Guerra di nervi tra Mosca e Washington, mediazione Cina?

Guerra di nervi tra Mosca e Washington, mediazione Cina?

K metro 0 – Mosca – “La Russia non è Israele e nemmeno l’Iran”, ha scritto sulla piattaforma social X l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza del Paese, in prima replica all’Ultimatum lanciato del Presidente Usa Donald Trump. “Ogni nuovo ultimatum è una minaccia e un passo verso la guerra”, ha

K metro 0 – Mosca – “La Russia non è Israele e nemmeno l’Iran”, ha scritto sulla piattaforma social X l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza del Paese, in prima replica all’Ultimatum lanciato del Presidente Usa Donald Trump.

“Ogni nuovo ultimatum è una minaccia e un passo verso la guerra”, ha detto Medvedev. Il Cremlino ha avvertito più volte i sostenitori occidentali di Kiev che il loro coinvolgimento potrebbe finire per estendere la guerra ai paesi della NATO. Ricordiamo che non è la prima volta che Medvedev, lancio messaggi carichi di tensione.

“I funzionari del Cremlino continuano a dipingere la Russia come in diretto scontro geopolitico con l’Occidente, per generare sostegno interno alla guerra in Ucraina e alla futura aggressione russa contro la NATO”, ha affermato lunedì sera l’Institute for the Study of War, un think tank di Washington.

Insomma, c’è una guerra di nervi tra Mosca e Washington. Se il presidente Usa Donald Trump inizia a perdere la pazienza con l’amico Vladimir Putin, che lo ha “deluso” a tal punto da portare il tycoon a lanciare un nuovo ultimatum ravvicinato per la fine della guerra con Kiev, anche il Cremlino dal canto suo inizia a dare segnali di insofferenza rispetto alle esternazioni sempre più perentorie del leader americano.

“Non sono più così interessato a parlare”, ha poi detto Trump riferendosi all’ipotesi di colloqui diretti con il leader del Cremlino. Si va verso le sanzioni? “Non voglio farlo alla Russia, amo il popolo russo, è un grande popolo”. Tuttavia, “troppe persone stanno morendo”, ha aggiunto.

Intanto, il Cremlino continua a non escludere la possibilità di un incontro in Cina tra Putin, atteso in visita nel gigante asiatico all’inizio di settembre, e Trump, qualora entrambi dovessero trovarsi contemporaneamente nella Repubblica Popolare. “Se il presidente americano decidesse di visitare la Cina in quei giorni, allora, teoricamente, un incontro del genere non può essere escluso”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Il Cremlino ha però smentito la presenza di accordi preliminari per un incontro tra Putin e Trump in Turchia. Secondo Peskov, “finora, c’è solo la volontà politica espressa dal Presidente della Turchia, ma non sono stati fatti preparativi specifici”. Peskov ha quindi precisato che, al momento, non esistono piani concreti per tale incontro.

Come prevedibile, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha intanto elogiato la “posizione chiara” e la “determinazione espressa” dal presidente Usa dopo l’annuncio sulla diminuzione dei tempi di scadenza dell’ultimatum. “Proprio al momento giusto, quando molto può cambiare attraverso la forza per una pace reale. Ringrazio il presidente Trump per la sua attenzione nel salvare vite e fermare questa guerra orribile”, ha scritto Zelensky in un post sui social.

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Nizar Ramadan
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