L’età ” europea” per i social media, proposta da tre Stati

L’età ” europea” per i social media, proposta da tre Stati

K metro 0 – Bruxelles – Negli ultimi mesi la pressione era diventata costante e senza tregua. Capofila, Grecia, Francia e Spagna, paladine di misure molto restrittive per l’accesso ai social dei minori. I tre paesi mediterranei chiedevano l’adozione di drastici  criteri per concedere a bambine e bambini la possibilità di collegarsi in rete. Le cronache

K metro 0 – Bruxelles – Negli ultimi mesi la pressione era diventata costante e senza tregua. Capofila, Grecia, Francia e Spagna, paladine di misure molto restrittive per l’accesso ai social dei minori. I tre paesi mediterranei chiedevano l’adozione di drastici  criteri per concedere a bambine e bambini la possibilità di collegarsi in rete.

Le cronache raccontano storie raccapriccianti: adolescenti mobbizzati, isolati, stalkerizzati, indotti al suicidio, “costretti” ad impegnarsi in prove folli di coraggio, autentiche sfide omicide. I tre Paesi, in accordo, prima del vertice dei 27 nel consiglio UE per le telecomunicazioni, hanno presentato un ” non-paper”, ossia un documento informale di forte denuncia dei malanni indotti su bambini e adolescenti dalla frequenza non stop di social e similari. Il verdetto era senza appello: “un tempo eccessivo passato davanti allo schermo può limitare lo sviluppo di capacità critiche, alterare le capacità cognitive, indebolire le relazioni umane e depotenziare la capacità di collaborare in modo efficace”.

I tre Paesi stanno applicando a livello domestico delle misure molto restrittive. Numerose famiglie di adolescenti francesi hanno presentato una causa collettiva contro Tik Tok, accusata di istigazione al suicidio. Il documento è stato presentato non appena è entrato in vigore il Regolamento quadro sull’identità digitale UE che prevede l’adozione dell’EU Digital Wallet- un’applicazione per l’identificazione elettronica simile allo SPID italiano-che dovrebbe essere adottato nel 2026. Il nostro ministro all’Istruzione, Valditara, ha avanzato la proposta di una raccomandazione europea per scoraggiare l’uso di cellulari a scuola.

Il documento di Grecia, Spagna e Francia suggeriva tre sfide a livello europeo: il principio di una maggiore età digitale in tutto il continente; adottare meccanismi certi per la verifica dell’età; un quadro regolatorio con l’indicazione degli standard tecnici obbligatori per evitare dipendenze e l’uso irresponsabile dei social media. La lobby dei colossi del web ha cercato di contrastare con ogni mezzo l’adozione di misure regolatorie, facendo perno anche sulle tensioni commerciali con gli USA di Trump. Il più duro, il presidente francese Emmanuel Macron che chiedeva di fissare la maggiore età digitale a 15 anni. Senza possibilità di aggirare la data di nascita reale, come è accaduto per anni, perché in realtà un’età minima per l’accesso alle piattaforme è già presente, fissata a 13 anni.

Un braccio di ferro durato mesi, mentre in parallelo si sviluppava il tema dei bambini spesso protagonisti sulle piattaforme social in qualità di influencers e nel contempo esposti a diversi rischi, dal cyber-bullismo all’adescamento sessuale. I lunghi ed estenuanti lavori preparatori sono serviti per l’adozione di linee guida che dovrebbero proteggere i bambini europei dalle trappole digitali. Le linee guida lanciate dai 27 sono accompagnate da un prototipo di app per la verifica  dell’età, sviluppato nell’ambito del Digital Services Act ( DSA). L’obiettivo dichiarato è quello di garantire a bambini e adolescenti le possibilità offerte dal digitale- apprendimento, creatività e comunicazione- riducendo al minimo i rischi legati all’esposizione a contenuti e comportamenti pericolosi.

Si tratta di raccomandazioni che devono ” essere messe a terra”, ossia diventare provvedimenti legislativi e/o amministrativi, e che si propongono di innalzare i livelli di privacy, sicurezza e tutela sulle piattaforme, limitando fortemente le pratiche che favoriscono la dipendenza digitale. Osservata speciale è la diffusione di contenuti intimi o sessualizzati, poiché si vieta il download e lo screen-hot dei contenuti pubblicati dai minori. Le piattaforme vengono invitate a privilegiare il feedback esplicito per i giovani, eliminando il monitoraggio passivo nelle abitudini di navigazione.

Tra le raccomandazioni anche l’impostazione predefinita degli account su ” privato”, per evitare che i profili dei minori siano contattati da estranei. E ci sono anche suggerimenti sul design che deve essere a misura di bambino e non indurlo alla dipendenza. Esclusa la pubblicità dannosa, con profilazione dei minori. Le piattaforme sono state invitate a migliorare gli strumenti di moderazione e comunicazione, nonché a garantire ai giovani utenti la possibilità di controllare e scartare ciò che vedono, impedendo l’aggiunta a gruppi, senza il loro esplicito consenso.  L’applicazione europea che entrerà in funzione nel 2026 sarà testata in alcuni paesi pilota: Danimarca, Grecia, Spagna, Francia ed Italia.  A seguire il DSA sarà completato, con la introduzione dell’età digitale per i minori d’Europa. 

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Rossana Livolsi
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