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Agenda europea aperta a causa della spaccatura dell’estrema destra

Agenda europea aperta a causa della spaccatura dell’estrema destra

K metro 0 – Bruxelles – A meno di tre mesi dalle elezioni del Parlamento europeo, in programma dal 6 al 9 giugno, e nonostante le previsioni elettorali pubblicate a gennaio dall’Ecfr (European council on foreign relations) indicassero un “massiccio aumento del sostegno all’estrema destra”, il nuovo studio, pubblicato oggi, rivela che i partiti nazionalisti

K metro 0 – Bruxelles – A meno di tre mesi dalle elezioni del Parlamento europeo, in programma dal 6 al 9 giugno, e nonostante le previsioni elettorali pubblicate a gennaio dall’Ecfr (European council on foreign relations) indicassero un “massiccio aumento del sostegno all’estrema destra”, il nuovo studio, pubblicato oggi, rivela che i partiti nazionalisti sono profondamente divisi su questioni chiave come l’adesione all’Ue, la migrazione e il sostegno all’Ucraina. “L’estrema destra ha finora mostrato livelli molto bassi di coesione e una limitata capacità di cooperazione”, si legge. E ne riferisce Rtp noticias.

Populisti e nazionalisti sono pertanto molto divisi su quasi tutte le questioni chiave, il che renderà difficile definire l’agenda europea dopo le elezioni di giugno, anche nel caso di una “brusca svolta a destra”. Il rapporto presentato dal think tank Ecfr, in collaborazione con la Fondazione Calouste Gulbenkian, si basa sui dati raccolti a gennaio dall’opinione pubblica di 12 Paesi dell’Unione Europea (Ue), tra cui il Portogallo; vi hanno partecipato circa 17.000 persone.

In Italia, il partito Fratelli d’Italia (FdI) della presidente Giorgia Meloni, un tempo visto come un movimento radicale e post-fascista, è ora “considerato abbastanza convenzionale da molti in Europa, compresa la maggioranza degli elettori italiani”, secondo gli autori del rapporto. Invece il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) si è trasformato da partito conservatore ed euroscettico in una forza decisamente antieuropea.

I sondaggi dell’Ecfr indicano che i partiti populisti, nazionalisti e di estrema destra hanno pertanto la probabilità di ottenere il maggior numero di voti in nove Paesi dell’Ue – Austria, Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – e che probabilmente saranno la seconda o la terza forza politica in altri nove: Portogallo, Spagna, Germania, Svezia, Finlandia, Bulgaria, Romania, Lettonia ed Estonia.

Ma solo in quattro Stati membri gli elettori ritengono che il leader del principale partito di estrema destra voglia che il loro Paese lasci il blocco europeo: Austria (58%), Germania (55%), Paesi Bassi (63%) e Svezia (59%). A differenza di Portogallo, Spagna e Italia, dove la maggioranza degli elettori non crede che l’uscita dall’Unione europea sia un obiettivo dell’estrema destra.

Elettori europei di estrema destra divisi anche sul sostegno di Bruxelles all’Ucraina. Da un lato, i sostenitori del partito polacco Diritto e Giustizia (PiS), con il 58%, e dei Democratici di Svezia, con il 52%, erano favorevoli; mentre gli elettori portoghesi di Chega, con il 42%, e quelli spagnoli di Vox, con il 35%, lo erano meno.

Gli elettori del partito ungherese Fidesz, con l’88%, del partito austriaco Libertà d’Austria (FPÖ), con il 70%, e del partito tedesco Alternativa per la Germania (AfD), con il 69%, sono invece contrari al sostegno all’Ucraina e sostengono che l’Unione europea dovrebbe fare pressione su Kiev affinché accetti un accordo con la Russia.

Sull’immigrazione la preoccupazione domina invece tra gli elettori di estrema destra nei Paesi più ricchi e negli Stati membri più vecchi dell’Ue, come i Paesi Bassi (81%), l’Austria (72%), la Svezia (60%), la Germania (59%) o la Francia (59%); mentre in sei Paesi, tra cui il Portogallo (56%), l’Italia (54%) e la Spagna (53%), la maggioranza è parimenti preoccupata per l’emigrazione o per entrambi.

Eppure gli autori dello studio, Mark Leonard e Ivan Krastev, sono possibilisti; sostengono che “nonostante l’impennata di consensi per i partiti di estrema destra e antieuropei, il mainstream politico pro-europeo potrebbe trovarsi in una posizione molto migliore di quanto molti si aspettino alle elezioni del Parlamento europeo di quest’anno – anche con una valida maggioranza”.

“Ma perché questo accada, i partiti tradizionali dovranno abbandonare la duplice strategia che sembrano adottare, puntando su politiche di destra sull’immigrazione e lodando i successi dell’Ue, perché rischia di ritorcersi contro”, secondo l’analisi dell’opinione pubblica europea.

Secondo Leonard e Krastev, infine, se l’Ue non esistesse, bisognerebbe inventarla. I partiti pro-Ue devono pertanto puntare su un’agenda alternativa e persuasiva, per difendere un’Europa più forte e orientata alla difesa, in grado di resistere all’aggressione russa e alla minaccia del ritorno al potere di Donald Trump negli Stati Uniti.

Alle prossime elezioni europee, i partiti tradizionali dovrebbero sfruttare l’avversità e utilizzare un nuovo argomento geopolitico per l’Europa, che “non cerchi di mobilitare le persone per solidarietà con l’Ucraina”, ma “per una preoccupazione per la sovranità e la sicurezza europea”, concludono.

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