Chi sono e quanti sono i lobbysti in Germania

Chi sono e quanti sono i lobbysti in Germania

K metro 0 – Berlino – Da rappresentanti del popolo a rappresentanti degli interessi costituiti, che si servono di loro per ottenere decisioni politiche a proprio favore.  Sono almeno 73 gli ex deputati del Bundestag (il parlamento federale tedesco) che svolgono attualmente attività di lobbying. La maggior parte appartenenti ai principali  partiti politici tedeschi, SPD

K metro 0 – Berlino – Da rappresentanti del popolo a rappresentanti degli interessi costituiti, che si servono di loro per ottenere decisioni politiche a proprio favore.  Sono almeno 73 gli ex deputati del Bundestag (il parlamento federale tedesco) che svolgono attualmente attività di lobbying. La maggior parte appartenenti ai principali  partiti politici tedeschi, SPD (socialdemocratici) e CDU/CSU (cristiano-sociali).  

Un numero equivalente al 12% circa del totale (630) dei membri della camera bassa. Lo rivela un’indagine della ZDF (Zweites Deutsches Fernsehen) la seconda rete televisiva pubblica tedesca, che ha analizzato i dati del registro delle lobby del Bundestag. Calcolando, per la prima volta, quanti ex deputati sono passati dall’attività politica a quella di lobbying, insieme a   dipendenti di gruppi parlamentari e ministeri, nonché a dipendenti dell’amministrazione federale (come ambasciatori o capi dipartimento dei ministeri), negli ultimi cinque anni si arriva a un totale di 565 persone.

Tra queste, ci sono l’ex ministro degli Esteri Heiko Maas (SPD), ora registrato come lobbista per l’industria siderurgica del Saarland. L’ex ministra della Difesa e leader della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, che ora fa lobbying per le società di gioco d’azzardo gestito dallo Stato.

La ministra dell’Economia Katherina Reiche (CDU) era iscritta nel registro delle lobby fino al giorno prima del suo insediamento, per una filiale della compagnia energetica E.ON. Il ministro per la Digitalizzazione, Karsten Wildberger, invece, è  ancora oggi registrato per il gruppo di pressione affiliato al suo partito: il Consiglio Economico della CDU.

Circa un ex parlamentare su sette di SPD e CDU/CSU è attualmente registrato come lobbista. L’FDP (il partito liberale) segue e a ruota: un parlamentare su otto che ha lasciato il partito da luglio 2020 ora è attivo come   lobbista, insieme a 5 parlamentari dei Verdi e 1 della Linke (la sinistra).

A questa attività in Germania si applicano rigidi requisiti di trasparenza, che la precedente “coalizione semaforo” (Verdi, SPD, liberali) aveva ulteriormente inasprito, anche per quanto riguarda il cosiddetto effetto “porte girevoli”. Le violazioni possono comportare multe fino a 50.000 euro.

La lobby finanziaria spende quasi 40 milioni di euro per influenzare la politica, sostiene Frank Bethmann.

“Vorremmo che ogni lobbista dichiarasse quando ha avuto contatti con membri del parlamento o del governo e che questo fosse molto chiaro e trasparente, per rafforzare così la fiducia nella politica a lungo termine”, afferma la politologa Sarah Schönewolf.

I maggiori gruppi di pressione investono milioni di euro in attività di lobbying. La Società Tedesca delle Assicurazioni (GDV), ad esempio, ha speso 15,3 milioni di euro per influenzare il Bundestag a proprio vantaggio nell’ultimo anno fiscale, posizionandosi di gran lunga al primo posto. Un terzo delle organizzazioni, al contrario, spende meno di 10.000 euro. In media, le organizzazioni hanno speso circa 180.000 euro in attività di lobbying.

Anche molti lobbisti ricevono parecchi soldi: se si includono quelli che non rientrano nella categoria “porte girevoli” Bitkom (la principale associazione per l’industria della informazione e delle comunicazioni tecnologiche in Germania) ne ha il maggior numero: 210 persone. Nel caso della associazione passeggeri Pro Bahn, ad esempio, sono cinque persone.

I lobbysti che rientrano nella categoria “porte girevoli” rappresentano solo la proverbiale punta dell’iceberg.

Secondo un’indagine della ZDF, nel registro delle lobby in Germania figurano in complesso  quasi 25.000 nomi diversi di persone che rappresentano oggi gli interessi delle dei gruppi di pressione nel Bundestag.

Ma cos’è esattamente il lobbying e quando diventa un problema? I lobbisti lavorano all’ombra del potere. Cosa succede realmente a porte chiuse quando un’azienda cerca di far valere i propri interessi al parlamento di Berlino?

L’inchiesta della ZDF in collaborazione con Parliament Watch Germania, ha mostrato quanto rapidamente un’azienda può costruire una rete di lobbysti per trarne vantaggio.

Ma il lobbying è di per sé dannoso? Quando diventa un problema? E in che modo questo influisce sulla democrazia? Molte persone pensano che consista in dubbi accordi segreti tra potenti capi d’impresa e politici probabilmente corrotti.

Ma di per sé non è una cosa negativa. Significa rappresentanza di interessi: cosa di fondamentale importanza in una democrazia.

“Un mondo senza lobbying è un mondo senza partecipazione ai processi politici”, afferma Wiebke Marie Junk, politologa dell’Università di Copenaghen. Ad esempio, se un’organizzazione ambientalista si batte per il divieto dei motori a combustione interna, anche questa sarebbe un’attività di lobbying. Una casa automobilistica avrebbe meno interesse alla loro eliminazione graduale.   Oppure tenderebbe a rinviarla.

Wiebke Marie Junk sostiene che il lobbying sia sempre una questione di denaro, che permette a un’organizzazione di assumere molte persone che esercitino influenza. Diversamente, avrebbe meno tempo per negoziare con i parlamentari e meno denaro da offrire.

Oltre alla diseguale influenza, c’è un altro problema: la mancanza di trasparenza. Quando la politica e la rappresentanza degli interessi sono una scatola nera le cui informazioni non diventano facilmente di pubblico dominio, si crea un terreno fertile per interazioni poco chiare  con le lobby.

Per molto tempo non si è saputo nulla dei numerosi lobbisti che lavoravano per i politici a Berlino. Per questo, nel 2021, è stato introdotto il Registro delle Lobby. Chiunque voglia fare lobbying deve registrarsi qui e dichiarare  per chi lavora o quanto denaro viene investito in quest’attività.

Alcuni critici, tuttavia, ritengono che non sia sufficiente: vogliono che i singoli incontri siano resi pubblici. Se un’organizzazione ambientalista  e una casa automobilistica si registrassero, nessuno saprebbe però quanti parlamentari si sono incontrati con entrambe le parti e di cosa hanno discusso.

Solo uno dei sei parlamentari seguiti da ZDF ha pubblicato l’incontro con i presunti lobbisti sul suo sito web. Non è obbligatorio; lo ha fatto volontariamente. Gli altri cinque non hanno menzionato l’incontro in alcun punto. Se non si fosse trattato di un esperimento giornalistico il pubblico non sarebbe mai venuto a conoscenza degli incontri.

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