbourg, analista francese, ha ricordato che nessuna truppa occidentale verrà inviata in prima linea senza un quadro chiaro. Londra ha stimato che una forza di rassicurazione richiederebbe almeno 10.000 soldati, fino a 30.000 considerando rotazioni e riposi. Una brigata britannica ne garantirebbe circa 5.000, ma ciò equivarrebbe al 30% delle forze schierabili del Regno Unito: un impegno politicamente pesante.
Per ora, dunque, restano solo ipotesi e promesse. L’adesione dell’Ucraina alla NATO non è sul tavolo, e le garanzie di sicurezza sembrano ridursi a forniture di armi e munizioni. “Non esiste una soluzione facile – ha spiegato Ed Arnold del RUSI – e nessuna delle opzioni, soprattutto per gli europei, è davvero buona”.
di Sandro Doria