K metro 0 – Sarajevo – I deputati dell’Assemblea della Repubblica Srpska, l’entità serba della Bosnia Erzegovina, hanno approvato con 50 voti favorevoli, sette contrari e due astensioni una proposta di decisione che avvia il processo di adozione di una nuova Costituzione per l’entità. Secondo la stampa di Banja Luka, la bozza della nuova Costituzione,
K metro 0 – Sarajevo – I deputati dell’Assemblea della Repubblica Srpska, l’entità serba della Bosnia Erzegovina, hanno approvato con 50 voti favorevoli, sette contrari e due astensioni una proposta di decisione che avvia il processo di adozione di una nuova Costituzione per l’entità.
Secondo la stampa di Banja Luka, la bozza della nuova Costituzione, nella sua versione provvisoria, definisce la Repubblica Srpska come uno “Stato” con diritto all’autodeterminazione e la possibilità di avere un esercito regolare. Inoltre, viene abolita la cittadinanza della Bosnia Erzegovina, mantenendo solo quella della Repubblica Srpska.
Nel contesto di queste modifiche, il presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, ha annunciato che sarà creato un Tribunale e una Procura all’interno dell’entità, con il primo imputato identificato nell’Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina, Christian Schmidt. Durante il suo discorso all’Assemblea, Dodik ha dichiarato: “Gli daremo la caccia”. La situazione politica nella regione si fa sempre più tesa, con Dodik che ribadisce la sua visione di una Bosnia come “un’unione statale concordata” e non come uno Stato con sovranità interna, dividendo la sovranità territoriale in tre entità.
La comunità internazionale ha reagito con fermezza a queste mosse, ribadendo l’impegno per la stabilità della Bosnia Erzegovina. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la Nato hanno espresso preoccupazione per le azioni di Dodik, che ha recentemente vietato sul territorio della Repubblica Srpska le attività di diverse istituzioni statali centrali, come la Procura della Bosnia e l’Agenzia per le indagini e la protezione della polizia di Stato (Sipa). Questo meccanismo ha sollevato timori per la stabilità del Paese, già fragilizzato dagli Accordi di Dayton del 1995 che hanno diviso la Bosnia in due: la Repubblica Srpska e la Federazione croato musulmana.
L’Unione Europea ha chiesto a tutti gli attori politici di evitare azioni provocatorie che minino la sovranità e l’integrità territoriale della Bosnia, mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha visitato Sarajevo per ribadire l’impegno dell’Alleanza per la pace e la sicurezza nella regione. L’UE ha anche annunciato l’invio di 400 soldati aggiuntivi nell’ambito della missione Eufor Althea, portando il totale delle forze internazionali a 1.100.
La Serbia si è schierata apertamente al fianco della Repubblica Srpska. Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, ha criticato i mandati di arresto contro i leader dell’entità, definendoli un atto di destabilizzazione e ha dichiarato che la Serbia combatterà per la pace nella regione, pur mantenendo il suo sostegno alla Repubblica Srpska.
Nel frattempo, Dodik ha annunciato incontri con rappresentanti russi per cercare il supporto di Mosca per chiedere a Mosca di porre il veto in Consiglio di sicurezza Onu al rinnovo del mandato Eufor, in scadenza a novembre.
Nonostante non ci siano minacce dirette di conflitto, la preoccupazione crescente è per uno scontro tra le forze di polizia della Sipa e quelle della Repubblica Srpska. In questo contesto di crescente tensione, il futuro politico e istituzionale della Bosnia Erzegovina appare sempre più incerto, con il rischio di ulteriori conflitti tra le entità.