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CPI, mandati di arresto test importante per la giustizia internazionale

CPI, mandati di arresto test importante per la giustizia internazionale

K metro 0 – L’Aia – Karim Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale, ha chiesto ai giudici di emettere mandati di arresto con l’accusa di crimini contro l’umanità e di guerra nei confronti di Yahya Sinwar (capo di Hamas a Gaza), Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (noto anche come Mohammed Deif, comandante dell’ala militare di

K metro 0 – L’Aia – Karim Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale, ha chiesto ai giudici di emettere mandati di arresto con l’accusa di crimini contro l’umanità e di guerra nei confronti di Yahya Sinwar (capo di Hamas a Gaza), Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (noto anche come Mohammed Deif, comandante dell’ala militare di Hamas) e Ismail Haniyeh (capo dell’ufficio politico di Hamas, con sede in Qatar). Sarebbero responsabili di crimini internazionali in territorio israeliano e palestinese almeno dal 7 ottobre 2023. Khan ha anche richiesto mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, sempre per crimini di guerra e contro l’umanità. Ne riferisce Theconversation.com.

Sinwar, Al-Masri e Haniyeh sono incriminati in relazione agli attacchi del 7 ottobre contro i civili israeliani, in cui si stima che circa 1.200 civili israeliani siano stati uccisi e almeno 245 presi in ostaggio. Inoltre, i leader di Hamas sono accusati di altri crimini nel contesto del conflitto in corso a Gaza. Questi includono sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e altri atti di violenza sessuale, tortura, trattamento crudele.

Khan ha evidenziato che il suo ufficio ha condotto indagini approfondite, tra cui visite in loco e interviste con i sopravvissuti alle vittime, e si è basato su prove relative alle condizioni in cui gli ostaggi israeliani sono stati tenuti a Gaza. Il procuratore ha dichiarato in sostanza che i presunti crimini “sono stati commessi come parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in conformità con la politica dello Stato. Questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi”.

Quali risvolti pratici avrà ora la richiesta del procuratore capo? Innanzi tutto tre giudici della Camera preliminare della CPI dovranno decidere se ci sono fondati motivi per ritenere che siano stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. In caso affermativo, emetteranno i mandati di arresto. Ma potrebbero passare mesi per questa valutazione. Una volta emessi i mandati di arresto, tuttavia, è molto improbabile che siano eseguiti. E se nessuno degli accusati può essere arrestato, non ci sarà alcun processo, perché la Corte penale internazionale non processa in contumacia. Soprattutto, nessuno degli accusati si consegnerà per salire sui banchi di un tribunale.

Netanyahu si è detto indignato per la decisione di Khan, definendola “un oltraggio morale di proporzioni storiche” e accusandolo di antisemitismo. Hamas ha denunciato con forza l’emissione di mandati di arresto contro i suoi leader, sostenendo che ciò equipara “la vittima al carnefice”.

Davvero poco probabile che gli accusati si facciano arrestare e consegnare alla Corte penale internazionale. Israele non ha difatti firmato lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte penale internazionale. Anche il suo principale alleato, gli Stati Uniti, non ne fa parte. Ciò garantirebbe a Netanyahu e Gallant di potersi recare negli Stati Uniti senza temere l’arresto.

Nel frattempo, Haniyeh risiede in Qatar, e non è membro della CPI. Potrebbe dover limitare i viaggi in altri Stati per evitare il rischio di arresto. Invece gli altri due leader di Hamas accusati sembra siano nascosti a Gaza e sono dunque più a rischio di essere uccisi dalle forze israeliane che di essere arrestati.

Tuttavia, la Palestina è uno Stato membro della Corte penale internazionale, quindi tecnicamente è obbligata a collaborare con la Corte. In pratica, però, è difficile capire come ciò avverrà. In terzo luogo, la CPI si affida agli Stati membri per far rispettare le sue azioni. Non ha una forza di polizia indipendente né la capacità di eseguire i mandati di arresto.

La CPI ha 124 Stati parte, mentre le Nazioni Unite hanno 193 Stati membri. Questa disparità rende evidente il divario tra ciò che la CPI cerca di ottenere – ossia la responsabilità universale per i crimini internazionali – e ciò che può concretamente realizzare quando non ha il sostegno dei Paesi implicati o non allineati.

 

di Sandro Doria

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