Tusk e von der Leyen al confine polacco: l’Ue spinge sui fondi per la difesa

Tusk e von der Leyen al confine polacco: l’Ue spinge sui fondi per la difesa

K metro 0 – Varsavia – Donald Tusk e Ursula von der Leyen si sono presentati fianco a fianco domenica 31 agosto a Ozierany Małe, lungo il confine tra Polonia e Bielorussia. Una visita carica di simboli, visto che cadeva nel 45° anniversario degli accordi di Solidarność, ma anche molto concreta: al centro ci sono

K metro 0 – Varsavia – Donald Tusk e Ursula von der Leyen si sono presentati fianco a fianco domenica 31 agosto a Ozierany Małe, lungo il confine tra Polonia e Bielorussia. Una visita carica di simboli, visto che cadeva nel 45° anniversario degli accordi di Solidarność, ma anche molto concreta: al centro ci sono i soldi europei per la difesa e il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione.

Il primo ministro polacco, con alle spalle la barriera in acciaio alta cinque metri e mezzo che Varsavia ha eretto su 186 chilometri di confine, ha paragonato la sfida di oggi a quella del 1980. “Questo confine è importante ora come allora”, ha detto, richiamando lo spirito di Solidarność e legandolo al fronte di resistenza contro Russia e Bielorussia. Poco prima della conferenza stampa era arrivato l’allarme: soldati bielorussi avvistati nei paraggi. Le autorità polacche avevano pensato di spostare tutto, ma Tusk ha tirato dritto: “Nessuna concessione”.

Von der Leyen, dal canto suo, ha colto l’occasione per parlare di numeri. Ha ricordato che 19 Paesi dell’Unione, compresa la Polonia, hanno già aderito al programma SAFE, il meccanismo di prestiti garantiti da Bruxelles da 150 miliardi di euro per appalti militari congiunti. Quei fondi potranno servire anche a sostenere l’industria bellica ucraina. Non si tratta di un progetto isolato: il SAFE rientra nella cornice più ampia della Readiness 2030, l’ex “ReArm Europe”, che punta a mobilitare fino a 800 miliardi entro fine decennio per rafforzare la capacità produttiva europea in settori chiave – difesa aerea e missilistica, artiglieria, droni, cyber-sicurezza. Una cifra enorme, spiegano gli analisti, che non corrisponde a un budget UE diretto, ma a una mobilitazione combinata di fondi pubblici e privati.

Per la Polonia la visita è stata anche l’occasione di mostrare lo “Scudo orientale”, il sistema di barriere fisiche ed elettroniche che si estende oltre i 200 chilometri, con telecamere e sensori lungo il fiume Bug. Varsavia lo presenta come parte integrante della deterrenza europea. Von der Leyen ha sottolineato che la protezione delle frontiere esterne è “una responsabilità condivisa”, ribadendo che la Polonia, come i Paesi baltici, è esposta da anni a pressioni ibride da Minsk e da Mosca. “Putin può essere contenuto solo con una capacità militare credibile”, ha insistito.

La giornata si è chiusa con un briefing con guardie di frontiera e militari nella provincia di Podlaskie, zona resa ancora più sensibile dopo il 2021, quando Varsavia ha rafforzato controlli e pattuglie e limitato gli accessi civili.

Intanto, proprio in questi giorni, cinque Paesi – Polonia, Finlandia, Lettonia, Lituania ed Estonia – hanno scritto alla Commissione europea per chiedere nuovi fondi. In una lettera al vicepresidente Henna Virkkunen e al commissario agli Affari interni e alla Migrazione Magnus Brunner, i ministri dell’Interno dei cinque Stati hanno spiegato che servono risorse fresche per sistemi di sorveglianza aerea, droni e difesa anti-drone. Le pressioni ibride, dicono, non si limitano più alla migrazione strumentalizzata da Minsk: negli ultimi mesi diversi droni, anche armati, hanno attraversato i confini, in alcuni casi sorvolando zone abitate.

Un episodio recente ha fatto da campanello d’allarme: la scorsa settimana a Osiny, nell’est della Polonia, un drone russo si è schiantato in un campo di grano ed è esploso, frantumando i vetri delle case vicine. Il ministro della Difesa Władysław Kosiniak-Kamysz ha confermato che si trattava di un velivolo di Mosca.

Per Varsavia, la presenza di von der Leyen al confine serve anche a rafforzare la richiesta di maggiore cofinanziamento europeo per i lavori di fortificazione. Per Bruxelles, è stata la vetrina perfetta per rilanciare l’agenda difesa e mettere pressione all’industria, chiamata ad aumentare la produzione e accorciare i tempi di consegna. Due prospettive diverse, ma lo stesso obiettivo: dimostrare che l’Europa vuole essere pronta, sostenere l’Ucraina e costruire una deterrenza credibile davanti alla Russia.

 

di Sandro Doria

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