Blackout in Spagna, un mese dopo: più paura che cambiamento

Blackout in Spagna, un mese dopo: più paura che cambiamento

K metro 0 – Madrid – È passato un mese dal più grande blackout della storia recente della penisola iberica. Il 28 aprile 2025, milioni di cittadini si sono trovati improvvisamente senza elettricità. Un evento dirompente, capace di scuotere le fondamenta della vita quotidiana. Ma ha davvero lasciato un segno profondo nella popolazione? Secondo un’indagine

K metro 0 – Madrid – È passato un mese dal più grande blackout della storia recente della penisola iberica. Il 28 aprile 2025, milioni di cittadini si sono trovati improvvisamente senza elettricità. Un evento dirompente, capace di scuotere le fondamenta della vita quotidiana. Ma ha davvero lasciato un segno profondo nella popolazione? Secondo un’indagine condotta da DatosRTVE, le risposte sono più complesse del previsto.

La ricerca, aperta online tra il 16 e il 23 maggio, ha raccolto oltre 1.400 risposte da persone di tutta la Spagna. E sebbene non sia un sondaggio scientifico e rappresentativo, offre un’interessante fotografia delle percezioni e delle reazioni immediate e successive al blackout.

Un cittadino su tre ha avuto paura

Il blackout ha generato emozioni forti. Uno su tre ha dichiarato di aver provato paura, una cifra che – pur non essendo maggioritaria – rappresenta un campanello d’allarme. In particolare, la sensazione di vulnerabilità ha colpito soprattutto chi si trovava in casa (41,3%) o al lavoro (32,3%) al momento dell’interruzione.

Molti hanno lamentato l’impossibilità di svolgere attività quotidiane fondamentali: cucinare, refrigerare alimenti o conservare farmaci. Il telefono (55,5%) e Internet (26,3%) sono stati i due elementi di cui si è sentita maggiormente la mancanza, seguiti da servizi come il pagamento elettronico (9,8%) e il rifornimento di carburante (7,4%).

Radio e batterie: il kit della sopravvivenza

A fronte della crisi, i cittadini hanno reagito cercando di prepararsi. Il 22,6% ha acquistato una radio non elettrica per informarsi, il 18,7% ha comprato batterie e il 15,9% ha cercato torce. Tuttavia, quasi il 40% non ha acquistato nulla di specifico, e un ulteriore 20% ha dichiarato di avere già tutto il necessario.

La radio si è dimostrata il mezzo più affidabile: il 62% l’ha accesa almeno una volta durante il blackout, e uno su tre l’ha ascoltata fino al ripristino dell’energia. Radio Nacional è risultata la più seguita.

Gli acquisti, in ogni caso, si sono concentrati su un blackout di breve durata. Solo una minoranza ha pensato a una preparazione più a lungo termine: acqua (12,9%), cibo non deperibile (12,8%), batterie portatili (12%) o gas da campeggio (11,6%).

Generazione “just in case”

Le differenze generazionali e di genere emergono chiaramente. Le donne si sono preoccupate di più per scorte essenziali, mentre gli uomini tendono a ritenere di avere già tutto il necessario. I giovani sotto i 45 anni sono stati i più attivi negli acquisti precauzionali, mentre gli over 60 si sono mostrati più rilassati (o disinteressati).

Inoltre, chi ha provato paura durante il blackout ha mostrato comportamenti più reattivi, acquistando persino medicinali e cibo a lunga conservazione, mentre anche chi si dichiarava “tranquillo” ha adottato un approccio prudente “just in case”.

La vita quotidiana è cambiata? Poco

Il blackout ha avuto un impatto emotivo, ma non ha trasformato la vita quotidiana. Il 71,5% degli intervistati afferma di non aver cambiato nessuna abitudine. Tra coloro che hanno modificato qualcosa, le azioni più comuni sono state portare più contanti (18,7%), caricare al massimo il cellulare (16,5%) e fare il pieno di carburante (7,9%).

La paura non sempre si traduce in cambiamento: oltre la metà di chi si era spaventato ha continuato a vivere come prima, mentre solo una minoranza ha introdotto abitudini nuove.

Chi teme un nuovo blackout è però più propenso a modificare i propri comportamenti: portare con sé contanti, avere il cellulare carico, acquistare scorte. Donne e abitanti delle grandi città sono generalmente più reattivi rispetto agli uomini e a chi vive nei piccoli comuni. Gli anziani, al contrario, sono i meno inclini a cambiare: raramente si preoccupano della batteria del telefono o di avere denaro liquido a portata di mano.

Un evento straordinario che non ha scosso il Paese

Sebbene l’evento sia stato senza precedenti per dimensioni e impatto, la sua memoria sembra affievolirsi rapidamente. Sei persone su dieci ritengono che li abbia colpiti “poco o per nulla”. Solo il 38,7% afferma di averne risentito “molto o abbastanza”.

Nonostante l’attenzione mediatica iniziale e le indagini tuttora in corso da parte del Governo e di Red Eléctrica, il dibattito pubblico si è in gran parte spento. Eppure, il blackout del 28 aprile ha sollevato domande cruciali sulla resilienza del sistema elettrico, sull’integrazione delle rinnovabili, sulla sicurezza e sull’autosufficienza dei cittadini.

Il sondaggio, pur con i suoi limiti metodologici (campione non scientifico, partecipazione volontaria via web), rappresenta una finestra utile per comprendere paure, riflessi e percezioni della popolazione.

In definitiva, a un mese dal blackout, la Spagna sembra aver voltato pagina senza traumi duraturi. Ma sotto la superficie resta un senso latente di vulnerabilità e una domanda inevasa: il Paese è davvero pronto per affrontare il prossimo?

 

di Sandro Doria

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